I segnali erano chiari. Dalle interviste conscious al singolo apripista Autostop, tutto pianoforte e introspezione, avevamo già capito che la prima fatica full-length di Rondodasosa sarebbe stata diversa da come l'avevamo immaginata.
Ma cosa sapevamo realmente di Rondo fino ad oggi, data di uscita di Trenches Baby? Il suo nome all'anagrafe è Mattia Barbieri, ha appena vent'anni e ha trascorso gli ultimi due facendosi largo nel rap game, tra classifiche e notiziari. Prima con la formazione Seven 7oo e poi col debutto solista Giovane Rondo, abbiamo assistito alla fulminea ascesa di un driller di San Siro che con il linguaggio e le influenze punta al mercato internazionale, una testa calda – a tratti incandescente – che colleziona tante certificazioni quanti beef coi suoi colleghi. Ma i teenage years sono giunti al termine, il giovane Rondo è cresciuto, e nonostante le recenti apparizioni sul suo Instagram di Bobby Shmurda e Kay Flocka, dentro Trenches Baby troviamo featuring di Lazza, Ghali e Rose Villain, 17 tracce in cui Rondo drilla poco e pensa molto, a tratti troppo.
Un album intitolato Trenches Baby, per di più lungo 47 minuti, rende perplessi coloro che hanno conosciuto Rondo con le prepotenti Sturdy e Louboutin. Da un suo album ci aspettavamo controversia, voce grossa e zero filler, ma Il prodotto finale rimane a cavallo tra un passato complicato ed un presente in cui affermarsi. Passano in secondo piano le tematiche di strada, di fame e di crimine, lo spazio viene occupato da amore, amicizia e sogni. Il beatmaking del fedelissimo NKO è infallibile anche accostato agli immensi synth di Miles: è proprio sulla loro prod a quattro mani di Sin cara, un interludio boom-bap per lasciar Rondo libero di giocare col flow, che Trenches Baby stupisce e decolla. Ma a discapito di ogni pronostico, l'elemento dominante dell'album è la melodia: Rondo si cimenta nel canto su quasi ogni traccia, ancora alla ricerca del suo range, convincendo solo a tratti.
Come se non fossero già state scritte abbastanza love songs con un sample di Ready or Not dei Fugees, Blue cheese si aggiunge alla lista: il suo ritornello autotune-r&b intonato prima da Rondo e successivamente da Lazza genera una sensazione di dislivello impossibile da colmare. Torna anche thasup a collaborare, ma i falsetti di Drillmoon non tengono testa a c!ao, il banger di punta sull'album del producer in viola.
Tantissimi sono i throwback agli anni d'oro della trap americana, quelli in cui Travis Scott era il presidente e Goosebumps l'inno nazionale. Brani come Outside e Dolore 2 dimostrano quanto il giovane di San Siro debba all'Atlanta di Lil Baby e la Chicago di Lil Durk, accelerando il ciclo della nostalgia musicale e facendoci sognare un trap party del 2016.
Con il suo primo album Rondo esce allo scoperto, abbandona le trincee ed appende il giubbotto antiproiettile al chiodo. Risponde a coloro che speculavano su chi fosse raccontando chi è diventato: un giovane artista a cui non puoi levare il blocco da dentro, ma che si fa volentieri una passeggiata a vedere cosa c'è al di fuori. Sarebbero infinite le vie da esplorare, ma per il momento pare abbia scelto di seguire le orme già tracciate da altri rapper milanesi prima di lui. C'è realmente bisogno di nuovi Lazza, Sfera e Rkomi o già si rimpiange il vecchio, giovane Rondo?
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L'articolo Se pure Rondodasosa ci propina delle melodie di Vittoria Brandoni è apparso su Rockit.it il 2022-11-04 15:02:00
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