Rkomi + Irama: il joint album è il mostro finale moltiplicastream

I feat. di massa ormai non bastano più. I due artisti campioni di ascolti annunciano "No stress", disco assieme che non fará prigionieri. Non è di certo una novità, ma oggi il contesto appare molto diverso

Rkomi e Irama a Celebrity Hunted 3
Rkomi e Irama a Celebrity Hunted 3

Quando due assi pigliatutto della classifica si uniscono per fare un album insieme, significa che hanno intenzione di prendersi il vertice di stream e vendite per un sacco di tempo. È il caso di Rkomi e Irama, che il 7 luglio usciranno con il joint album No stress, che sembra il seguito predestinato dei singoli in cui i due avevano già collaborato insieme: 5 gocce e luna piena, entrambi certificati quadruplo platino. Una unione non sono artistica, che nasce da una solida amicizia cementata durante la partecipazione al game show Celebrity Hunted 3, in cui hanno dato vita a un inedito duo.

Paradossalmente, la loro unione non sembra sia nata da interessi prettamente commerciali, perché i due, presi singolarmente sanno sbancare senza bisogno di aiuti esterni: Mirko Martorana aka Rkomi con l'album Taxi Driver e poi con la partecipazione a Sanremo col brano Insuperabile è stato il cantante da battere delle classifiche del 2022, Filippo Maria Fanti aka Irama con l'album Il giorno in cui ho smesso di pensare e con la partecipazione sanremese nel 2022 col brano Ovunque sarai non è da meno. Insomma, i due hanno un pedigree tale da esordire direttamente al primo posto e restarci a lungo.

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Il loro pubblico è formato quasi dalle stesse persone, ma quel quasi fa la differenza: mentre i fan di Irama lo seguono dall'esordio di Amici di Maria De Filippi, che vinse nel 2018, quelli di Rkomi  più che dal pop vengono dalla trap e dal rap con cui Mirko ha esordito negli anni '10, in cui era coinquilino di Tedua. I due in seguito hanno fatto percorsi molto simili: Irama si è avvicinato all'urban, Rkomi al pop, grazie anche alla partecipazione come giudice di X Factor 2023, ed eccoci arrivati ai giorni nostri, con la creazione di questo mostro a due teste, quattro braccia e mille collane di platino.

 La storia degli album in collaborazione nasce spesso per unire due fanbase o per dimezzare le spese, come fecero i king della scuola romana Antonello Venditti e Francesco De Gregori nel lontano 1972co debutto firmato a metà dal titolo Theorius Campus, che De Gregori ricorda così: «Facemmo sodalizio io e Antonello, che eravamo arrivati ad un giorno di distanza indipendentemente, a firmare lo stesso contratto con la stessa casa discografica, perché al Folkstudio eravamo tutti gelosi uno dell'altro, se uno aveva la possibilità di firmare un contratto non lo diceva all'altro. E quindi con molta sorpresa e con molto sospetto ci incontrammo lì... poi facemmo questo disco in due perché così risparmiavano la metà dei soldi.»

La copertina di
La copertina di

Benché nel pop non sia una prassi consolidata, quello del joint album è un passo obbligato nella cultura hip hop, basti pensare ai successi di Fedez con J-Ax di Comunisti col Rolex del 2017, al sodalizio tra Emis Killa e Jake La Furia con 17 del 2020, all'album Santeria (2016) del duo Marracash + Guè Pequeno che conteneva hit come Scooteroni e Salvador Dalì, ma andando a ritroso negli anni troviamo anche insospettabili come Fabri Fibra e Clementino che nel 2012 hanno dato alle stampe l'album Non è gratis col nome comune di Rapstar.

E ancora Noyz Narcos e Chicoria nel 2005 con La calda notte, Capo Plaza e Peppe Soks con Sulamente Nuje dello stesso anno, per non parlare di tute le posse o klan o gang che ieri come oggi riuniscono un sacco di artisti nello stesso disco, tipo la Lovegang126 o - allargando le maglie del joint album - Neffa, Deda e DJ Gruff dell'epoca d'oro dei Sangue Misto. Poi tutti quelli indimenticati tipo Kepler di Gemitaiz e Madman o Infernum di Clever Gold e Murubutu. Insomma, una cultura che si basa sull'unione. 

 

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Nel pop, il featuring capita spesso come forma di sopravvivenza, tipo l'album di Nek, Francesco Renga e Max Pezzali o quelli dal vivo di Raf e Umberto Tozzi, o ancora i tour di Morandi e Baglioni per riempire i palasport, ma sono lontani i tempi in cui Lucio Dalla andava in giro con De Gregori e incidevano insieme Banana Republic, oppure con Gianni Morandi per scrivere Vita. Oggi il feat. serve soprattutto per lanciare l'artista meno famoso dei due con un  singolo a pronta presa che vada subito in classifica, a volte con esiti disastrosi, come potete leggere qui, altre volte talmente imprevedibili da farti venire un sacco di dubbi, come nel caso dei Fast Animals and Slow Kids con Ligabue

A volte capita poi che un artista voglia cimentarsi in un disco fatto solo di collaborazioni, come nel caso di Francesca Michielin (Feat - Stato di natura del 2020) o degli Zen Circus (Cari fottutissimi amici del 2022), ma di joint album veri e propri non ne escono così tanti, ecco perché l'unione tra Irama e Rkomi , nel pop, è un evento che riesce a far parlare di sé ancora prima dell'uscita del disco che, al di là dei meriti artistici, siamo sicuri si parcheggerà in vetta alla classifica FIMI per un sacco di settimane.

 

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L'articolo Rkomi + Irama: il joint album è il mostro finale moltiplicastream di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-06-06 10:59:00

Tag: album feat

COMMENTI (1)

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  • mario.miano.39 17 mesi fa Rispondi

    Hello Stefa! Hai visto i numeri streaming a 5 giorni di uscita dall'album?
    Nulla sembra scontato oggi giorno e sono evidentemente tempi difficili da leggere perchè senza Sanremo anche "splasch" di Colapesce e Dimartino non avrebbe raggiunto il milione di streaming.
    Sarebbe interessante un'indagine su questi meccanismi, provate a spiegarli.
    Qui i nomi uniti creavano un'aspettativa enorme e poco conta se ascoltandolo io penso che sia musica del tutto ininfluente e non degna specialmente degli inizi di Rkomi.
    Fuor di dubbio che ad oggi 12 luglio possiamo parlare di MEGA-FLOP