La prima collaborazione in nome della doppia HH tra Italia e Francia è parecchio datata: risale al tempo dei faraoni. Akhenaton, al secolo Philippe Frangione, leggenda del rap francese anni '90 e fondatore dello storico collettivo IAM– con Massilia Sound System i "game changer", oltre le Alpi, per un certo tipo di suoni –, è nato a Marsiglia da una famiglia di emigrati italiani. Il suo è forse il primo – di certo il più significativo – esempio di collaborazione tra i due Paesi, con la comparsata nell’album del 2009 Vita bona dei napoletani Co’Sang.
Prima che la trap si diffondesse, prima che città importanti come Parigi e Milano monopolizzassero le rispettive nazioni, il legame tra le due scene sopravviveva soprattutto nella provincia, in virtù di realtà che si assomigliavano parecchio, seppur con diversi problemi. Queste realtà si rispecchiavano in un'etica di strada del tutto simile, che trovava la sua massima espressione cinematografica nel capolavoro interpretato daVincent Cassel, La Haine. Nessun film ha influenzato – e continua a influenzare – l’estetica e la retorica rap nella nostra nazione più di questo, da Marracash a Quentin 40, sino al recente album di Philip. A parti inverse, un effetto simile lo sta avendo Gomorra, riscuotendo enorme successo nel pubblico e soprattutto nei testi dei rapper francesi.
Dopo l'inglese, la lingua madre dell'hip hop, il francese si è negli anni imposto come secondo idioma del genere, senza la stessa possibilità di sfondare a livello internazionale dei colleghi di formazione anglosassone, ma con un bacino di utenza comunque importante. E con tutta la credibilità di un Paese che, per via del suo odioso passato coloniale, "vanta" una storia di banlieu, integrazione e integrazione mancata delle seconde generazioni, che tanto favorisce l'utilizzo ai massimi livelli di un linguaggio come il rap.
Di questa piccola "internazionale" hip hop è testimone il successo di Ghali oltralpe. Il rapper di origini tunisine, mentre conquistava i suoi spazi in Italia, ha fatto il botto in Francia partecipando al disco Force & Honneur del leggendario Lacrim, insieme a SHC e Booba. Ghali, d'altra parte, è il primo grande interprete delle seconde generazioni italiane, e ha messo sul piatto temi che per il rap francese sono all'ordine del giorno da sempre. Per quanto sia spesso vista come musica facile e vuota, la componente integrativa è uno degli aspetti più interessanti e nobili della trap.
Torniamo in Campania. La connessione tra Napoli e Marsiglia è un discorso che, negli ultimi tempi, potremmo ampliare a gran parte della regione. Per esempio a Salerno, dove Capo Plaza ha dimostrando la propria dimestichezza con la lingua francese e la propria credibiltà oltre confine, visti i featuring con Aya Nakamura in Pookie Remix o Ninho in Billets.
E soprattutto Caserta, città di Speranza, nato in una banlieue francese e trasferitosi successivamente in Italia, autore di unincredibile patchwork tra lingua francese, gitana e dialetto campano. Caserta, tra l’altro, è la città in cui ha fatto l’apparizione il bidet – introdotto dagli stessi francesi – riscuotendo un successo che ancora oggi rinfacciamo ai cugini. Ma non perdiamoci in facili battute, la sorella gemella italiana di Marsiglia oggi è in realtà un'altra: Genova.
L’estetica dell’hip-hop negli USA è sempre stata contrassegnata dagli sport nazionali, in particolare il basket, e dal loro vestiario. Uno dei primi punti con il quale la scena francese ha cercato di distinguersi da quella americana è propriol’adozione di un’estetica diversa,che facesse riferimento agli sport autoctoni. Nel dialetto e nei paesaggi, così come nei piatti tipici, è facile riscontrare affinità tra la Riviera e la Côte d'Azur. Prima che nella culla italiana della trap sbocciassero nuovi portabandiera della Superba, il re dei carruggi era Pensie, più grande esponente italiano del rap-ultrà.
Sostenitore sfegatato della Sampdoria, come ci racconta in questa intervista, ha compiuto decine di volte il viaggio sino alle Bocche di Rodano per assistere alle partite della squadra locale. Importando una moda diffusa soprattutto nella parte magrebina della comunità marsigliese: nella periferia del capoluogo ligure, a Molassana, fanno la prima comparsa le maglie da calcio nei video dei rapper. La compagine blucerchiata, del resto, è da sempre gemellata con l’Olympique. Brand storici e da sempre ritenuti sfigatissimi come Macron o Givova, con le loro tute in acetato, trovano una nuova dignità, indossate dai paladini dellastreet credibility come Speranza e Massimo Pericolo.
E questo trend arriva fin da noi anche grazie alla coolness acquisita negli ultimi anni dalla principale squadra francese: il PSG. Il team della capitale è stato il primo sul rettangolo verde ad adottare una sponsorizzazione con la Jordan, il marchio dell’omonimo campione NBA. La mossa del PSG è innanzitutto una scelta di comunicazione per sottolineare l’importanza sempre maggiore che sta rivestendo la componente dello streetwear, nel calcio come nella musica. La Ligue 1, nell’immaginario italiano, rimarrà sempre un campionato minore, ma i suoi risvolti estetici sono ben riscontrabili nelle tracce degli autori nostrani: per esempio, l’ultimo video del giovane italo-marocchino Eafia intitolato Mbappè, ma anche Frankdel torinese Rico Mendossa – a cui prende parte anche Ribery.
Torniamo a Genova, questa volta a Cogoleto, quartiere da cui prende il nome l’omonimo feat tra Tedua e Sfera Ebbasta. Charlie Charles è il primo producer di successo cui si possa distinguere la netta influenza francese nei beat, fil rouge sonoro della connessione artistica che s’instaura tra la periferia ligure e quella milanese. Il nuovo fronte su cui si assesterà la sempre più fervida connessione tra Italia e Francia.
Il giovane Coyote Jo Bastard non solo parteciperà al Mixtape di Tedua, Orange County, ma addirittura si trasferirà nell’appartamento milanese di quest’ultimo insieme a Rkomi. Tedua manterrà l’abitudine anche anni più tardi invitando Sofiane nel remix di Fashion Week. Nel frattempo, anche Izi verrà ospitato nell’album del famosissimo Dosseh.
Se già nel 2015 Fabri Fibra e Guè Pequeno duettavano con artisti stranieri, con l’avvento della trap quest’usanza ha preso definitivamente piede. Se nel rap più canonico l’importanza da attribuire al testo creava evidenti limiti derivanti dalla lingua adottata, la rivoluzione della trap, che è avvenuta principalmente sul piano melodico –pur appiattendo le sonorità a livello internazionale –, ha permesso una diffusione che non si vedeva da anni per la musica italiana all’estero. Il caso più curioso è forse quello di Le Translate, mentre quello più recente è rappresentato da Touché, finito in un feat. con Massimo Pericolo e autore per noi di una lista delle migliori barre in francese.
Se la strada, la droga, e la violenza delle periferie sono sempre stati topoi comuni dell’immaginario rap sia per l'Italia che per la Francia, con l’avvento della trap la moda ha assunto un peso sempre maggiore. Gli abiti firmati hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nell’epopea hip-hop dell’ avercela fatta, i baggy jeans e i cappellini da baseball che contraddistinguevano i rapper a livello sociale – come la cresta colorata e il chiodo identificavano l’estetica punk – sono stati svuotati del proprio valore simbolico per assumerne un significato nuovo: l’eccentricità dei look, da mera conseguenza del riciclaggio dei soldi guadagnati col lavoro sporco, è divenuto un vero e proprio fine, grazie all’avvento dei social che hanno trasformato i rapper in influencer. Icone di stile che sfilano per lussuosi brand di abbigliamento.
L’auto di un giovane rapper francese sfreccia per gli stretti vicoli di Marsiglia pompando le note di Cinya tutto volume. Che sia una favela, una banlieue o la più brutta periferia milanese poco importa, la vicinanza emotiva tra le più splendenti nuove promesse della trap nei rispettivi Paesi non poteva che concretizzarsi in una collaborazione. Cartine Cartier, unico featuring presente nel secondo album di SHC, disco d’oro in entrambe le nazioni, segna il definitivo avvento del rap italiano oltre confine.
Sfera sarà scelto come interprete italiano, al pari dell’omologo tedesco Luciano, per il remix ufficiale di Mwaka Moon, il brano di Kalash che in Francia ha riscosso un successo clamoroso. Nel frattempo la collaborazione tra il rapper di Cinisello e SHC continuerà a dare i suoi frutti, sempre nel segno del fashion, con la già citata Balenciaga.
Il calcio, la strada o la moda, tutti argomenti meriterebbero un approfondimento in un articolo a parte. La società occidentale è ormai globalizzata anche nei gusti, ragazzi di tutto il mondo ascoltano la stessa musica, guardano le stesse serie televisive. L’imposizione mainstream del mondo urban ha certamente comportato un’omologazione stilistica, allo stesso tempo ha permesso un’evoluzione della vecchia e rigida dottrina old school.
I giovani si pongono meno limiti, le differenze che sussistono tra nazioni, regioni o città non sono più viste come divergenze, ma come punti di vicinanza. Lo stesso atteggiamento morale che è mutato in un abbattimento pressoché totale delle barriere artistiche.
Le vicinanze storiche e antropologiche, la secolare competizione quando si parla di vino e formaggi, le finali vinte e quelle perse nelle più importanti competizioni sportive, tutto ciò che ci accumuna ai nostri cugini e tutto ciò che ce li ha sempre fatti odiare. La più titanica impresa della trap è stata mettere fine all’eterna rivalità tra Italia e Francia.
---
L'articolo Italia-Francia: storia di un gemellaggio di rime e beat di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-07-27 13:40:00
COMMENTI