Volevo andare al concerto di Rosa Chemical per poter scrivere quanto non mi fosse piaciuto, poiché mi capita sempre più spesso di essere infastidito da personaggi - che sostengo - essere costruiti per un determinato pubblico, fatto di modah, con h finale, e coolness, che non so esattamente cosa vuol dire, ma al bar poco prima del concerto mi hanno detto che esiste questo termine. Volevo andare al concerto di Rosa Chemical per poter fare un articolo da zoo safari in pieno stile anni10, dove avrei passato il tempo ad appuntarmi le cose e magari avrei pure deciso di fotografare qualcuno per prenderlo per il culo.
Con queste premesse, scrivo all’ufficio stampa del cantante (bravissimi a fare il loro lavoro, davvero voglio precisarlo), però intimorito dal fatto che avrei dovuto rendere il mio giudizio meno spietato e più calcolato, per aprire un acceso dibattito ed è essere il più costruttivo possibile. Attraverso la città con il motorino, fuori piove un pochino, quindi arrivo ai Magazzini Generali di Milano, completamente avvelenato e pronto per sputare sentenze e gonfiarmi il petto con analisi ciniche su ciò che stavo osservando. Poi entro, mi aspetto un pubblico teen e invece non c’è il pubblico teen, mi aspetto il solito live finto punk dove non si capisce un cazzo di questi nuovi fenomeni della post trap (possiamo chiamarla così?) e invece Rosa Chemical, al secolo Manuel Franco Rocati da Rivoli, ma cresciuto ad Alpignano, è un performer caldo.
Il live è costruito molto bene con poche cose a livello di suoni e tecnico, ma fatte per suonare e performare bene. C’è calore nelle sue esibizioni e nel rapporto diretto (ma senza essere paraculo) che ha con il suo pubblico. Sul palco si suona, c'è un intermezzo con in consolle Camilla (sua chitarrista, già frontgirl de I Ros) a fare un dj set lineare e coerente con pubblico, location e scaletta. Rosa, legge una lettera a sé stesso, canta (bene davvero) si muove, ci sono una serie di cover che conosce chiunque, duetti purtroppo non in presenza e poi una serie di brani che non ho mai ascoltato bene e forse senza la dimensione non avrei mai apprezzato.
Non è un artista trasgressivo, non sta lanciando nessun messaggio sociale perchè semplicemente non ne ha bisogno. È un ragazzo di provincia che fa della musica che può piacere e non, ma che rappresenta un pubblico che per fortuna è spesso lontano dal hype e della mondanità di certe schifezze. Non è una questione di semplicità ma piuttosto di consapevolezza: parlando con un po’ di ragazzi quasi trentenni, durante e dopo il concerto, ho capito che gli ascoltatori reali c’erano prima di Sanremo, durante e ci saranno anche dopo.
Ne parlano come se fosse uno di loro, criticandolo e discutendone come se fossimo al bar di Cusano Milanino, Sabato sera e non avessimo voglia di prendere la macchina per andare in centro. C’è molta complicità mentre lui si esibisce e il pubblico ne apprezza la profonda serietà della performance. Rosa non è una star, o meglio forse lo è diventato, ma non è importante. È un ragazzo onesto, bravo a scrivere canzoni e soprattutto a portarle dal vivo, quando tutti i personaggi travolti dalla visibilità pubblica dei grandi eventi televisivi, non sono in grado di sostenere un concerto vero e proprio.
Esibirsi in televisione è una questione di 180 secondi, bisogna togliersi dalla testa che in quei pochi minuti, tu stai osservando il pacchetto completo di un progetto musicale, ma piuttosto capire che è lì per promuoversi e ci sarà sempre qualcosa che non ti troverà d’accordo. Di Rosa Chemical a Sanremo non ho apprezzato niente, non ho capito la canzone e non amo particolarmente la creazione di meme per cercare di diventare un piccolo fenomeno virale post esposizione. Di Rosa invece ai Magazzini Generali ho sentito la provincia, non quella problematica e tossica di Tondelli, ma qualcosa di più simile a quella trasversale di Ligabue, concreta reale e non per forza trasgressiva ad ogni costo.
Compro anche la sciarpa perchè mi piaceva molto e continuo a parlare con una coppia di ragazzi, studenti, che mi raccontano un po' i loro ascolti musicali oltre al loro "Rosa": heavy metal, Tedua, ma pure band Inglesi piuttosto famose e Fedez. C'è di tutto tra i riferimenti del pubblico, qualcuno che ha superato i 40 anni, mi dice di divertirsi "come quando aveva 20 anni" e ascoltava gli 883, ma "pure i Litfiba" aggiunge in corsa. Ci sono tante informazioni mentre il concerto si prepara al gran finale con il brano recentemente più famoso di Rosa Chemical, quel "made in Italy" che vuole essere un inno alla libertà d'espressione e così viene interpretato da tutto il pubblico in visibilio, spensierato e divertito che canta a travolge, meritatamente, il loro amico di una vita Rosa con tutto l'affetto. Finito il concerto ci si saluta, non c'è quell'approccio fanatico aggressivo/passivo nei confronti dell'artista per cui hai pagato il biglietto per l'esibizione.
Piuttosto un ci vediamo al bar dopo o prossimamente al prossimo concerto, insomma Rosa Chemical mi ha fatto vivere una piacevole serata, con un ottimo concerto e ha distrutto alcune analisi faticose che avevo nei suoi confronti. Adesso possiamo ufficialmente aprire la nostra bromance e trovarci al bar di Cusano Milanino, però vestiti di merda, io metto una tuta che ha una macchia di candeggina che non va via e una felpa con il cappuccio, te mi raccomando almeno devi offrire da bere. Qui fuori dai parcheggi, salgo sul motorino, saluto una coppia di ragazzi che invito al MI AMI FESTIVAL mentre loro mi danno appuntamento al prossimo concerto di Rosa Chemical. Chissà dove ci vedremo, per fortuna non piove più, loro slegano le bici e vanno via. Lei ha regalato a lui il biglietto per il suo compleanno, sono stati bene e lui era molto felice. Alla fine di tutto il veleno, mi è rimasto questo e quindi bravo Rosa Chemical, attendo l'invito. Grazie.
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L'articolo Il live di Rosa Chemical prende a sberle tutti i pregiudizi, pure i nostri di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2023-05-12 14:52:00
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