Waldeinsamkeit: la pacifica solitudine di Sacrobosco

Un’intraducibile parola tedesca è collegata alla musica di Giacomo Giunchedi: cassa in 4, suoni che sembrano mossi dal vento, per un ideale rave nella natura. Un viaggio con la testa, anche quando siamo chiusi in casa

Giacomo Giunchedi in arte Sacrobosco
Giacomo Giunchedi in arte Sacrobosco

Esistono parole tedesche prive di alcun corrispettivo in altre lingue, che sfuggono a una facile traduzione. Spesso sono parole composte, il cui significato è però maggiore della somma dei termini che le formano, legato spesso a stati dell’animo umano, a sensazioni molto specifiche ma terribilmente difficili da descrivere. Waldeinsamkeit è una di queste. Il termine è composto dalle parole wald (‘foresta’ in tedesco) e einsamkeit (‘solitudine’), e viene coniato nel 1792 dallo scrittore tedesco Ludwig Tieck che lo utilizza per identificare quella sensazione di illuminata serenità che si può raggiungere isolandosi in comunione con la natura, nello specifico all’interno di un’area boschiva. Da qui al musicista di cui stiamo per parlarvi, il passo è breve.

Giacomo Giunchedi è ormai da tempo un nome conosciuto all’interno della scena underground bolognese. A Torakiki, il progetto electro-wave nato nel 2014, è seguito Cadori, nel quale Giacomo ha unito elementi di elettronica già esplorati in passato ad una impostazione più cantautoriale. Nel suo ultimo progetto invece, Giacomo diventa Sacrobosco. Sotto il nuovo moniker la sua voce viene distorta, frammentata, segmentata in campioni vocali che a volte si limitano ad aggiungersi alle componenti melodiche delle tracce mentre altre arricchiscono la sezione ritmica.

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Decisa, onnipresente, instancabile, è proprio la sezione ritmica in un intreccio tra linee di basso minimal, i pattern delle drum machine e i numerosi campioni vocali, a guidare le tracce, a sospingerle, man mano che ci addentriamo nella foresta, risucchiati dai lavori di Sacrobosco. Penso immediatamente a Peggy, la seconda traccia del suo EP Dam uscito nel Giugno del 2020, dove i piccoli click e hi-hat non ci mollano un secondo, mentre altri elementi della melodia, come i metallici e luminosi rintocchi di synth entrano ed escono dolcemente da un pezzo ricchissimo di suoni al suo picco. Con HAGF  invece, ultima traccia dello stesso EP, Giacomo ci mostra l’altra faccia della sua musica, più cauta, riflessiva, serena. Un morbidissimo riverbero fa’ da letto ad una percussione quasi pigra, mentre sample vocali di varia natura ci arrivano da più direzioni, come echi di voci lontane intrappolate tra gli alberi.

Nel suo lavoro successivo, il recentissimo Both Sides of the Sky, disco uscito per Sussidiaria, l’etichetta di Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax, Felpa), Sacrobosco consolida ed espande quanto di buono aveva già fatto sentire in Dam, non limitandosi a riportarlo su un formato più lungo ma concedendo anche più tempo a ciascuna traccia per svilupparsi e avviluppare l’ascoltatore. Le melodie in questo lavoro sono forse meno solari e aperte, un po’ più misteriose, ma non per questo meno attraenti.

Prayer, la sua sesta ed ultima traccia, ne è un buon esempio, e con le sue percussioni sinistre e il suo carattere ritualistico rappresenta la massima espressione del lato oscuro di questo album e non credo sia un caso che sia stata messa proprio in chiusura. Vale la pena citare anche Nightingale, una traccia costruita pazientemente, dove numerose linee di synth si alternano, prima timidamente, poi aumentando sempre di più in numero, circondando chi ascolta e finendo quasi per chiudersi sopra la sua testa, come le fronde delle tante conifere nel cuore di una foresta. Questo è senza dubbio il mio pezzo preferito all’interno del nuovo album e mentre lo ascolto spesso mi trovo a guardare quanto manchi alla fine, sperando di esserci lontano.

Sarebbe molto interessante se nel futuro di Sacrobosco ci fosse un'ulteriore esplorazione del suo suono, che lavorasse a tracce ancora più lunghe, ipnotiche, stratificate, in modo da creare quella trance che solo vagando per la foresta e perdendoti tar le fronte mosse dal vento puoi avere. Un loop sensoriale tra alberi e suoni, idealmente perfetto per essere suonato proprio tra gli alberi, in un ipotetico rave con la natura.

Sacrobosco non è fisicamente in grado di ricreare la profondità delle foreste tedesche, ma riesce comunque a generare l’indescrivibile e intraducibile waldeinsamkeit. Mentre ascoltiamo il suo album, ci godiamo questa ideale fuga nel verde, con tutti i suoi misteri.

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L'articolo Waldeinsamkeit: la pacifica solitudine di Sacrobosco di ◄Mãtteo Cioni è apparso su Rockit.it il 2021-04-23 10:14:00

Tag: album

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