Giovanni Truppi che va a Sanremo. Quando al TG1 Amadeus ha fatto il suo nome tra i Big c'è stato un tam tam di chiamate e messaggi tra gli addetti ai lavori, tutti felici e stupiti di avere un proprio preferito sulla fiducia. Porterà la canzone Tuo padre, mia madre, Lucia, scritta tra gli altri insieme a Pacifico e Niccolò Contessa de I Cani. Altra ovazione quando abbiamo saputo che nella serata delle cover duetterà insieme a Vinicio Capossela con Nella mia ora di libertà di Fabrizio De André. Insomma, dalle mie parti il premio della critica sappiamo già a chi va.
Giovanni Truppi ha deciso di non pubblicare un album di inediti a ridosso del Festival ma di farsi conoscere al nuovo pubblico con una raccolta dal titolo Tutto l'universo, un viaggio che inizia con la nuova canzone e finisce con Scomparire. Nel mezzo, un bel po' di canzoni tratte dai suoi quattro album, che suonano stranamente bene ascoltate in successione, nonostante i cambi di suono, stile e produzione che Giovanni ha avuto negli anni. Lo abbiamo sentito per chiedergli qualche dettaglio in più su queste nuove esperienze.
Ciao Giovanni, a che livello di ansia stai?
È altino ma non è niente in confronto a quello che sarà tra una settimana. Io ho l'ansia anche se devo suonare in parrocchia, non ho ancora la percezione di come sarà.
Ti aspettavi di essere chiamato a Sanremo o hai mandato la canzone giusto per?
Un po' tutte e due anche perché non è una canzone che immaginavo tanto al Festival di Sanremo, però ti devo pure dire che una volta che l'ho mandata probabilmente ci sarei rimasto male se non fosse stata presa.
Sanremo era il tuo sogno da bambino oppure una roba nata negli ultimi tempi, vedendo anche tanti tuoi colleghi che hanno calcato quel palco?
Non è il sogno di bambino, allo stesso tempo quando fai questo lavoro ogni tanto qualche parente o qualche amico ti chiede "Ma a Sanremo ci andresti?", e io ho sempre risposto che se avessi avuto la possibilità di farlo portando qualcosa che mi rappresentasse pienamente, perché no, l'avrei fatto volentieri. Poi ovviamente il fatto che negli ultimi anni è stata presente al Festival anche una quota del mio mondo mi ci ha fatto fantasticare di più, anche se poi in realtà mi ricordo da ragazzino i Quintorigo a Sanremo. C'è sempre stata una qualche apparizione meno canonica al Festival.
Del cast di quest'anno, chi è che non vedi l'ora di conoscere?
Massimo Ranieri. Quando giocavamo a questa cosa di Sanremo, fantasticando sulle possibilità, uno dei duetti che m'immaginavo sarebbe stato Perdere l'amore con Massimo Ranieri, anche se poi non so se avrei percorso veramente questa strada. È un cavallo di battaglia mio e di Motta, la cantiamo da quando abbiamo fatto il tour insieme.
Ti dico la verità, ancora la tua canzone Tuo padre, mia madre, Lucia non l'ho ascoltata, voglio farmi sorprendere il giorno della prima come tutto il pubblico da casa. Puoi descrivermela in tre parole?
Questa ce l'ho preparata perché è la domanda che riceverò più spesso. Il mio titolo per questa canzone è: "Una dichiarazione d'amore in inverno".
Ti esibirai in canotta come fai di solito o stavolta sarai più istituzionale?
Preferisco non spoilerare ma perché in realtà ci sto ancora pensando alla performance. La canottiera è una delle opzioni perché è quello che ho sempre fatto, anche per scaramanzia, un po' mi fa strano pensare di fare questa cosa così ansiogena ed essere diverso dal solito. Ma non ho ancora pensato davvero a niente e di certo non farò niente di strano, già sarà strana la canzone...
Com'è nata la collaborazione con Pacifico e Niccolò Contessa?
Sono due autori che ammiro da un sacco di tempo, dopo questi due anni di isolamento mi è venuta una voglia che non avevo mai avuto, quella di scrivere con altri. Ho pensato a loro e sono arrivato a loro separatamente, con un bagaglio di idee che avevo accumulato in questi mesi e abbiamo iniziato a confrontarci insieme.
Dev'essere strano mettere le proprie parole e il proprio vissuto in mano a persone nuove.
È stato bello, un'esperienza che mi interessa approfondire. Questa canzone, come molte altre in passato, ha degli aspetti molto legati alla mia vita personale e il fatto di lavorarci con persone molto esterne penso sia stato un bene.
Parlando di collaborazioni, che mi dici della scelta di interpretare Nella mia ora di libertà di Fabrizio De André con Vinicio Capossela durante la serata delle cover?
Il pezzo l'ho scelto perché è una delle mie canzoni dell'anima. Vorrei che questa esperienza del Festival di Sanremo servisse a raccontarmi bene e dal momento che quella che canto nel resto della settimana è una canzone d'amore e che io non mi occupo soltanto di amore, mi sembrava importante trovare un brano che raccontasse il resto di quello che mi sta a cuore. Questa da tanto tempo è una delle mie canzoni guida. Il fatto di farla con Capossela, a parte che mi riempie di gioia da fan, e poi avendo a che fare con un brano così pericoloso, farlo con un artista così autorevole mi fa stare un pochino più tranquillo. In effetti, parlando col mio staff sono tutti un po' preoccupati perché De André è come Gesù, intoccabile.
A ridosso di Sanremo esce anche la tua prima raccolta. È stato difficile scegliere le canzoni da inserire?
Non è stato difficile perché ho ragionato in maniera piuttosto pratica, cercando di selezionare le canzoni che a cui più persone ho visto affezionarsi negli anni. Poi non me lo faranno fare, ma vorrei fare una director's cut su me stesso, per mettere le canzoni più laterali, quelle che sono rimaste fuori e che mi dispiace di non aver potuto inserire.
Tipo Come una cacca secca?
Cacca secca è proprio il Convitato di pietra di questo best of. (Ride, NdR).
Speravo ci fosse per spaventare il nuovo pubblico sanremese! Com'è dopo tutti i cambi di atmosfera e di proposta musicale ritrovarsi al primo "greatest hits"?
È strano, un po' imbarazzante, semplicemente ti fa sentire un poco più vecchio ma scherzi a parte ero un po' spaventato proprio per i cambi di sonorità e di produzione che ci sono stati negli anni, non davo per scontato che queste canoni potessero scorrere in maniera piacevole una dopo l'altra. Devo dire che l'ho ascoltato una volta ed è stato bello.
La tua musica e i tuoi testi onesti e sorprendenti, pensi saranno capiti all'Ariston?
Meno mi avventuro in queste risposte e meglio eh (ride, NdR). Mi succede spesso di pensare che ciò che scrivo sia molto più semplice di quello che poi dimostra di essere.
Hai già in mente cosa succederà alla tua musica e alle tue sonorità dopo Sanremo?
Sì ma è sempre molto confuso nella mia testa, non te lo so descrivere ancora bene, faccio fatica a descriverlo ai produttori con cui sto lavorando!
"Le viscere sul tavolo", come diceva Andrea Pazienza. Com'è lavorare in questo modo?
Ti direi che fa bene, io non potrei fare diversamente e sono sempre contento, al di là dei risultati, di scrivere così. Posso dirti che significa fare tanta autoanalisi e stare tanto tempo a cercare, che può essere una cosa faticosa. Ma il male e la fatica sono ben altri, quindi direi che fa molto più bene che male.
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L'articolo Giovanni Truppi è l’unico vero outsider di questo Sanremo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-01-24 09:39:00
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