(I Dufresne, foto da internet)
Filippo Cicciù è salito sul furgone dei Dufresne e li ha seguiti per due giorni in occasione del primo Rock Your Weekend, mini tour che ha visto insieme molti dei più promettenti nomi della nuova scena hardcore-punk italiana. Ci racconta.
Sul furgone dei Dufresne si respira un'atmosfera serena e tranquilla, qualcosa a metà tra l'entusiasmo con il quale si affronta un viaggio tra amici che si conoscono da una vita intera e gli scherzi chiassosi che rompono il silenzio di un pulmino in gita scolastica. Abbiamo appena lasciato Vicenza, città natale del gruppo, e stiamo viaggiando in direzione Milano, dove questa sera ci sarà la prima tappa del "Rock Your Weekend", un tour itinerante che porta in alcuni locali dello stivale il suono di alcune tra le band italiane che meglio hanno reinterpretato la lezione dell'hardcore. Un cast variegato: Dufresne, Vanilla Sky, The Forty Winks. Non manca lo spazio anche per solide realtà emergenti che si muovono da qualche tempo nell'underground, come i romani To Kill e Your Hero. Appena imboccata l'autostrada perdo per un attimo i miei sguardi fuori dal finestrino verso i capannoni grigi disseminati sui prati del nord-est produttivo e quando mi rigiro dentro al furgone trovo i ragazzi intrappolati nei loro I-pod, attraverso lo specchietto vedo di riflesso Luca, il chitarrista, perso nella lettura di "Rabbia" di Chuck Palahniuk. L'unico che non ha le cuffiette è Davide il batterista del gruppo: "I Dufresne esistono dal 2004 ma suonavamo insieme in un'altro gruppo fin dal '99. L'esperienza che ti fai all'inizio sarà fondamentale per la tua carriera futura ed è importante mantenere sempre un atteggiamento umile, cosa che non vedo oggi in molto ragazzi più giovani che iniziano a suonare con l'unico obiettivo di incidere subito un disco che piaccia a più gente possibile, se lo fanno registrare da un produttore figo e poi quando sono sul palco non sono in grado di reggere il concerto decentemente. Abbiamo suonato per anni in centri sociali, poi abbiamo seguito in tour i Linea 77 e suonare con loro era la realizzazione di un piccolo sogno, ma non ci siamo mai sentiti arrivati". Si passa alle esperienze nei tour fuori dall'Italia: "Ci è capitato di andare all'estero varie volte e ti posso confermare che il luogo comune che fuori le cose funzioni meglio è una realtà. C'è un atteggiamento verso la musica più professionale e aperto rispetto alla situazione italiana, che porta a sviluppare un discorso vero attorno alla musica, una cultura, che qui da noi si è persa molto tempo fa" . Eppure siete stati messi sotto contratto dalla Universal, ormai anche le major sono poco professionali? "Nel periodo che stiamo vivendo i dischi non si vendono più – mi risponde Dominik, voce del gruppo - non puoi sperare di guadagnare più di tanto dalle vendite e per questo ti dico che non c'è una differenza così rilevante tra firmare per una major o per una indipendente". I dischi non riescono più a diffondere la musica tra le masse e la cultura musicale somiglia sempre più a una nicchia, e nel frattempo tutti a scaricare gratis tonnellate di musica liquida: "Non ho niente in contrario al download selvaggio – spiega Davide - è positivo per la diffusione della musica ma gli effetti possono essere negativi per quanto riguarda la scarsa qualità dell'ascolto. Anche la pratica di preferire la singola canzone all'album non mi piace, una volta ascoltare un disco voleva dire amarne la sua interezza: dalla musica fino alle immagini stampate sulla copertina, conoscere a memoria l'ordine dei brani, le parole delle canzoni". La nostra discussione disegna un quadro che vede l'industria discografica in grande difficoltà nel trovare un sostituto al compact disc e il discorso potrebbe andare avanti ancora per molto, ma il furgone rallenta fino a fermarsi e ci troviamo imbottigliati nel grigio traffico milanese, ha appena smesso di piovere e il cielo nuvoloso è squarciato da un arcobaleno che cattura la nostra attenzione per il tempo necessario a raggiungere il parcheggio del Musicdrome. Degli altri gruppi non si è ancora visto nessuno ma il rapporto tra le band che sono in cartellone sembra essere dei migliori, i ragazzi mi dicono che si conoscono o hanno già suonato con tutti i gruppi e parlano degli altri con grande rispetto e ammirazione. Lascio i Dufresne da soli per le prove e ci diamo appuntamento a più tardi.
(The Forty Winks, foto da internet)
Il concerto inzia prima delle mie aspettative, quando arrivo i primi due gruppi hanno già suonato. Dentro la gente riempie il locale per più di metà, i Forty Winks sono già sul palco e stanno sudando l'anima: "Knockout" fa tremare gli ampli ma il pubblico rimane freddo come un ghiacciolo. Molti brani in scaletta sono tratti dall'ultima fatica del gruppo, e nel finale c'è anche spazio per un pezzo che non ho mai sentito, forse un'anticipazione di un nuovo disco. Il gruppo bolognese si mostra in ottima forma e lascia il palco dopo un mezzora infuocata, un concerto bellissimo con poche sbavature, davvero una delle migliori realtà musicali italiane. I camerini dietro il palco sono affollati e fumosi, seduti tra gli zaini ritrovo i Dufresne che tra pochi istanti saliranno sul palco per chiudere la serata, e se ne stanno per i fatti loro cercando di trovare la forza e la concentrazione necessaria per affrontare al meglio la performance. Vado a confondermi con la gente, sempre più numerosa, che si sta avvicinando al palco. Il pubblico è variegato, ma composto per la maggior parte da ragazzi molto giovani, appena diciottenni o più piccoli. Improvvisamente i loro discorsi si uniscono in un'unica voce per salutare rumorosamente la band che prende posto sul palco, cinque ombre si muovono nel buio, sulle note della cupa sinfonia che introduce il concerto. La potenza dei Dufresne esplode sotto gli occhi di un pubblico veramente coinvolto e partecipe: in molti conoscono le canzoni a memoria e non esitano a gridarle a squarciagola. Subito sotto il palco c'è il delirio e poco più indietro la gente è attenta e compiaciuta, me compreso. Momenti di forte impatto si stemperano in parti più lente ma mai distese, il suono è perennemente impregnato di un'atmosfera drammatica e apocalittica: lo scenario perfetto in cui ambientare le liriche sofferte che Dominik spara in faccia alle prime file. Ora, a concerto finito, il backstage è sempre più fumoso ma si respira un'aria più rilassata: i ragazzi sono veramente soddisfatti dalla serata e anche Ale, il tastierista, sorride sui divanetti nonostante la stanchezza e soprattutto la febbre a 40°. Scambio due parole con Dominik, mi dice che il concerto è stato fantastico, un vero e proprio momento di liberazione: "Suonare sul palco è come un premio che arriva dopo tutta una giornata spesa a farsi il culo per preparare la serata". Ormai è tardi e domani ci si alza presto, così lascio che i ragazzi vadano a riposare.
Alle 11.30 di mattina la maggior parte dei milanesi in ufficio inizia a sperare ardentemente che arrivi al più presto l'ora della pausa, mentre noi a quell'ora iniziamo, con molta calma, a muoverci tra il traffico per raggiungere l'autostrada. Dopo il pranzo in Autogrill solo il tempo per un caffè e una sigaretta e si rimonta subito in furgone: dobbiamo arrivare a Cesena prima di metà pomeriggio e siamo ancora all'inizio del viaggio. "Una volta in furgone c'era un'atmosfera tipo gita scolastica – mi dice Dominik - molto divertente certo, ma con il passare del tempo ci siamo un po' tranquillizzati e facciamo meno casino", e sicuramente i Dufresne danno l'impressione di essere un gruppo che si prende sul serio come è giusto che sia ma non sembrano per niente gente che ha perso l'entusiasmo e la vitalità qualche chilometro più indietro. Mi sembra più giusto parlare di persone convinte di quello che fanno, come Tim Robbins nel film "Le Ali della libertà", da cui –mi spiega Ciube, il bassista - hanno tratto il nome per la band: "E' un film che ci ha colpito molto, soprattutto il modo in cui Andy Dufresne affronta le ingiustizie di cui è accusato". Verso le 16 arriviamo al Vidia, storico club di Cesena, e fuori dal locale ci stanno già aspettando i Vanilla Sky da Roma assieme ai più giovani concittadini Your Hero. Il resto del pomeriggio è dedicato al sound-check, sono al telefono fuori dal locale e sento i Dufresne che provano su dei pezzi dei Deftones, mentre i Vanilla Sky si divertono a suonare canzoni tratte da "Something to write home about it…", capolavoro dei Get Up Kids. Già alle 19.30 intravedo dei ragazzini che stazionano fuori dal locale, saranno tra i primi ad entrare all'apertura e tra gli unici a vedersi per intero il concerto dei Your Hero che suonano con tutta la forza che hanno in corpo e regalano ai pochi presenti un concerto niente male, tra dirompenti sferzate hardcore e momenti molto più orecchiabili. I romani finiscono il loro concerto tra meritatissimi applausi e nel buio del locale si comincia ad intravedere un pubblico sempre più numeroso ma Davide sembra un po' deluso perché si aspettava più gente. La situazione cambia velocemente: la platea si riempie il gruppo di Vicenza sfodera un live set assolutamente perfetto e senza sbavature; gran finale con Vinx dei Vanilla Sky che duetta con Dominik su "Alibi Party". Guardando sul palco vedo una band che cerca costantemente la perfezione senza sbagliare un colpo e allo stesso tempo un gruppo di ragazzi che si diverte sinceramente. A questo punto il Vidia è ormai strapieno e i Vanilla Sky entrano in scena accolti calorosamente dalle grida delle ragazzine nelle prime file. Il concerto scivola via che è un piacere, il pubblico apprezza le loro melodie sporcate di punk rock e devo dire che la band non si risparmia. Rimango solo un po' perplesso quando mi accorgo che tra il pubblico esaltato per la cover di "Umbrella" di Rihanna non c'è nessuno che conosce le parole di "Holiday", il brano dei Get Up Kids che la band fa nel finale. La serata continuerà in un nebbioso e divertente backstage dal sapore di rhum… la notte passa veloce, quando il sole della domenica mattina mi fa aprire gli occhi mi alzo con la testa un po' pesante e guardo verso l'orizzonte della campagna nella periferia di Cesena.
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L'articolo Rock Your Weekend - Milano - Cesena di Filippo Cicciù è apparso su Rockit.it il 2008-11-07 00:00:00
COMMENTI (1)
bella..complimenti!!