Ovviamente non è interessante farne una lista esaustiva. La musica, però, può essere una chiave di lettura diversa del fenomeno, sia per tracciarne le problematiche - vivere in Italia da decenni e non avere ancora la cittadinanza, e quindi i visti necessari per suonare all'estero, ad esempio - o anche solo per constatare che rappano come italiani e di cose italiane. Oppure, facendo un passo indietro, chiarire semplicemente chi sono gli italiani di seconda generazione. La risposta non è sempre immediata per tutti. Ce lo racconta Kibra Sebhat: italiana con genitori eritrei, collaboratrice di ReteG2 e tra gli autori del blog La Città Nuova per il Corriere della Sera.
Volevo sfatare un mito e invece...
Sì, lo ammetto, volevo sfatare un mito. Quando mi hanno chiesto di scrivere di musica delle seconde generazioni in Italia, la prima cosa che ho pensato è stata: ah ecco, stavolta li sorprendo io, basta parlare di rap e hip hop, ora mi faccio una bella ricerca e troverò un sacco di cantanti e gruppi che fanno anche altri generi, finalmente potrò... Un attimo, forse è il caso di fare un passo indietro: voi lo sapete chi sono le seconde generazioni? Avete ragione, sono partita in quarta senza chiedermi se sappiamo di cosa stiamo parlando, perciò vi spiego. Accanto a voi, a scuola, in università, sui mezzi pubblici, in ufficio, alle poste, allo stadio sia sugli spalti, sia sul campo da gioco, vivono un milione di figli di immigrati. Hanno origini diverse, da tutti e cinque i continenti, sono nati in questo paese oppure ci sono arrivati da piccoli, alcuni sono ancora dei neonati, altri stanno crescendo già le terze generazioni. Quello che li differenzia dai comuni italiani è l'accesso alla cittadinanza: infatti chi nasce in Italia da genitori stranieri non diventa cittadino in modo automatico.
Questa breve introduzione mi serve per spiegarvi le prime righe: perchè per una volta mi sarebbe piaciuto non parlare di rap e hip hop? Perchè, non ho ben capito il motivo, sembra che dal punto di vista musicale questa grande comunità di figli di immigrati, perciò seconde generazioni, si riconosca solo in questi generi. Non è una questione di gusti ma di luoghi comuni da sfatare, di apertura mentale e consapevolezza. A proposito di luoghi comuni: ci avevo già provato una volta, proprio in una edizione del MI AMI, a sfatarne almeno uno. Il risultato è stato questo video, per la regia di Marilisa Cometti. Volevo raccontare la storia di Emily dei Cosmetic, ragazza di origini cinesi che nell’estate del 2010 non ha potuto partecipare ad una data del gruppo a Londra, perchè l’Ambasciata inglese non le ha voluto rilasciare il visto... perchè Emily, da più di vent’anni in Italia, non ha ancora la cittadinanza italiana. Per denunciare questa ingiustizia avevo bisogno dei volti e delle voci di alcuni dei migliori interpreti della scena musicale italiana e così è stato, andate a vedere. Inoltre volevo dimostrare quanto erano vecchi gli stereotipi più diffusi sulle ragazze di origine cinese: l’avete mai vista voi una ragazza con gli occhi a mandorla che se ne va in giro per l’Italia a suonare musica rock e incide dischi con Davide Toffolo e Enrico Molteni? Di solito no, si è abituati a pensare che non facciano altro che aiutare i genitori nell'attività imprenditoriale di turno, e che non abbiano degli interessi diversi dalla tradizione asiatica. Poi c’è una certa Claudia Galal, che ha curato l’edizione italiana di The New Rock Star Philosophy, che nel suo blog ti celebra i Calibro 35 e i Ministri, sorella di uno stesso collaboratore di Rockit, Samir Galal, che ha un nome già più esotico e che a sua volta ti celebra Umberto Maria Giardini. Quale tipo di cultura musicale possono avere respirato due fratelli italoegiziani, per diventare degli estimatori del rock italiano? Probabilmente sono cresciuti proprio a pane e rock, come gli amici italiani. Quindi sul rock ci siamo, giusto? Ma per essere sicuri, fatemi dire anche di Nur al Habash: le sue recensioni sono le uniche che riesco a leggere, insieme a quelle di Paolo Madeddu. Ve lo devo spiegare quanto è romantico leggere il suo nome dal sapore palestinese e poi incontrarla e avere davanti la protagonista di una delle canzoni dei A Classic Education? Non c'è velo, non c'è inganno.
Perciò, si parlava di luoghi comuni e generi diversi e io volevo dirvi proprio questo: se fate un pò di attenzione vi accorgerete che questo milione di seconde generazioni, italiani di origine straniera, fanno parte della vostra quotidianità da un sacco di tempo, in un sacco di ambiti e situazioni diverse. Suonano in prima persona, scrivono di musica sul web e sulla carta, e organizzano festival di musica italiana. Il primo mattone l’abbiamo messo giù.
Se proprio volete poi, li trovate anche in televisione e su ticketone. Avete presente una certa Malika Ayane, sì? La fame di Camilla, con il cantante Ermal Meta, pugliese ma di origine albanese? Alcuni personaggi di cui onestamente non ricordo il nome, sui vari programmi di contest musicale? Amir, che firma colonne sonore?
Ma avevo esordito con un mito che non sono riuscita a sfatare, perciò, arrivo al dunque. Sicuramente non ho fatto una ricerca degna dell’Istat, ma di novità, o mezze novità, da segnalarvi ne ho trovate solo, appunto, nel rap e nell’hip hop. Il perchè, mi piacerebbe scoprirlo con un pò più di tempo, senza fare della sociologia da due soldi. Un veterano è Binny Ghetto, di Milano con origini eritree, oppure Tayio Hyst Yamanouchi, italogiapponese e la label romana dell'hip hop ALTOent.
Poi c’è un gruppo di cui ci auguriamo tutti arrivino presto dei nuovi lavori: sono gli Habesha Gang, anche loro milanesi di origine eritrea, di cui fanno parte i solisti Ghilè e Mosè. Da Torino, invece, c'è il collettivo Exxtra che oltre a suonare gira per le scuole piemontesi ad insegnare la storia della cultura rap. Un pò di Maghreb con i Maghrebizz e un pò di insospettabile Asia, con Il Randagio di origine pakistana.
Quindi, riassumendo: il mito, sicuramente, non l'ho sfatato, anche se mi sono presa la soddisfazione di dire qualcosa di più sulle seconde generazioni in Italia. Ma probabilmente il motivo per cui le persone citate qui sopra, e tutte le altre che potevo aggiungere o che ancora non conosco, si siedono davanti ad un foglio o ad uno strumento non è "distruggere dei facili luoghi comuni", ma piuttosto scrivere la migliore musica di cui sono capaci. E questo basta e avanza.
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L'articolo Musicisti di seconda generazione di Kibra Sebhat è apparso su Rockit.it il 2013-08-23 00:00:00
COMMENTI (1)
Dove minchia sono Bello Gucci e Lil Angel$? Gli unici rapper di seconda generazione che contano.