Avete idea di quanto sia complesso organizzare un concerto? Avete idea di quanto questa difficoltà aumenti in maniera esponenziale in tempi di covid? Se sì, forse potete immaginare quanto sia frustrante aver speso tempo ed energie per mettere in piedi un evento importante e poi vederselo sfumare sotto gli occhi proprio nel momento del suo culmine. È più o meno quello che è successo lo scorso 1 settembre ad Avellino, in occasione del live dei Gazebo Penguins presso il Casino del Principe, gestito dall’associazione Avionica. Una storia che lascia tanta amarezza nel vedere come spazi così piccoli, nell’isolamento della provincia, finiscano per essere umiliati dalle istituzioni.
“Stiamo facendo il bis, proprio l’ultimo pezzo del concerto (Senza di te, ndr), quando arriva uno dei ragazzi del circolo che ci chiede di fermarci perché ci sono i vigili all’entrata che sta questionando il live. A malincuore spegniamo tutto l’impianto e facciamo l’ultima canzone a cappella, ma non va bene neanche così”. A parlare è Gabriele “Capra” Malavasi, voce dei Gazebo Penguins, che ha voluto raccontarci come ha vissuto dal palco questa esperienza sconfortante. “Questi agenti, alla fine, finiscono per entrare e vengono a chiedere a noi membri della band i documenti. Dopo 5 minuti tornano dentro e vengono al nostro banchetto dove stavamo vendendo il nostro merch, per chiederci di nuovo tutte le generalità senza alcun garbo. Dopodiché sono rimasti all’ingresso per quasi 2 ore”.
“È stato un imbarazzo forte, perché dopo 6 ore e mezza di furgone ti viene interrotta un’esperienza che stai facendo vivere a un centinaio di poveri cristi tutti distanziati, seduti, con tutti i controlli del caso. C’erano pure i tamponi all’ingresso, era davvero fatto tutta a regola”, continua Gabriele. Ora, se avete presente cosa siano i live dei Gazebo Penguins in condizioni normali, vi renderete conto di quanto sia mortificante guardarli da seduti. La bellezza di questo tour post pandemico messo in piedi dalla band sta proprio nel costruire un climax per tutto il live che culmina nel finale: il gruppo si alza in piedi, il pubblico anche, e ci si trova a urlare tutti insieme a squarciagola quell’inno alla disperazione che è Senza di te. È uno sfogo collettivo sano che, pur vissuto da distanziati, dà una parvenza di normalità al concerto. Immaginate la frustrazione nel vedervi tolto questo fugace lampo di condivisione, tanto più in un periodo come questo.
Ma a cosa è dovuta questa interruzione? Pare che a mancare fosse l’autorizzazione, eppure non tornano tutti i conti. Intanto perché non si trattava di un concerto abusivo, fatto di nascosto, ma era ben dichiarato su tutti i social, così come per tutti gli eventi organizzati da Avionica – che, ricordiamo, agisce come organizzazione no profit senza scopo di lucro –, possibile che il comune si sia reso conto solo a live quasi concluso dell’irregolarità? E poi, a quel punto, perché l'organizzazione avrebbe dovuto prendersi la briga di controllare i green pass, far rispettare il distanziamento, controllare che i partecipanti avessero le mascherine, se è già di per sé un evento illegale? Insomma, c’è qualche elemento che non quadra in come è stato riportato il fatto dagli organi ufficiali e sembra altrettanto evidente come, da parte dell'associazione, ci fosse l'intenzione di agire nel pieno rispetto delle regole. Motivo per cui ci siamo fatti spiegare meglio la questione da Luca Cioffi, presidente di Avionica.
“Penso che per analizzare questa situazione sia necessario raccontare che realtà siamo. Noi gestiamo questo centro polifunzionale giovanile all’interno del Casino del Principe, che è una struttura storica di Avellino. Le attività sono partite nel 2019 e il progetto scade il prossimo 31 ottobre”, racconta Luca. “Il giorno dopo il concerto sono usciti degli articoli che parlavano di degrado e abusivismo nel nostro centro. A me pare un attacco evidente a noi in vista della scadenza della nostra gestione su Casino del Principe. Per fortuna in risposta c’è stata grandissima solidarietà nei nostri confronti, da parte di chi in questi due anni ha riconosciuto che le nostre attività hanno arricchito lo sviluppo culturale della città”.
La percezione di Gabriele è che il live sia stato un capro espiatorio per andare a colpire il circolo: “Ci siamo trovati in mezzo a una diatriba che per noi esulava dalla musica live. Per me è stata un’esperienza molto estraniante e deprimente. Che una cosa così strutturata e organizzata venisse interrotta così non ci era mai successo. Ci hanno detto che l’entroterra campano è veramente desolato, quando vai a distruggere quel poco che delle persone in gamba riescono a mettere in piedi io lo vedo come un atto doppiamente criminale”.
In seguito a questo episodio, il direttivo di Avionica ha aperto le porte del Casino del Principe perché la gente venisse a vedere con i propri occhi quale sia la situazione del circolo. “Chi prova a raccontare questa storia come abusivismo è evidentemente in cattiva fede. Ogni richiesta di dialogo non è mai andata a buon fine, ogni richiesta di maggiore regolamentazione è caduta nel vuoto, la proposta di patto di collaborazione presentata per la gestione della struttura non ha ricevuto risposta”, si può leggere nella risposta pubblicata sul proprio sito da Avionica nei giorni successivi all’infausto concerto.
“Fin dall’inizio è venuta meno la collaborazione col comune prevista dal progetto: la manutenzione del giardino e degli spazi che ci sono stati affidati è avvenuta unicamente grazie al nostro operato”, continua il comunicato. “Si utilizza un racconto fotografico di una stanza non in nostra gestione e per quello adibita a deposito, a discapito di tutti gli altri ambienti che quotidianamente vengono vissuti e curati dalla nostra associazione e che non sono stati documentati affatto”.
Sembrerebbe che il concerto sia stata l’opportunità di mettere in cattiva luce uno spazio di cultura sano e no profit che, evidentemente, non va giù alla giunta comunale, come sottolineato ancora di più dal silenzio che, secondo il direttivo del circolo, il comune ha mantenuto di fronte alle periodiche richieste di Avionica. Il fatto che questo avvenga quando mancano 2 mesi alla fine della concessione del Casino del Principe fa pensare che ci siano già altri progetti a cui destinare questo luogo che, in appena 2 anni e col covid di mezzo, era riuscito a smuovere un po’ la staticità della vita culturale di Avellino. E che, se dovesse finire in maniera così ingloriosa (per non dire vigliacca), sarebbe davvero una sconfitta per tutta la città.
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L'articolo Se un concerto dei Gazebo Penguins è un crimine di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-09-08 16:30:00
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