La scena folk punk riparta dai Menagramo

Un rullante e un lavatoio di ferro, una chitarra acustica e un banjo in prestito, attitudine crust e street, testi come pugni nello stomaco. L'Italia ha trovato la sua band di folk punk del futuro

I Menagramo live, foto di Luca Mazza
I Menagramo live, foto di Luca Mazza
06/12/2022 - 10:07 Scritto da giorgiomoltisanti

Mai prima d'ora una realtà punk aveva rappresentato in questi termini il concetto di folk-punk in Italia, e questa è una notizia. Enrico (washboard, percussioni e cori) e Walter (voce e chitarra), i Menagramo, hanno un rapporto vero con la propria identità culturale e la musica che fanno, la conoscono bene, e i brani del loro disco omonimo (2022, Wild Honey Racords) sono là a dircelo, senza mezzi termini.

Aspettative contro realtà, si potrebbe sintetizzare, ma così il conflitto apparirebbe troppo in bianco e nero, e per gli autori di queste diciotto tracce, uscite in una seconda e più ambiziosa ristampa, dopo una serie di sfortunati eventi, il contrasto esiste ma in modo così netto da non esserci neanche gara. Nel periodo di più grande confusione mai vissuto in Italia (e forse nel mondo), il contrasto tra vero e falso è molto forte. Come c'è una parte della popolazione che vive di menzogne, forzature e frasi fatte c'è anche un sacco di gente che sa come stanno realmente le cose e vive di conseguenza.

 

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Lo so, detta così fa molto Matrix ma pensateci un attimo. Sarà l'ansia di riuscire, d'arrivare, sarà perché chi riesce a vincere continua a vivere per vincere e chi non ce la fa pensa di togliere un po' a chi vince, ma quante volte avete sentito usare l'espressione “folk-punk” a ufo? Infatti noi che abbiamo preso la pillola rossa, sappiamo tutti che il termine folk-punk oramai non vuol dire più una mazza, no? Qual è il folk-punk? La Bandabardò o i Pan del Diavolo? Rein o Mambassa? Gli Zen Circus (che a onore del vero si dicono “buttero punk”) o Tunonna? Dalyrium Bay o Given Vent? Vanvera o Girless (& the Orphan)?

E che dire di tutti quei gruppi punk che, per esigenze varie ed eventuali, si sono messi a fare live acustici, sono folk-punk o solo paraculi? O forse intendiamo un'etica folk-punk di respiro internazionale, ma pure queste sono molte e varie: quella dei Dropkick Murphy o dei Pogues? Dei Get Dead o di Frank Turner? Violent Femmes o Mischief Brew? Moldy Peaches o Sick And Poke? Magari qualcuno fa riferimento a una forma di coolness folk e punk, ma quale? Johnny Cash o Dee Dee Ramone? Henry Rollins o Neil Young? Non si capisce, e purtroppo non c'è da capire. L'unica spiegazione la conosciamo ed è sempre brutta a dirsi. Ma va detta: l'Italia è un paese in cui spesso i termini possono essere usati a sproposito (vedi "indie").

Ecco perché, a suo modo e nel suo piccolo, la nascita dei Menagramo risulta una rivoluzione. Una di quelle vere, fatte di manifesti, talkin' about e vere e proprie filosofie (“Ho le mie idee, sono un antifascista, ma al tempo stesso sono molto sfiduciato rispetto al futuro e faccio sempre più fatica a identificarmi in qualcosa e a trovare motivazioni per impegnarmi in modo attivo”) che li avvicina a tutta quella scena anarcho-folk e/o crust-folk che a conti fatti non ha mai avuto un corrispettivo italiano.

Foto di Luca Mazza
Foto di Luca Mazza

Perché, diciamocelo, gruppi italiani che potrebbero essere sul serio affiancati ai Days'n'Daze, We The Heathen, Leftover Crack, fino a certe uscite degli Star Fucking Hipsters e Laura Jane Grace con e senza gli Against Me! non ce ne sono ora e non ce ne sono stati. Per quelle che sono le mie informazioni, Menagramo nascono come idea nel 2016 e come progetto l'anno dopo ma fino al 2018 o 2019 con una volontà elettrica e solo infine come li conosciamo ora. “Allora - fa chiarezza Enri - il passaggio in acustico è avvenuto in realtà prima, nel 2017 dopo due concerti in elettrico. Ho scoperto l'anarco-folk americano coi suoi strumenti improvvisati o mutuati dalla musica da strada anni '30 e abbiamo pensato fosse una soluzione sicuramente più comoda che trascinarci strumentazione pesante in giro ogni weekend”.

Essendo quindi passati degli anni, viene naturale da chiedersi, in relazione alla lunga fase di gestazione, quanto l'idea di Menagramo sia nata in modo istintivo e naturale e quanto invece con piena consapevolezza di un vuoto nella scena che poteva essere colmato. Enri non esita: “Le band che hai citato sono band che amiamo e che ci hanno influenzato molto ma i Menagramo nascono principalmente da un'urgenza e una voglia di fare cose che, credimi, non sentivo più da quando avevo diciassette anni. Se la scelta del passare all'acustico è stata dettata se vuoi anche dalla pigrizia, in realtà ha reso il produrre musica e pubblicarla più facile, dandoci la possibilità di essere più immediati. Non ci siamo mai posti il problema di una presenza di una nicchia musicale del genere o no, abbiamo fatto quello che abbiamo sempre fatto con strumenti diversi”.

Enrico infatti qualcuno lo ricorderà nei Teenage Gluesniffers, Walter invece nei Mannaia ma, se sia più giusto considerare Menagramo un side-project o quei capitoli conclusi, Enrico ha le idee chiare: “I Menagramo sono nati come progetto parallelo alle nostre band, anche se va detto che entrambe non erano attive come un tempo. I Gluesniffers suonavano meno e purtroppo sono arrivati a una tragica fine con la morte del nostro cantante Paolo (a cui è dedicato il CD Ribcage del 2020 su Professional Punkers. nda). Ora suono anche nei Mcbain e Walter con i Secoli Morti ma sono realtà che coabitano”. Con buona dose di coraggio, li ho descritti come rivoluzionari, nella misura in cui intuisco dunque un ponte di collegamento passato-presente (e futuro...) che alcuni giudicheranno ai limiti dell'insolenza: può infatti uno sconosciuto duo all'esordio ufficiale, dopo una falsa partenza, senza un grossa etichetta alle spalle e un frastuono pubblicitario ad annunciarli, scomodare un etimo così altisonante?

Foto di Luca Mazza
Foto di Luca Mazza

Enri mi da man forte e fa capire la piena cognizione del lavoro fatto. “L'intenzione è stata quella di dare una seconda chance a un disco a cui teniamo moltissimo, uscito in un periodo difficilissimo. Siamo riusciti a includere quattro pezzi registrati in lockdown a distanza, dandogli anche una componente di novità. Erano brani destinati a un EP a cui avevamo iniziato a lavorare, con tanto di artwork della nostra amica Dany Ballone o Hyde Ink che dir si volglia. Una volta però avuta la controproposta della Wild Honey abbiamo di rendere giustizia a Ribcage”. E aggiunge: “La cover di Too Many Problems nasce da Walter, che è un grande fan di Cranford Nix. Uno di quegli artisti che, pace all'anima sua, sapeva creare immagini che vedevi nel momento in cui le sentivi in musica. Walter la suonò durante un check in Germania e abbiamo subito pensato potesse essere una potenziale cover da inserire nel disco e così è stato”.

Mi spiega allora come la musica di Crannie per lui trasudi un senso di disperazione e angoscia, e come i testi siano in pieno stile crust e street una parte fondamentale dei Menagramo e in generale ne sia sempre stato ossessionato: “Preferisco dare una spiegazione in più piuttosto che sbattere venti parole in fretta su un foglio. Ci tengo sempre molto che i testi siano a disposizione di chi ascolta la nostra musica. Motivo per cui sono inclusi in libricino a parte con tutte le cure del caso”. Così veniamo a conoscenza di un'altra loro peculiarità: il percussionista è autore di gran parte dei testi, anche se “Fortunatamente io e Walter siamo complementari al 100%. Se è vero che gran parte delle idee e delle canzoni arrivano da me, Walter riesce a dargli una forma che io non riuscirei mai a dare. Io tendo a farmi prendere dall'entusiasmo per tutto e sono contento che Walter riesca a dare un grande equilibrio al gruppo; non potrebbero esistere i Menagramo senza uno dei due”.

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A questo punto l'unico timore fondato è dato dal fatto che in due generalmente dopo una manciata di dischi si implode per le ridotte possibilità di movimento compositivo (se si escludono appunto gli scazzi). E se nel disco ci sono già innesti di banjo, quanto rischiamo di ritrovarci da qui a cinque anni i Menagramo in versione con fisarmonica, mandolino e zufolo resta ancora un mistero (“L'idea della full band è venuta ma per ora è stato solo pourparler!”). Per ora resta una band strabordante di spirito DIY che è stata in grado di risollevarsi dalle proprie sfighe alla grande, che non ha nessun problema a suonare col sole a un festival estivo, nel salotto di fan dell'est Europa e un mini-tour negli States a casa di chi questo genere l'ha inventato (“E' stato incredibile, non l'avremmo mai immaginato nel 2016 e arrivarci dopo due anni di attese e rinunce è stata una gioia immensa”).

E la cosa che desta maggiore stupore è che Menagramo, gruppo e album, aggrediscono a sangue freddo tre scene (folk, rock e punk), senza clamore e senza fuoco. Piuttosto con un'azione malandrina da maquis, svelti a mordere fuggire, coperti dalla notte e dalla solidarietà di chi, pure in questo bel periodo buio, è disposto a difendere il sacro verbo del vero. Le loro armi? Un rullante e un lavatoio di ferro, una chitarra acustica e un banjo in prestito.

Riportando il suono a livello zero, lavandolo dalle ipocrisie e dalle cattive amplificazioni, dai trucchi, dagli effetti speciali, dalla mancanza di uno spirito. Speriamo facciano tendenza se non storia, incanalando il folk-punk sulla via di una musica parca ma intelligente, spiritosa e sincera, umorale e grintosa, rivoluzionando l'estetica sonora di una Italia che si beve tutto. Perché, se siete arrivati fino qui, dovrebbe esservi chiaro che: finalmente c'è qualcuno che porta avanti il concetto di folk-punk con un approccio non inedito ma di sicuro nuovo qui da noi, per com'è inteso nel resto del mondo negli ultimi vent'anni e non solo sul pianerottolo di casa nostra. E quel qualcuno si chiama Menagramo.

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L'articolo La scena folk punk riparta dai Menagramo di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-12-06 10:07:00

Tag: album

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