Suonate da un po’, avete qualche pezzo già registrato, è il momento giusto per affacciarsi sul mercato discografico o perlomeno caricare qualche brano sulle piattaforme digitali, insomma siete pronti per sfondare ma manca la cosa fondamentale: il nome giusto. Perché all’inizio ne avete scelto uno così, il primo che è venuto, ma poi a pensarci bene non è poi così azzeccato, non dice molto su di voi o semplicemente non funziona, e allora ecco qualche consiglio utile per trovare quello più adatto, non solo da parte di Rockit ma anche di celebri gruppi che ci hanno raccontato come hanno deciso il proprio nome e come fare per scegliere quello che può andare meglio.
Un nome immediato e semplice
La prima regola è non complicarsi la vita. Il nome della vostra band deve essere trovato facilmente, senza troppi sforzi su dove mettere acca o doppie v, ma allo stesso tempo non così semplice da far uscire mille mila risultati nel momento in cui si cerca su Google. Insomma, non simile ad altri gruppi o cose già strafamose: se vi chiamate Tropico del Capricorno sarà difficile scovarvi tra le varie pagine di geografia.
Vittoria Burattini dei Massimo Volume racconta così la scelta del nome: “In sala prove, in anni preistorici, avevamo due "altoparlanti" italiani non ricordo di quale marca: nei potenziometri c’era scritto solo "minimo volume" e "massimo volume". Per riuscire anche solo a percepire qualsiasi tipo di nota uscisse da quei cosi era necessario mettere tutto a "massimo volume”. Ed ecco qua, trovato il nome della band”.E il suo suggerimento va proprio nella direzione della semplicità: “Consiglierei di scegliere un nome immediato e semplice, possibilmente in italiano, che non sia troppo evocativo, così da non essere troppo legati già dal nome a un immaginario preciso. Le sigle freddissime vanno benissimo, come ad esempio CCCP, CSI, PGR…”.
Massimo Volume (foto di Simone Cargnoni)
Sobrietà
Finito da un pezzo il tempo delle band progressive con nomi lunghissimi e altisonanti, passata la moda dei nomi di donne protagoniste assolute e di gente che fa cose che furoreggiava nei primi duemila, la ricerca di un nome deve concentrarsi su qualcosa che non sia eccessivo, anche perché potrebbe essere fuorviante e non rispecchiare la vostra attitudine. Chiamarsi ad esempio, che ne so, I Topi Furenti della Città Stremata non sarebbe una grande scelta: evocativi fino a un certo punto, meglio la concretezza, anche senza abbandonare la poesia.
Corrado Nuccini dei Giardini di Mirò ci ha spiegato la cosa così: “Come quando è nato mio figlio, abbiamo fatto una lista e poi via via per esclusione. In finale erano rimasti Giardini di Mirò e i Violini del Diluvio. Abbiamo optato per la sobrietà”; tranchant nei consigli: “Non saprei, forse in generale sconsiglierei di formare una band, così non si pone il problema”.
Giardini di Mirò (foto di Ilaria Magliocchetti Lombi)
Puntare sul fascino (e, perché no, alla conquista amorosa)
Il/la musicista rimorchia, questa è una certezza. Ora è chiaro che non tutti hanno lo stesso fascino e che moltissimi suonano, quindi bisogna in qualche modo distinguersi e farsi notare, e il nome giusto può essere la chiave per aprire la strada a ogni forma di conquista, del mercato discografico ma anche dell’altro sesso. Dunque un nome che sia in grado di stimolare un immaginario poetico, un mondo da raccontare, un universo da scoprire, anche con un tocco di mistero.
Come racconta Alessandro Baronciani sulla scelta degli Altro: “Penso fossimo alle superiori, avevamo un gruppo ma ancora non lo sapevamo. Nel senso che nessuno dei tre sapeva suonare ma voleva fare una band. Ovviamente già ne parlavamo come di qualcosa che stavamo già facendo elencando i gruppi punk che ci piacevano e che ci ispiravano e la domanda che ci facevano sempre non era come vi chiamate, ma che genere suonate. Non so chi dei tre rispose il nome del gruppo. Facciamo Altro”. E in merito ai consigli dice: “Non so come si sceglie il nome di una band, penso sia qualcosa che vada con il momento storico in cui si decide di farlo. Poi c'è sempre qualcuno che sposta l'attenzione verso qualcosa di diverso e da lì in poi cambiano anche i nomi delle band. Pensa a quanta fascinazione ha avuto "Le luci della centrale elettrica", mi ricordo una volta in macchina con Nuccini dei Giardini di Mirò e Ghezzi di “Fuori orario - cose mai viste". Corrado mi chiede cosa ascoltassi e io risposi appunto Le luci della centrale elettrica al che Ghezzi si risveglia e mi dice che era una risposta bellissima, molto poetica”. E aggiunge: “Comunque per rispondere alla tua domanda, il nome migliore di una band è un nome che quando una ragazza ti chiede cosa ascolti lei possa farti un'altra domanda per continuare la conversazione. Cosa ascolti? Le luci della centrale elettrica? e che cosa è, una band? Sì, ti faccio ascoltare qualcosa, se vuoi ti faccio un cd masterizzato”.
Gli Altro (via Facebook)
Essere originali con stile
Essere orginali è una delle cose più difficili da fare, perché si rischia sempre di esagerare, di perdere il focus, di andare fuori tema. E allora è lì che bisogna avere lo stile, trovare l’equilibrio tra eleganza e follia, tra il buon gusto e lo stravagante, e questo ovviamente vale non soltanto per la scelta di un nome ma per tutto ciò che si fa.
Prendete La Rappresentante di Lista, sapete perché si chiama così? Ce lo ha spiegato la cantante del duo Veronica Lucchesi: “Non stavamo cercando il nome di una band. Anzi, non sapevamo neanche di essere una band! Le cose erano molto diverse 9 anni fa, esisteva ancora Myspace… Comunque, stavamo scrivendo delle canzoni. Probabilmente ci piaceva l'idea di dare valenza politica a quello che stavamo facendo. Forse anche per fare da contrappeso allo spirito fortemente naif di quelle prime canzoni. Quando un amico ci invitò a pubblicarle in rete, o meglio, a pubblicare i video di noi che le cantavamo leggendo ancora sui fogli le parole, scegliemmo appunto La Rappresentante di Lista. Era abbastanza strambo”. Il suo consiglio: “Se non avete il colpo di genio, fate com'è giusto per un nome: fatelo scegliere a qualcun altro”.
La Rappresentante di Lista (foto di Claudia Pajewski)
Trovare una parola chiave e lavorarci su
Avete un sound, un’attitudine, un quid essenziale che in qualche modo trova la sua spiegazione in una parola: concentratevi su quella, lavorateci su, sviluppate un concetto. E non intendo tutti quegli assurdi giochi di parole che nacquero dopo la scelta dei Punkreas di chiamarsi così (tipo punkine, punkarrè, punkake ecc), quello funziona una volta su mille. La parola giusta, magari accompagnata dall'aggettivo vincente, ed è fatta.
Un po’ come per i Sick Tamburo, come ci racconta Gian Maria Accusani: “Per quello che mi riguarda, di solito ho pensato ad un concetto o ad una parola che mi sembra figa, che mi attirava e poi ci ho lavorato un po’ su. Nel caso di Sick Tamburo è andata così: sono nato batterista quindi il tamburo è una cosa a cui sono molto legato e mi suona bene dentro. Sick, ovvero malato, l'ho aggiunto perchè mi piacciono da sempre tutte le cose storte, malate appunto. Ho messo assieme le 2 cose ed ecco il nome”. Per la scelta niente consigli, “Credo che valga tutto e anche il contrario di tutto”.
Sick Tamburo (foto via Facebook)
Lasciatevi ispirare
Sempre chiusi nella vostra sala prove? No buono. Uscite, vivete la città, incontrate le persone: da ogni piccolo dettaglio di una conversazione o di un giro in centro si possono cogliere idee valide per trovare il nome giusto, come raccontano i Canova: “Stavamo cazzeggiando per Milano e abbiamo notato un cartellone con sopra scritto “Canova”, era evidentemente per una mostra ma lo abbiamo subito immaginato come se fosse la locandina del nostro concerto”. Il loro consiglio? “Istinto, arroganza, fortuna e vivere”.
Canova (foto via Facebook)
Se anche con questa piccola guida non riuscite a decidere come chiamarvi, esistono su internet tantissimi generatori di nomi per band, affidandosi così alla totale casualità: basta inserire una o più parole ed è fatta. Ne ho provati alcuni così, senza alcuna velleità di lanciarmi nel mondo della musica, e anche se i risultati non sono eccezionali è comunque divertente. Scrivendo Rockit in Bandnamemaker il suggerimento più assurdo è Rockit Shogun, non male Rockit Borderline su Indiesound, decisamente più originale WorldLab che mi propone Uncle Goldilocks. Insomma, che sia una scelta ponderata o affidata al caso, una decisione istantanea o raggiunta dopo una lunga riflessione, il nome della vostra band è un elemento fondamentale che può condizionare il futuro, segnare il destino di un percorso musicale, quel certo non so che che può fare la differenza; ma a volte la fortuna può condurre a soluzioni tanto estemporanee quanto vincenti, tanto da farvi riempire i palazzetti con nonchalance anche senza sforzarsi troppo sul decidere come chiamarsi. Il consiglio di Tommaso Paradiso è in questo senso illuminante: “Tommy come si sceglie il nome di una band, secondo la tua esperienza personale?” “A cazzo di cane”.
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L'articolo E voi come vi chiamate? - Consigli utili per scegliere il nome giusto per una band di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2019-03-12 11:30:00
COMMENTI (1)
Anche le nuovissime e pluribalsonate band di oggi hanno il nome eccessivamente fuorviante ma che è adatto al tipo di musica o composizione musicale che si crea e nel luogo in cui si vive, avete un articolo in proposito di band come giuse the lizia o anche queen of saba e eye of the tiger che sono molto originali