Chi prende brani di altri non sempre sbaglia. Copiarlo per intero si chiama plagio, o cover. Ma se prendiamo un piccolo (ultimamente sempre meno) pezzo di una canzone – sample o campione in gergo – e lo rielaboriamo è un’arte. A patto che ci sia un'aggiunta personale e inedita. E no, la cassa in quarti non è né l'una né l'altra, non di per sè almeno. Quante delle canzoni che ascoltiamo derivano da una traccia precedente? Risponde Tracklib, con il report annuale sulla quantità di sample utilizzati in top 100. Che cosa dice? Che se i musicisti hanno sempre preso in prestito materiale altrui – soprattutto quello famoso, iconico, di sicura resa –, be' ora lo fanno più di prima.
Solo per stare all'Italia e solo per stare a tempi recentissimi. M¥SS KETA ha omaggiato Edoardo Vianello. Marracash prende il famoso beat di Quelli che benpensano, a sua volta trafugato da Dawn Comes Alone, brano del '68. Love copia un sample di Infinity di Guru Josh, brano dance del 1990. E anche Rose Villain ha copiato un pezzo di Ultra Naté per Kandinsky.
Ma non succede solo nel rap. Anche il naturalissimo e spontaneo itpop non si tira indietro. Sabato nel parco di Frah Quintale prende a piene mani da un brano del '75, Saturday in the Park. E per Chanel arraffa LLCD dei Club Dogo. Chi la fa l'aspetti caro hip hop. Si potrebbe andare ancora avanti. Se siete curiosi provate a cercare una canzone su WhoSampled. Ma qual è il confine tra imitazione e interpretazione?
Dipende da come viene utilizzato il campione. Può essere trasformato – pitchato, stirato, accorciato, cambiato di tonalità direbbe un musicista – o copiato tale e quale. Costruire un brano a partire da una registrazione di pochi secondi non è facile. E oltre alla cultura musicale serve tecnica. Quando si trova un sample adatto alle esigenze della nuova canzone la sfida non è terminata. Bisogna renderlo diverso, fresco. Non lo si può prendere, incollare e cantarci sopra. Deve “tornare nuovo”. E in Italia, tutto sommato, lo sappiamo fare.
Vale anche per la musica suonata con strumenti acustici. Lo stesso giro di accordi (il giro armonico di Do, direbbe il musicista) è usato da sempre in centinaia di canzoni. Ma non è un problema se viene reinterpretato. Usare gli stessi accordi non significa per forza suonare in maniera scontata o copiare. Lo stesso vale per i beat.
I sample provenienti da altre canzoni sono però sempre più frequenti. Il report di Tracklib parla chiaro: nel 2022 quasi 1 canzone su 5 (17%) tra quelle da classifica utilizza campioni di altri brani. Il 31% in più rispetto al 2021. E sono in crescita. Significa che stiamo continuando ad ascoltare la stessa musica “ricondizionata"? Tecnicamente sì, in pratica no.
L’originalità dei produttori li porta a creare qualcosa di completamente diverso. La voce di Mina ha una nuova vita in Importante di Marracash. Ecco cosa fanno i sample: riscoprono la storia e la plasmano. Un basso può diventare la cassa, un riff di chitarra la frase di una tromba, la voce principale un coro. Non c’è un limite alla sperimentazione. E quando c’è sperimentazione c’è originalità.
Ma può essere anche un'opportunità. In Renaissance i produttori di Beyoncé hanno campionato brani significativi per la comunità LGBTQ+. Il disco richiama Big Freedia, Ts Madison, Honey Dijon e altri punti di riferimento della comunità queer. La CNN aveva già notato i riferimenti: dai titoli delle canzoni, a citazioni inserite nei versi, fino ai beat. In questo caso la nella parte strumentale di Summer Renaissance. Un omaggio a I Feel New di Donna Summer.
Dal report emerge un altro cambiamento inaspettato. Le canzoni più campionate sono del primo decennio del 2000. Compresa Come te di Fabri Fibra, sotto le spoglie di La tua futura ex moglie di Willie Peyote. Secondo Tracklib questi sono i produttori della Gen Z che arrivano in top 100. Guardano alla loro infanzia e campionano i primi successi che hanno sentito in radio, i pezzi iconici per la loro generazione. Se crediamo nei cambi generazionali, questo è il momento di drizzare le orecchie.
Fin qui tutto bello, ma ci sono anche delle preoccupazioni. I sample di cui abbiamo parlato esistono finché qualche musicista compone da zero. Ma i numeri sono in crescita. E di questo passo ci saranno più produttori che musicisti “canonici”. E allora la strada sarà ancora più difficile. Pochi brani da campionare per molti musicisti che inizieranno a farlo. L’asticella si alzerà e ci sarà più competizione. Va bene, è una sfida. Come quando esplose la moda della chitarra elettrica tra gli anni Sessanta e Settanta. Questo non ha ucciso la musica non-rock. Ma ha richiesto un’evoluzione di tutta la scena. E i musicisti hanno inventato trovate e stili inaspettati. Come Mina che collabora a un pezzo rap.
Serve anche competenza. Esce Madreperla di Gué, fatto quasi interamente con sample di canzoni già esistenti. La produzione di Bassi Maestro è un gioiello. Lui è un cacciatore di tesori. Si immerge nelle profondità della discografia degli ultimi cinquant’anni e riemerge con una perla grezza. Poi arriva la maestria. Hai capito o no? – brano di Ron uscito nel 1983 – viene trasformato nel beat di Mi hai capito o no?. Una canzone d’amore pop rock diventa un pezzo provocante con basso e cassa che bastonano come in Enter the Wu-Tang – classico hip hop anni Novanta. Non è da tutti.
Riguardo ai generi campionati l’hip hop è spodestato. Il genere ha sfruttato i sample più degli altri negli ultimi 15 anni e ora è superato dall’R'n'B. Significa che i produttori che si adattano di più ai cambiamenti stanno abbandonando il rap. Questo è un forte segnale di allarme. O l’hip hop riesce a trovare un altro modo per rinnovarsi o rimarrà legato alla nicchia dei fedelissimi che già lo ascoltano.
Siamo a un punto di rottura. I sample sono rimasti per anni ancorati a un piccolo numero di generi. Ora invadono altri campi e diventano uno strumento fondamentale per tutta la discografia. Attenzione però. Alla lunga lo stesso pezzo stanca. Anche con tutta l’originalità del mondo, campionare troppe volte un brano finisce per snaturare la nuova canzone. Come abbiamo visto dal report di Tracklist è uno scenario verosimile. Gli esperimenti pazzi salveranno i sample. Lunga vita ai sample.
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L'articolo La nostra musica è sempre più piena di campionamenti (e va bene così) di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-01-25 16:56:00
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