Rhove dimostra una volta di più che non tutti i rapper possono (ancora) fare i dischi

"Popolari" è il primo disco di Rhove, rapper che fa numeri straordinari da ben prima di "Shakerando". Ha dei bei colpi, sia nei pezzi introspettivi (dove spicca Emis Killa), che sulla cassa dritta o con il "french style". Ma un album è un'altra cosa: 16 tracce così, perché ascoltarle?

Rhove, foto di Federico Earth
Rhove, foto di Federico Earth

Chiunque abbia avuto un senso dell’udito funzionante negli ultimi due anni sa chi è Rhove, il rapper di Rho classe 2001 si è fatto riconoscere negli ultimi anni per il suo sound cassa-dritta figlio del rap Francese e dell’Afrotrap, che lo ha portato al top nell’estate 2022, con Shakerando, seguita poi dal suo primo progetto: l’EP: PROVINCIALE, un progetto sufficiente, ma dove il rapper si arenava troppo nel suo sound distintivo.

All’inizio del mese Rhove annuncia l’uscita del suo primo disco: Popolari. L'annuncio è seguito dall’uscita della title-track e del singolo Zig-Zag, il primo faceva presagire un disco più introspettivo, Rhove ci parla del suo passato e della sua infanzia/adolescenza in provincia, mentre nel secondo singolo mostrava l’altra anima del disco, quella del Rhove più stereotipato se vogliamo, ossia quello della cassa dritta e della rappata aggressiva con alcuni passaggi quasi urlati.

Il disco esce e rispetta queste premesse, Rhove riesce ad alternare tra questi due mood, in alcuni momenti brillantemente in altri un pò meno, il disco nel complesso è quello che ci aspetterebbe da un disco di Rhove, nel bene e nel male. Partendo da ciò per cui si preme play su un disco di Rhove: la maggior parte delle trappate da club funzionano, le produzioni di Madfingerz regalano tanti bei momenti e si percepisce la forza del sodalizio creativo che è nato tra i due negli anni, Rhove sta molto bene su queste strumentali, confezionando una serie di banger semplici e efficaci, tra cui il singolo uscito l’anno scorso Pelè, la già citata Zig-Zag e il terzo capitolo della saga di freestyle di Rhove LA PROVINCE 3, pezzi che confermano che questa è la roba che l’artista sa fare meglio.

Rhove - foto di Bogdan Chilldays Plakov
Rhove - foto di Bogdan Chilldays Plakov

I passaggi più introspettivi invece sono più carenti, spess risultano spiccioli, come se volessero restare nel mezzo tra l’introspezione e la hit, cercando di ottenere un pezzo sia intimo che da radio ma che alla fine non riesce ad essere nessuna delle due cose, anche se comunque ci sono delle eccezioni: una su tutte è Imputati in collaborazione con Emis Killa, in cui Rhove riesce a mettersi a nudo senza cercare di essere qualcun altro, usa le parole del suo dizionario e non quello delle classifiche e sui suoi suoni, il tutto impreziosito da una grandissima strofa di Emis come non lo sentivamo da un pò, sicuramente il pezzo migliore del disco.

Le altre collaborazioni sono un capitolo a parte, i nomi sono quelli a cui ormai siamo tutti abituati (Anna, Guè, Sfera, Plaza e il già citato Emis Killa), con qualche aggiunta dall’estero e dal nostro underground, JUL dalla francia, Oxlade dalla nigeria e il nostrano Kuremino che è la strofa più notevole tra quelle degli ospiti assieme a quella di Emis, un flow estremamente peculiare che dimostra che ci sono ancora modi interessanti di rappare su una cassa dritta, soprattutto in un periodo in cui ne abbiamo quasi tutti le scatole piene.

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Purtroppo le altre collaborazioni lasciano molto poco, risultano molto scialbe e abbastanza pigre, non fanno mai quel passo in più per giustificare l’unione di questi artisti che vada oltre il semplice fare qualche stream in più, un vero peccato soprattuto per la collaborazione con JUL, che viste le influenze francesi di Rhove poteva veramente regalare molto. Sul sound francese Rhove riesce a divertire sempre, anche nelle tracce più deboli, brilla molto meno invece sulle tracce con sound più afro, in particolarmente in Mama e La Vie, che suonano quasi come parodie di se stesse, in particolare a livello di sound, ricodando quasi dei typebeat, forse gli unici due momenti del disco in cui le produzioni non brillano.

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Il vero difetto del progetto però è la durata, 16 tracce sono decisamente troppe nonostante molte sfiorino appena i due minuti, Rhove non riesce a mantenere il livello alto per tutto il progetto, i pezzi sul sound francese nonostante siano i più forti dopo un certo punto finiscono per confondersi l’uno con l’altro, mentre invece le sperimentazioni non riescono a rispettare le promesse. Un disco che comunque vale la pena ascoltare, ma forse Rhove non ha ancora raggiunto la maturità necessaria per affrontare un disco.

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L'articolo Rhove dimostra una volta di più che non tutti i rapper possono (ancora) fare i dischi di Raffaele La Manna è apparso su Rockit.it il 2024-03-30 12:50:00

COMMENTI (2)

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  • MarioMiano 7 mesi fa Rispondi

    Il motivo per cui l'ho esplorato il disco nuovo per intero è che mi aveva davvero impressionato "Pele" forse uno dei migliori pezzi del genere mai ascoltato, perfino ai livelli del miglior Eminem tanta era la forza espressiva e dirompente.
    Ma non si firmano cambiali e il disco è molto più inascoltabile di come lo descrive questo articolo. Mi chiedo: ma arriverà una "stanca" per questo stereotipo del ce l'ho fatta, del "da piccoli frigo vuoto" del "ora mi cercano tutti e prima non mi cagavano" eccetera?
    Ma siete sicuri che il sogno di noi gente che ascolta è essere tatuati come voi a fare feat e numeri piuttosto che stare bene a casa propria nel proprio anonimato e non farsi mai mancare nulla?
    O Madonnina santa!

  • H.Moebius 8 mesi fa Rispondi

    "una grandissima strofa di emis killa" è probabilmente la bugia più grande mai scritta