Questa è la storia di una separazione e del dolore che ne deriva. Una storia che mette paura, ma che offre una redenzione sotto forma di possibilità di cambiamento. È così che si cresce e ci si eleva, fino addirittura a volare e vedere tutto quanto illuminato dall'alto. È la storia di Splendere, il terzo singolo dei Santamarea, uscito meno di un mese fa.
Loro sono una band palermitana vincitrice di Musicultura 2023 e nostri CBCR 2024: hanno suonato dal vivo per noi all'Arci Bellezza e vi assicuriamo che è stata una cosa potente. Per chi se li fosse persi, l'occasione di rifarsi è sabato 25 maggio a MI AMI Festival per una serata che si preannuncia magica.
Splendere va a rinforzare una discografia giovane eppure già solida e affascinante (che comprende anche Acqua Bagnami, scelta da Etro come colonna sonora della sua sfilata alla Milano Fashion Week 2024). Il pezzo "prende liberamente ispirazione da un libro di poeti arabi di Sicilia dell’anno Mille, trovato per caso in una piccola libreria tra i vicoli del centro di Palermo". Lavora per immagini vivide, per contrasti tra antri oscuri e cieli infiniti e luminosi. Un pezzo che sa di radici come questa band davvero molto interessante, membri di una gen Z che loro interpretano in maniera decisamente personale e che mettono in musica in un patchwork estremamente teatrale tra ritmi world music, sonorità mediterranee e cosiddetto "indie".
Per imparare a conoscerli meglio, ci siamo fatti donare dai Stefano, Francesco, Michele e Noemi, i Santamarea, una bella live session di Splendere, dove a colpire, oltre al loro suono e alle loro voci, è una location davvero suggestiva. Partiamo dal racconto di questo posto: dov'è e soprattutto cos'era.
Il posto dove avete girato la session è pazzesco. Ce lo raccontate?
La session è stata girata in un posto surreale, una piscina abbandonata nei boschi di Castelbuono, un comune non lontano da Palermo. Un tempo la piscina faceva parte dell’Hotel Milocca, costruito negli anni ‘70, ma chiuso definitivamente nel 2011. Per evitare la sua trasformazione in ecomostro, la struttura era anche stata occupata da alcuni gruppi giovanili, ma purtroppo presto è diventato un altro pezzo di cemento sgretolato in mezzo al verde. Abbiamo scoperto l’hotel sotto consiglio di alcuni amici di Castelbuono, con cui siamo in contatto perché il paese ospita uno dei festival musicali indipendenti più interessanti in Italia secondo noi, ovvero Ypsigrock.
Come avete trovato il posto al vostro arrivo?
Quando siamo arrivati sul posto la piscina era avvolta da un anfiteatro di alberi, che respiravano come spettri attorno a lei, ricoperta di muschio e foglie, sembrava di essere entrati in un cerchio magico e antico. Era un luogo perfettamente organico per un brano come Splendere ed eravamo certi che la sensibilità di Manuela Di Pisa avrebbe colto questa simbiosi in ogni suo aspetto.
Chi e cosa ispirano in profondità la vostra musica oggi?
La nostra musica è ispirata da un luogo molto suggestivo, la costa di Carini, il nostro paese di origine. In particolare un tratto del lungomare, cosparso di case abbandonate proprio sulla riva, dove pezzi di mattonelle di cucine anni ‘60 si mischiano con la sabbia e le conchiglie convivono con vecchie foto e brandelli di vacanze passate. Si tratta di un posto stranamente familiare e nostalgico, non perché lo abbiamo vissuto in prima persona, ma per i racconti delle nostre famiglie. Ci parlano sempre di queste distese di zibibbo quando le case ancora non c’erano e di come le dune di sabbia si mischiavano col verde e il blu. Era anche il luogo dove nostro nonno spesso suonava nei locali che la costeggiavano.
Vostro nonno?
Tre di noi sono davvero fratelli, Noemi è una nostra amica di infanzia, ma per tutti noi nonno Stefano è stato una figura di riferimento nell’approccio alla musica. Cantava in una band che si chiamava I Ciclopi e a causa di una lettera nascosta da suo padre, non riuscì mai a rispondere all’invito per partecipare a Castrocaro e insieme a questa occasione sfuggì per lui la possibilità di poter vivere di musica stabilmente. Questa cosa non ha mai smesso di tormentarlo e anche per questo ci ha sempre incoraggiato a inseguire la passione che per qualche ragione anche noi abbiamo ereditato.
Com'è nato Santamarea?
Quando ormai due anni fa giocavamo a cercare un nome ed un’estetica per il nostro progetto, abbiamo deciso di inventare un’immagine fondendo due parole che in qualche modo ci rappresentano. In questo modo abbiamo scoperto Santamarea, qualcosa che nasce, come una Venere di Botticelli sbagliata, dall’incontro tra la polvere di cemento e la schiuma della marea.
Un certo tipo di spiritualità torna in ciò che dite e fate.
Siamo cresciuti a Carini, come detto, un paese di mare vicino Palermo, dove il numero di chiese testimonia un evidente rapporto simbiotico con la religione e le tradizioni. Questo ci ha sicuramente segnato e forse inventare una divinità finta, fatta di un elemento selvaggio e imprevedibile come il mare è un po’ un’esorcizzazione di questo aspetto, ma richiama anche un sincero legame di affetto con la costa di cui parlavamo prima.
Come definite la vostra musica?
Ci piace definire la nostra musica come fluida, barocca, audace. Le tracce che abbiamo pubblicato finora sono state animate dall’esigenza di esprimere senza alcun tipo di limite esterno quello che liberamente sentivamo di voler sperimentare. Abbiamo giocato con le nostre voci, con i riverberi, con i ritmi, con i testi e con i nostri strumenti, cercando di sganciarci dalla costruzione classicamente pop di un brano. Nello sviluppo degli arrangiamenti e della produzione dei brani collaboriamo stabilmente con Roberto Cammarata, con cui stiamo lavorando alla creazione del nostro primo album in un clima familiare ed elettrizzante.
Avete un look molto curato: da dove arrivano gli abiti che indossate?
Tendenzialmente la nostra ricerca degli abiti in preparazione ad una performance prende avvio dai mercatini dell’usato, i negozi second hand e vintage e talvolta anche le sartorie teatrali, dove spesso grazie all’occhio esperto esperto di Natalia Carnemolla e Manuela Di Pisa abbiamo trovato pezzi unici e molto in linea con la nostra estetica. Di recente abbiamo avuto il piacere di collaborare con Marco De Vincenzo, direttore creativo della casa di moda Etro, per la sonorizzazione della sfilata Etro Nowhere e da lì è iniziato un bellissimo rapporto di sinergia creativa che ci ha portato a poter indossare alcuni abiti Etro per shooting o performance. Per la live session abbiamo collaborato con la costumista palermitana Lidia Cirafisi che ha disegnato e realizzato l’abito con la stampa floreale, perchè in questo caso sentivamo l’esigenza di creare qualcosa ad hoc che facesse contrasto con l’aspetto tetro dell’ex hotel Milocca e risuonasse con gli accenti positivi di Splendere.
Cosa dobbiamo aspettarci dal vostro live a MI AMI?
In un vostro recente articolo riguardo il live dei CBCR ad Arci Bellezza avete scritto di noi “paiono dei bimbi ma suonano come veterani”. Ci ha fatto molto sorridere, perché non è la prima volta che ci fanno notare questo nostro mutare sul palco, diventare altro insieme, creando una dimensione intima ed emozionante. Giocando sulla vostra osservazione allora vi proponiamo di aspettarvi un live sorprendente, noi non vediamo l’ora di vivere questa esperienza.
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L'articolo Santamarea è dove le onde incontrano il cemento di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-05-03 18:58:00
COMMENTI (1)
Bravi ragazzi, veramente bravi. Tenete duro !