“Eh, ma l’odore della carta…”. Dietro a grandi classici imbattibili come “Non ci sono più le mezze stagioni” e “i giovani non hanno voglia di fare nulla”, il luogo comune sulla carta è uno dei più contemporanei, emerso soprattutto negli ultimi 10 anni con la battaglia ideologica, se così vogliamo chiamarla, dei lettori più conservatori contro il pragmatismo degli ebook. Un Kindle o chi per lui è equiparabile a una comodissima biblioteca portatile, dove nello spazio di un quadernetto possono starci centinaia se non migliaia di volumi, ma il fascino del libro come oggetto rimane impareggiabile, tanto da rimanere un regalo perfetto per qualsiasi occasione. È uno “scontro” simile a quello tra gli audiofili che non riescono a staccarsi dal feticcio del vinile, anche questo tornato a essere un dono molto gradito e a cui ci stavamo nuovamente abituando, e chi invece è dipendente dalle piattaforme streaming. In entrambi i casi però, l’imminente crisi della cellulosa – che per certi versi è già realtà –, assieme alla già complicata situazione globale delle forniture di materie prime, rischia di mettere seriamente in difficoltà l’industria.
A causa della scarsità della cellulosa i prezzi sono notevolmente saliti, arrivando a segnare un aumento del 70% rispetto alla fine dell’anno scorso, così come sono aumentati i costi dell'energia. Un trend iniziato già in primavera, ma che adesso si sta manifestando sempre di più e arriva all’inizio di un periodo cruciale per l’editoria, ossia quello delle feste natalizie, quando vengono venduti molti più libri rispetto al resto dell’anno. Senza contare poi i problemi con la logistica, anche frenata per le limitazioni post pandemiche. Pensare di alzare il prezzo di copertina non è una soluzione attuabile, tanto più nel momento in cui il costo percepito dell’opera – sia nell’editoria che nella discografia – è quasi annullato, quindi l’unica alternativa percorribile è quella di ridurre la produzione. Il che, per molti piccoli editori, significa fare una scelta che può rivelarsi letale.
Ma che effetto ha questo problema della carta sulla discografia? Ce lo spiega Cristian Adamo delVinilificio di Bologna, luogo che dal 2005 si occupa di realizzare vinili completamente personalizzati in singola copia: “Su alcuni tipi di carta più leggera (label, buste interne, eccetera) stanno cominciando ad esserci tempistiche più lunghe e alcuni prezzi stanno aumentando fino al 40%. Per le copertine non ci sono ancora grossi effetti, maper l’anno nuovo tutti si aspettano dei cambiamenti sia in termini di costi che in termini di tempi. Probabile che i prossimi saranno mesi un po’ complicati”.
Questo discorso si aggrava ulteriormente vista la già difficile situazione che il rinato mercato del vinile sta vivendo: l’incendio che ha distrutto uno degli unici due stabilimenti al mondo che si occupano di produzione di dischi è stata solo l’ultima mazzata nell’industria, che si è trovata a fronteggiare una domanda sempre crescente senza averne i mezzi e, soprattutto, tutte le complicazioni portate dalle pandemia. Basta vedere come diverse etichette non siano ancora riuscite a evadere ordini effettuati mesi fa. Enrico Molteni della Tempesta ci fa un quadro generale della situazione: “È tutto imballato perché hanno richiesta alta e strutture poche e con macchinari vecchi, i materiali arrivano sempre con più difficoltà (dalle plastiche ai metalli delle lacche, perfino i colori) e la qualità media si è abbassata perché mancano figure professionali davvero specializzate… Insomma, un bel casino!”.
“Un bel casino” davvero, perché questo problema è trasversale, colpisce tanto le superstar affermate quanto i giovani emergenti. E, tra le altre cose, rischia di frenare la vinilmania dell'ultimo decennio, dopo che per anni era rimasto un prodotto da fiera dell'usato o oggetto a far polvere sugli scaffali. I sempre più frequenti ritardi nella produzione e nella distribuzione dei dischi sono un fattore che possono spegnere sul nascere questo entusiasmo ritrovato, facendo uscire dal mercato tanti consumatori, soprattutto giovani, prima ancora che ci siano entrati davvero. In un momento delicato come questo, in cui la ripartenza deve ancora arrivare del tutto, in cui non ci si è ancora ripresi dalla batosta di più di un anno di pandemia, questo colpo mette ancora più in ginocchio l’intero settore culturale.
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L'articolo Riusciremo a regalare un disco per Natale? di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-11-04 10:29:00
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