Per salvare la musica dal vivo bisogna cominciare dalle parole

Le parole sono importanti, anzi importantissime. Per questo Keepon Live assieme a Equaly e UILDM, nell'ambito del progetto Il Concerto che Vorrei, ha dato vita a un glossario per "saper riconoscere le differenze e le unicità e rispettarle". Anche e soprattutto a un live

Pubblico di Indiegeno Fest - foto di Ilenia Bontempo
Pubblico di Indiegeno Fest - foto di Ilenia Bontempo
21/12/2023 - 21:27 Scritto da Redazione

Ha intervistato tramite dei sondaggi artisti, addetti ai lavori, venue e fruitori dei concerti. Ha dibattuto con istituzioni e parti sociali per individuare le misure necessarie per salvaguardare il settore della musica live, che ha vissuto la burrasca della pandemia. Lavora ogni giorno per immaginare esperienze migliori, per tutti, durante la musica dal vivo.

È il progetto Il Concerto Che Vorrei, iniziativa di KeepOn LIVE, l’associazione di categoria dei live club e dei festival italiani, organizzato in collaborazione con gli spazi associati e con il sostegno del ministero della Cultura. Il Concerto Che Vorrei, come spiegano da KeepOn LIVE è “un percorso partecipativo che intende avviare un rinnovamento della scena culturale nel settore musica e rinnovarne il generale grado di coesione ed inclusione sociale e trova il suo punto di forza nella cooperazione territoriale che coinvolge gli spazi, i loro pubblici, eventuali partner privati e istituzionali che sostengono il loro lavoro”.

Tra le altre cose ha redatto un glossario, che parte da un presupposto chiaro. "Perché la funzione collettiva dei concerti si esplichi al meglio, è necessario saper riconoscere le differenze e le unicità e rispettarle: è importante che questo accada tra gli individui che compongono il pubblico, coloro che organizzano i concerti, e gl* artist* stess*". Il glossario nasce dall’esigenza di fare chiarezza, in ottica collaborativa e partecipata, su alcuni concetti chiave che riguardano tutti quanti. Il glossario è stato curato da Equaly, la prima realtà italiana a occuparsi di uguaglianza di genere nell’industria musicale, partner de Il Concerto Che Vorrei.

Qua sotto vi riportiamo le definizioni date a un paio di termini, centrali nella contemporaneità. Tutti gli altri sono qua

Il banchetto de Il Concerto Che Vorrei al Questa Città Non Ha Più Pareti - foto di Gloria Perdomini
Il banchetto de Il Concerto Che Vorrei al Questa Città Non Ha Più Pareti - foto di Gloria Perdomini

INCLUSIONE
In senso letterale è l’atto di inserire degli elementi in un insieme. Il concetto di inclusione è fondamentale quando si parla di diversità ed è diventato parte del lessico consolidato in area Diversity & Inclusion e Diversity, Equity & Inclusion (DEI) nel discorso e dibattito culturale attuale, italiano e internazionale. In generale si utilizza la parola “inclusione” per definire l’inclusione sociale, cioè quell’insieme di azioni volte a ridurre le disuguaglianze tra gruppi svantaggiati (per provenienza geografica, identità di genere, orientamento sessuale e affettivo, disabilità...) e gruppi avvantaggiati all’interno della società. Il termine “inclusione”, se osservato attentamente, tende a consolidare attraverso il linguaggio un modello culturalmente diffuso di contrapposizione tra “normale” e “diverso”, dove una parte “normale”, forte e socialmente dominante, include e accetta, inglobando a sé, una parte “diversa”, e quindi socialmente subalterna, inferiore. Il termine implica quindi l’esistenza di una relazione di potere fortemente squilibrata, dove il potere di decidere se la parte “diversa” è accettabile e “integrabile” è lasciato solo ed esclusivamente alla parte “normale”. È da usare quindi con consapevolezza e attenzione.

SAFE SPACE
Questa formula, il cui significato letterale è “spazio sicuro”, viene usata per indicare un luogo dove persone appartenenti a gruppi sociali spesso oggetto di discriminazione o atti violenti, particolarmente in relazione alla comunità LGBTQIA+ e alle donne, sono accolte senza pregiudizi, senza conflitti né critiche, e con l’adozione di un approccio volto alla conoscenza e allo scambio, senza giudizio.

Scatto dall'Indiegeno Fest - foto di Ilenia Bontempo
Scatto dall'Indiegeno Fest - foto di Ilenia Bontempo

Le realtà che hanno lavorato al glossario ci raccontano il proprio lavoro e i propri obiettivi. "Il glossario è importante perché i cambiamenti passano anche attraverso le parole", spiega Marco Rasconi di UILDM, l'Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare. "Siamo contenti che ci sia uno strumento in più a disposizione per conoscere e confrontarsi con il mondo della disabilità. Così non ci saranno più scuse. Come le parole e la cultura evolve, così il glossario è pensato come uno strumento sempre in evoluzione. Ci auguriamo renda più facile parlare di fragilità e diversità, per fare cultura e non nasconderci dietro ai tabù delle parole. La nostra speranza è di giungere a far sparire i termini specifici che parlano di disabilità perché vorrà dire che a livello culturale e sociale avremo raggiunto l’obiettivo dell’uguaglianza".

"Noi lavoriamo sui temi della parità di genere nell’industria musicale, tenendo conto delle intersezioni che riguardano diverse oppressioni e discriminazioni derivanti da più identità sociali, come quelle generate da mentalità abiliste, omofobe o razziste. Nel settore abbiamo osservato, attraverso la nostra esperienza sul campo, come a volte proprio i luoghi della musica siano ancora lontani da essere davvero per tutt*, a volte anche solo per semplice mancanza di consapevolezza", dice Alice Salvalai di Equaly. "L’obiettivo di Equaly, lavorando a ICCV insieme a KeepOn LIVE e alle altre realtà che come noi svolgono un ruolo fondamentale di rappresentazione di comunità spesso discriminate, è di cambiare un passo per volta il mondo del live, rendendolo aperto, accessibile, sicuro, in grado di accogliere tutt* e rendere tutt* partecipi dell’esperienza collettiva che la musica dal vivo regala. Il glossario, sviluppato per il progetto, nasce come lavoro di ricerca e primo step fondamentale per esplorare i temi delle disuguaglianze e delle discriminazioni, partendo da alcune parole chiave che si usano per dare voce alle persone sottorappresentate. È un primo passo per informarsi, per connettersi agl* altr* e rispettarli, e diventare consapevoli di sé, della propria identità individuale e sociale, e dell’identità degl* altr*".

“Dal nostro osservatorio ci rendiamo sempre più conto di quanto siano necessarie nuove alleanze e
sinergie tra il mondo del Terzo Settore, del volontariato e le rappresentanze di altri settori come in
questo caso specifico quelle artistiche e musicali", è invece il commento di Andrea Fanzago di CSV Milano. "Il tema dell’accessibilità, dell’intercultura, le questioni di genere e più in generale dei diritti sociali e civili sono oggetto di lavoro costante per il Terzo Settore e la cittadinanza attiva, e quindi anche il nostro come Centro di Servizio per il Volontariato. In quanto agente di sviluppo della cittadinanza attiva è parte della nostra mission incoraggiare e promuovere esperienze come queste, cercando il più possibile di rappresentare e ingaggiare associazioni e volontari del nostro territorio. L’unica strada percorribile per costruire comunità accessibili ed inclusive è quella di abbattere le barriere, materiali e immateriali, che impediscono un vero lavoro di rete e in connessione, lo scambio di pratiche e la valorizzazione delle stesse. Siamo felici di aver contribuito al progetto nella sua tappa milanese e confidiamo essere solo l’inizio di nuove reti ed energie!”.

---
L'articolo Per salvare la musica dal vivo bisogna cominciare dalle parole di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-12-21 21:27:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia