Dunque abbiamo i nomi degli 8 concorrenti che si giocheranno un posto al prossimo Sanremo, nella sezione delle Nuove Proposte. La scelta di sei di loro è passata attraverso un non indimenticabile talent in seconda serata su Rai 2, altri due colleghi sono stati cooptati dalla fantomatica Area Sanremo (che dev’essere una zona super top secret lungo la Riviera dove atterranno gli alieni).
Gli 8 concorrenti si sfideranno nella finale del 18 dicembre condotta su Rai 1 da Alessandro Cattelan con Carlo Conti. I 4 rimasti in piediandranno sul palco dell’Ariston, per rendere ancora più affollata un’edizione che doveva essere quella del ridimensionamento e presto è diventata una royal rumble. Ecco i nomi dei finalisti: Mew, Angelica Bove, Vale Lp e Lil Jolie, Alex Wyse, Settembre, Selmi + Etra e Maria Tomba (i due di Area Sanremo). Se avete la tv in casa, è probabile li conosciate, altrimenti… non è detto.
I sei finalisti del talent Rai vengono tutti dai talent. Quattro di loro – Angelica Bove, Settembre, Selmi e Maria Tomba (più che Area Sanremo, la sua pare Area Rogoredo dunque) – hanno preso parte alla diciassettesima edizione di X Factor. Anche Vale LP ha partecipato allo show Sky, nel 2021. Sull’altra sponda del telecomando, invece, stanno Mew e Lil Jolie (Amici 2023) e Alex Wyse (Amici 21). Per altro anche tra gli eliminati più di un artista era passato da un talent o l’altro (quelli di The Voice Senior sono estromessi dal regolamento, quelli di The Voice Kids arriveranno tra alcuni anni).
Solo Etra non ha “mandanti televisivi”. Ma ha fatto un pezzo che si chiama “Fidati di me” e che è una cover di “Dragostea Din Tei”, pezzo del 2003 del gruppo moldavo O-Zone, reso popolare soprattutto da noi dalla versione dance di Haiducii con Vittorio Centrone. Non aver fatto un talent non può quindi essere considerato un valore in sé.
C’è qualcosa di male a essere andati in tv? Assolutamente no. La musica si giudica in base alla musica (pare una frase di Paolo Bitta, ma vi assicuriamo che di questi tempi è bene ripeterselo ogni tanto), ogni artista fa storia a sé e in alcun modo il talent deve essere uno stigma. Oltretutto tra i nomi citati ci sono quelli di ragazzi e ragazze che avevano un’attività che conoscevamo e stimavamo già da prima che andassero sullo schermo, che hanno legittimamente pensato potesse essere una cassa di risonanza per il proprio progetto artistico.
Il punto, arrogandoci il diritto di fare della “strategia” non richiesta, riguarda piuttosto la Rai: che senso ha, e che valore si crea a essere solo la “seconda chance” di altri programmi? Quattro di questi concorrenti si sono già sfidati (fa sempre un po’ strano dirlo, ma è così) non più tardi di dodici mesi fa. Su un altro palco e con un altro pubblico, che ora si spera di attrarre a sé. C’era davvero bisogno della rivincita?
La tv è una realtà parallela in cui vigono “regole” diverse rispetto al mondo là fuori. E la musica in tv risente di queste “regole” ancora di più di quanto non risenta di quelle legate alla discografia o al live. Questi ragazzi e ragazze hanno un pubblico, piccolo o grande che sia, e quindi sono utili al programma. Anche perché il loro pubblico è, a differenza di quello degli artisti che nascono ad esempio sui social, è un pubblico già “educato” a vedere la tv, e questo dà qualche garanzia in più in termini di share. Così facendo, però, si rinuncia a ogni principio di scouting del talento, quasi di direzione artistica. Che invece è proprio ciò che ci si aspetterebbe da Sanremo.
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L'articolo Sanremo Giovani: che senso ha fare la “ricicleria” dei talent? di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-12-11 11:15:00
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