Mi sono svegliato di soprassalto e ho fatto gli occhi piccoli piccoli per cercare nel buio tracce di big in gara, superospiti che fanno il medley dei loro 780 successi dal 1934 a oggi, ho sollevato il cuscino per paura che sotto ci fosse Fiorello a fare le battute del menga o Giovanna, la moglie di Amadeus, seduta nell'armadio, delusa che mi fossi addormentato dopo sole 12 ore di diretta. Era un incubo, ma non ne sono sicuro neanche ora che sono completamente sveglio e, come un novello Lovecraft che descrive in prima persona l'orrore senza spazio né tempo, mi accingo a parlare di ciò che ho visto l'altra notte cosciente che nessuno mi crederà. Amadeus, ma sei impazzito? Che scaletta hai fatto? I tuoi anziani stage manager non ti hanno messo nemmeno un po' di pressione? Stai conducendo una gara canora in cui il primo cantante si esibisce poco dopo le 21 e l'ultimo all'1.30 passate: neanche San Giovanni nell'Apocalisse trova parole per descrivere tale supplizio. Ma non ci pensi a chi ci lavora, ai giornalisti, a quei musicisti che suonano benissimo il violino per 50 euro al giorno, a Michele Zarrillo?
Fatta la dovuta introduzione, vediamo di capire cos'è successo durante la seconda serata sanremese, che inizia con una sapida gag di Fiorello, su cui mi adopererei per spendere qualche parola: basta zì, una volta fai pure sorridere, cento volte dai fastidio come quelli che ti raccontano una barzelletta e poi te la spiegano. In più, ho il forte sospetto che alla fine, il ritardo accumulato sulla tabella di marcia sia colpa tua, quindi ti chiederei di fare un passo indietro. Parte la gara dei giovani, a decidere è la demoscopica di cui abbiamo già sperimentato le capacità nella prima serata, e così Fasma, il trapper che urla vince su Gabriella Martinelli e Lula mentre Marco Sentieri domina su Matteo Faustini. Focus: Marco Sentieri è quello della canzone Billy Blu sul bullismo, quella che finisce con le parole (non letterali) "Era meglio se tua madre ti picchiava da piccolo, così stavi più fermo e facevi meno il gradasso". Lui ha 35 anni ed è nei giovani, per dare la misura di un sacco di percezioni errate in Italia. Sua è la canzone più imbarazzante del Festival.
La gara dei big inizia dopo un'ora di niente e a partire è Piero Pelù con la canzone dedicata al nipote, che pur somigliando alla sigla di un cartone animato, risveglia un attimo le prime file. C'è da dire che Piero non stona neanche sott'acqua e mentre canta fa brutto a uno seduto in sala, quindi non può starmi antipatico, neanche quando mette in imbarazzo i suoi parenti. Elettra Lamborghini fa il suo ingresso impacchettata dentro una tutina spaziale, emozionatissima e totalmente priva di doti canore, eppure il culo lo fa muovere lo stesso e vorresti abbracciarla dalla tenerezza che ti fa. Mentre twerka, l'attenta regia inquadra le prese di corrente dell'Ariston, rimediando a evento quasi terminato. Sarà un successo assurdo. Nigiotti canta una canzone da Nigiotti, decidete voi se sia un bene o un male.
Le donne della serata sono due giornaliste del TG1 e Sabrina Salerno, che assorbe le istanze femministe della giornata precedente creando sui social una corsa all'aneddoto sulle masturbazioni adolescenziali. Levante canta una canzone che ha bisogno di più ascolti ma che potrebbe essere bella, con un testo che merita ma di cui non si capisce una parola. I Pinguini Tattici Nucleari vanno forte con un brano che è già diventato tormentone, si mangiano il palco e sono tra i migliori della serata. Sono quasi le 23 e arriva il primo superospite della serata (ce ne saranno trecentoquaranta): Tiziano Ferro in coppia col padre putativo Massimo Ranieri, per una versione corale di Perdere l'amore (che cos'è, un episodio crossover?). Non sappiamo ancora di quale sostanza fosse fatto Tiziano quando ha firmato il contratto per tutte le serate, ma deve regolare l'intonazione altrimenti ricorderà questa esperienza come la più grande cazzata della sua vita adulta.
Tosca è una Cantante con la C maiuscola, porta una canzone sanremese nella più classica accezione del termine e ci ricorda quando, per cantare, ci voleva anche la voce. Dopo di lei Paolo Palumbo, il ragazzo affetto da SLA che canta tramite computer. Chiamatemi stronzo ma ho problemi in generale con la tv del dolore, anche quando porta messaggi positivi come in questo caso; mi sembra il classico caso in cui piangendo per due minuti davanti alla tv, assolviamo noi stessi dall'indifferenza. Potrei sbagliarmi, quindi passo oltre: sono le 23.30, tutti i vecchi sono già a letto e si perdono la reunion che il Primavera c'invidia: i Ricchi e Poveri in quartetto, come quando hanno iniziato nel tardo Rinascimento. Anziani, rifatti, provati, eppure quando cantano nella sicurezza del playback pezzi come La prima cosa bella o Che sarà, sono eccitato come una groupie. Fanno anche un medley di quelle che li hanno resi più importanti di Putin in Russia, per la prima volta in quartetto perché Marina manca dalla band da quarant'anni (non è una gag), e lì si riprendono tutto quello che gli ABBA gli hanno rubato nei cuori dei dj set senza velleità hipster. La brunetta e la bionda fanno le amicone ma sogno lotte nel fango in camerino, con He-Man e baffo che le dividono.
È mezzanotte, entra il superospite Zucchero. Amadeus, ma che si mettono due superospiti uno dietro l'altro? Dai, questo lo sanno anche quelli delle tv regionali. Zucchero è un professionista incredibile, fa tre canzoni in maniera perfetta, ma il pubblico è sempre lì a cantare Mammammammammammariamammammamma e ci fa poco caso. Mezzanotte e venti, si torna alla gara, ma da casa sono provatissimo e incline all'alcol, che annebbia la mia proverbiale capacità di giudizio. Poco male, c'è Gabbani che canta la solita furbata democristiana, stavolta un po' più lenta del normale ma fa impazzire il nazionalpopolare. Incredibile che la sua carriera funzioni tantissimo solo una settimana all'anno, immagino quante vitamine preventive si faccia per non ammalarsi proprio per Sanremo. Paolo Jannacci canta di sua figlia ma a quest'ora non m'interessa, voglio solo finire di vedere la gara. Amadeus, che mi odia, ha altri piani per me: fa entrare l'ennesimo superospite, Gigi D'Alessio che festeggia un anniversario qualsiasi di Non dirgli mai, e ce lo fa pesare cantandola.
Come faccio a essere lucido quando un quarto all'una appare Rancore? Il pezzo sembra molto bello e lui molto bravo, ma lo devo riascoltare a un orario più consono. Ci scherzo su, ma prima di glorificare ogni tipo di tragedia umana possa accadere nella vita, sarebbe più adatto partire dal portare rispetto a cantanti e orchestra, dal momento che lo show si chiama Festival della canzone italiana, ed è pure una gara. Ciò non avviene di nuovo e, all'una spaccata, Amadeus fa cantare prima una canzone a Massimo Ranieri e poi un medley a Tiziano Ferro. Junior Cally si esibisce senza maschera ed è la metafora più calzante del detto "la montagna ha partorito il topolino". Che, un monologo non ce lo metti? Emma D'Aquino ne fa uno pure bello sulla libertà di stampa, ma è già domani, il gallo canta etc.
Giordana Angi intona una canzone sulla madre e vi faccio immaginare la mia faccia. All'una e mezza calca il palco l'ultimo cantante, Highlander Zarrillo, con una canzone che ricorda il grande Mango, un'intonazione invidiabile e il sorriso sulle labbra. Questo è professionismo, giovani musicisti prendete appunti. Mentre attendiamo la classifica della demoscopica, un altro monologo in cui Laura Chimenti legge una lettera per le figlie. Schiumo dalla bocca, poi mi rendo conto che ho atteso l'una e quaranta per vedere una classifica più disturbante di un film di Cronenberg con l'audio sfasato: Gabbani primo, Le Vibrazioni seconde, Rancore ventiduesimo. Non ho neanche più sonno, guardo il vuoto, mi spengo lentamente in attesa dei duetti di stasera, pensando che non è giusto, ma non so neanche più che cosa.
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L'articolo Sanremo 2020, fine pena mai di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-02-06 11:00:00
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