Se non hai scritto delle hit non puoi più parlare di musica

Un commento duro di Morgan su "Bellissima" di Annalisa durante X Factor genera la reazione dell'autore del pezzo, Davide Simonetta, secondo cui chi non ha fatto successi non può criticare. Pur senza hit alle spalle, qua è dove vi spieghiamo perché questo ragionamento ci fa un po' di orrore

Bellissima is the new Mazurka di periferia
Bellissima is the new Mazurka di periferia

La notizia, prima di tutto. Poi il commento. Succede ieri sera che c'è la prima puntata live di X Factor, edizione numero 17. Le puntate precedenti, quelle registrate, non sono andate granché bene da un punto di vista dello share, l'esordio invece sì, eccome. Potrebbe essere una svolta per uno show che da anni si dice agli sgoccioli invece resiste sempre (solo in Italia).

Parte del merito – ma è una speculazione nostra – potrebbe essere del nuovo giudice Morgan, che a livello mediatico funziona sempre gli equilibri. Ed è proprio lui al centro di questa vicenda, quando un concorrente Matteo "Alieno" Pierotti esegue una sua versione di Bellissima di Annalisa, canzone tra le più streammate e passate in radio dell'ultimo anno. "Non la conoscevo" commenta Morgan. Poi aggiunge, per altro facendo i complimenti al concorrente per l'esibizione: "La trovo di grande banalità dal punto di vista armonico. Quella canzone è armonicamente inesistente".

Pochi minuti dopo su X – ma chiamatelo pure ancora Twitter – commenta Davide Simonetta, produttore e co-autore della canzone: "Mai un successo e spiega cose. Che mondo splendido". Poi, a chi gli fa notare che Morgan ha fatto canzoni famose e lui no: "Io faccio l'autore, ovvio che nessuno si ricorderà di me. Tranne mio figlio, grazie alla Siae".

Simonetta, per chi non lo conoscesse, è uno degli autori più quotati degli ultimi tempi. Noto in un primo momento con il moniker d.whale, con un passato in band pop rock come Karnea e Caponord, ha lavorato un po' con tutti. Oltre ad Annalisa, Fedez (es. Mille), Tiziano Ferro, Blanco. Solo all'ultimo Sanremo ha firmato i pezzi di Mengoni – vincitore –, Tananai e Rosa Chemical, entrambi brani di successo. Fine delle informazioni di base. Qua sotto è quello che pensa sulla vicenda il Collettivo HMCF, gruppo di appassionati di musica e organizzatori di eventi bolognesi attivi nell'ambito dell'underground da ormai una quindicina d'anni. 

video frame placeholder

Al di là di quello che dice, pensa o commenta un personaggio pubblico all'interno di un talent show – che ricordiamo è televisione, spettacolo – colpisce che come risposta riceva un laconico tweet che parla di numeri e successo. Una dittatura della meritocrazia che fa capire come chi lavora in un settore creativo e culturale (?) ragioni essenzialmente con delle tabelle excel di vendita. Una cosa funziona? La ripetiamo all'infinito. Una cosa funziona? Allora è giusto avere diritto di parola. Una cosa funziona? Quindi ha ragione.

Ma se fosse vero tutto ciò, davvero il segreto di questo successo è custodito in quelle persone che fanno le cose con i numeri altissimi di fianco nella tabella? Sarebbe così facile? Perché il problema è che alla fine, se si vuole dare forza a questa teoria, basterebbe investire tot.soldi su tot.persone per fare una canzone x generata da quelle persone. Insomma, sarebbe facilissimo e così facendo migliaia di progetti musicali a un certo punto del loro percorso si dovrebbero sentire realizzati seguendo questo modello in maniera devota, perdendo di vista alcune cose banali, semplici e mediocri (a quanto pare...) di questo settore. 

In Italia mancano sempre più luoghi fisici e spazi dove formare persone, pensiamo a realtà che lavorano nel culturale e sociale, motori fondamentali per comprendere passioni e plasmare personalità. Luoghi dove trovare persone di ogni età possano confrontarsi e crescere tra le loro similitudini e divergenze. Mancano supporti adeguati alla tenuta psicologica di questo settore, dove addetti ai lavori vivono in una competizione malsana e gli artisti non riescono a comprendere l'idea che le cose possano anche non andare bene ma soprattutto manca tanto rispetto per il lavoro altrui. Già perché a quanto pare, bastano due soldi da dare a tot.persone che fanno tot.incassi e la formula funziona mentre tutto il resto non esiste.

video frame placeholder

Alimentare tutto questo opprime un rapporto circolare che sarebbe sano laddove da piccoli cluster di genere nascono germi necessari portare un messaggio a un pubblico più ampio. Lo sappiamo perfettamente che il mercato è mercato. Che le aziende pagano gli stipendi e devono portare il fatturato a casa, non viviamo sulla luna e nemmeno siamo dei nostalgici perché non é il punto della questione. Non accettare la discussione e ridurla tutto a “un parla chi può parlare” senza poter ascoltare altro, devasta piccole fondamentali realtà e crea modelli di business non utili a livello etico (hai letto - aziende che vendono followers! hai letto aziende che vendono ascolti!) ma soprattutto cognitivo (hai letto – sentirsi forte per qualche ascolto generato da Paesi lontani).

Sapere ciò che accade attorno a noi è l'unica cosa che ci può mantenere vivi e soddisfatti, il realismo non passa dalla presenza o meno in determinati contesti per stringere mani e accordi giusti ma nasce dalla consapevolezza di ciò che si può fare. In sostanza, rendiamoci conto che le sottoculture sono fondamentali soprattutto per il mercato e devono rimanere tali senza essere contaminate da chi pretende l’unico diritto a poter parlare.

video frame placeholder

Ogni volta che troviamo ragionamenti del genere, ci fanno capire tutto il lavoro di tutela, custodia e ricerca che piccole realtà senza il numero adeguati di successi appesi in casa devono fare per trovare uno spazio all’interno di questo sistema. È una sorta di intercapedine strettissima fra i muri del cesso al piano terra in questi palazzi altissimi, nuovissimi con tutte le vetrate che si vedono nei telefilm che però non hanno fondamenta solide. A quanto pare c’è un tempo un tempo per stare in silenzio e uno per cercare di ascoltare chi ha avuto più successo di te11!!1 ecco, noi in tutta questa faccenda siamo al bar a discutere, sperando un giorno di trovare un “posto” giusto.

---
L'articolo Se non hai scritto delle hit non puoi più parlare di musica di Collettivo HMCF è apparso su Rockit.it il 2023-10-27 13:10:00

COMMENTI (2)

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • Tigermask 11 mesi fa Rispondi

    Morgan è stato saccente, presuntuoso e irritante, probabilmente per ragioni d'audience. Se solo chi conosce la musica ha diritto a giudicarla, presupporrebbe che a parlare di ippica siano solo i cavalli. Fare una canzone " facile" è difficile come scrivere un best seller, anche se in tanti ci provano. Gli intellettuali e gli artisti veri sanno anche parlare "facile" e al popolo. E comunque Morgan 5 minuti dopo ballava con la Pausini...

  • albieg 11 mesi fa Rispondi

    In certi casi è impossibile andare al di là di quel che dice, pensa o commenta un personaggio di un talent show. Il tweet di Simonetta è la risposta a qualcuno che fa parte di un mondo mainstream, e come tale deve essere considerata. Il "dibattito" si muove all'interno delle regole di quel mondo, in cui la complessità armonica - tra l'altro giudicata sulla cover fatta con quattro accordi al piano, visto che Morgan ha dichiarato di non conoscere la canzone originale - non ha generalmente un impatto significativo sul successo. Personalmente non intendo quanto scritto da Simonetta come un metodo per tacitare universalmente il diritto di critica: è una lettura eccessivamente restrittiva che spersonalizza eccessivamente questa interazione. La risposta - visti contesto e futilità della critica - è giustificabile e interpretabile anche in base all'irritazione suscitata da Morgan. Non bisogna leggerci troppe intenzioni.