SIAE: il settore è allo stremo, non c'è motivo per non riaprire subito

In attesa di sapere cosa deciderà il governo, incontriamo il DG dell'ente Gaetano Blandini. Che descrive una realtà fatta di lavoratori senza futuro e imprese adocchiate dalla mafia. E denuncia la "prudenza integralista" di chi non vuole le riaperture piene nonostante il Green Pass

MI MANCHI in Triennale, foto di Silvia Violante Rouge
MI MANCHI in Triennale, foto di Silvia Violante Rouge
29/09/2021 - 14:48 Scritto da Dario Falcini

La vita è quel piccolo lasso di tempo tra un'attesa e un'altra, dice la parte di me che vorrebbe scrivere i copy per i biscotti della fortuna. Solo che ultimamente queste attese sono un po' troppe e un po' troppo lunghe, e quasi mai poi una gioia piena. E così, dopo mesi di responsabilità e sacrifici, il settore della musica dal vivo in queste ore si trova di nuovo appeso all'arrivo di una notizia che li riguarda e che ne indirizzerà il futuro, e con poche speranze razionali di uscirne soddisfatti.

In queste ore dovrebbe arrivare la decisione del Consiglio dei Ministri sulle cosiddette "riaperture", con le nuove regole per quanto riguarda le capienze di tutti i luoghi in cui si tengono eventi sportivi e spettacoli. A tenere terra terra il livello di fiducia, oltre che un anno e mezzo decisamente sfibrante alle spalle, le parole del Comitato Tecnico Scientifico, il pool di esperti e medici che fa da organismo consultivo all'esecutivo sin dall'inizio della pandemia. Qua trovate le loro dichiarazioni (non c'è un testo ufficiale, per il momento), assieme a un nostro commento. In sintesi il loro parere è che si possa aumentare le capienze degli eventi, ma solo gradualmente (e con mascherine, distanze e Green Pass).

Concerto con distanziamento sociale dei Riva per la rassegna Caramello all'ARCI Bellezza di Milano - foto di Nicola Cordì
Concerto con distanziamento sociale dei Riva per la rassegna Caramello all'ARCI Bellezza di Milano - foto di Nicola Cordì

In particolare, qualora il governo Draghi recepisse il loro punto di vista, negli stadi si passerebbe dall'attuale 50 al 75% delle presenze, mentre nei palazzetti dal 25% attuale al 50%. Per quanto riguarda cinema, teatri e sale concerti si andrebbe al 100% all'aperto (eh già...) e all'80% al chiuso. Discoteche ancora chiuse.

L'ipotesi (che è un po' più che tale, ahinoi) ha già suscitato polemiche e critiche, soprattutto all'interno del settore della musica dal vivo, che ritiene di essere stato già abbastanza penalizzato fin qui e che, dopo tanto impegno e grazie ai vaccini, sia arrivato il momento di una riapertura completa per dare un po' di ossigeno realmente a migliaia di professionisti e famiglie. In questi giorni daremo voce alle figure e le realtà che rappresentano queste persone. 

Quella che trovate qua sotto è la trascrizione della conversazione con Gaetano Blandini, Direttore Generale di SIAE, la Società Italiana degli Autori ed Editori, ente pubblico che si occupa del diritto d'autore nel nostro Paese. Nelle scorse ore le parole dell'ente sulla possibile riapertura graduale sono state durissime. SIAE ha lanciato la campagna Cultura 100x100. "La salute è sicuramente la principale priorità, ma il successo della campagna vaccinale e il green pass costituiscono la base per ripartire", si legge sul sito dell'iniziativa. La riapertura, quindi, non può che essere piena a questo punto, per risollevare un settore allo stremo.

 

foto di Silvia Violante Rouge
foto di Silvia Violante Rouge

Definite le decisioni (sono pareri, ma con ogni probabilità tali diverranno presto) del CTS "insufficienti e non motivate". Perché questi due aggettivi?

Insufficienti perché le riaperture con il contagocce non consentono la vera ripresa delle attività, e questo è un grande problema. Non motivate perché non è stata data alcuna motivazione oggettiva e scientifica che giustifichi una simile linea.

La prudenza, mi viene da ipotizzare. 

C'è un aspetto surreale nella vicenda: l'11 giugno del 2020 fummo interpellati (fuori verbale, come si dice) dal governo di allora, che, in vista dell'estate aveva intenzione di riaprire al 100 per 100 discoteche e locali da ballo. Noi, a malincuore, dicemmo che a nostro avviso non era una buona idea: la circolazione del virus e il basso numero di vaccini (tutti over 50, non di certo la fascia di popolazione più avvezza ad andare in discoteca) lo sconsigliavano. Ebbi un forte scontro con un rappresentante del settore delle discoteche per questo, che mi accusava di volergli male, cosa che ovviamente non era. Bene, il nostro parere fu usato come carta igienica e si riaprì tutto. Vi ricordate cos'è successo? Cluster in Sardegna, una nuova virulenza virus, le richiusure in fretta e furia.

E ora?

E ora è tutto diverso. Ci avevano detto che quando saremmo arrivati all'80% della popolazione vaccinata sarebbe scattata l'immunità di gregge che avrebbe reso i rischi gestibili, e noi ci siamo impegnati tutti come comunità per questo obiettivo. Ora all'80% ci siamo, grazie al grandissimo lavoro del generale Figliuolo e di tutti quanti. Quindi ci aspettiamo che si agisca di conseguenza. 

Mi sembra non solo deluso, ma proprio incazzato se mi passa il termine.

La cosa che ci ha irritato di più come SIAE è il fatto che abbiamo sostenuto la campagna di lockdown, con i nostri artisti noti che ci hanno messo la faccia e la visibilità, abbiamo sostenuto la campagna di vaccinazione, ora sosteniamo il Green Pass... eppure cosa è cambiato?

In realtà capienze e regole sono diverse a seconda dei tipi di struttura coinvolti. 

E questo è un altro punto. Hanno consentito le riaperture a 100% a settori – parlo di teatro di prosa, enti lirici, cinema – che da sempre vivono anche grazie al sostegno dello Stato, il mitologico FUS. Realtà che, nella maggior parte dei casi, sarebbero sopravvissute lo stesso: paradossalmente quando sono chiusi hanno costi minori di gestione, e comunque ricevono sovvenzioni, come sempre avvenuto durante la pandemia. Invece non è stato dato nessun segnale a coloro che avevano bisogno di un cambio di ritmo, coloro che vivono di mercato e in questi due anni sono stati più esposti: parliamo di centinaia di migliaia di persone a casa da due anni, in molti casi ridotti alla fame, e non esagero.

Non c'è mediazione possibile? 100% o nulla? 

Direi proprio di sì, giunti a questo punto. E va fatto il prima possibile. C'è un industria, parlo della musica popolare e leggera, che non ce la fa più, è allo stremo. 

L'industria della cultura prima della pandemia era la terza del Paese e dava lavoro complessivamente a più di 1,5 milioni di persone, il 40% dei quali under 35. ora?

Non ci sono dati precisi, ma temiamo una situazione drammatica. La sensazione è a oggi quei posti si siano ridotti almeno del 50%: abbiamo provato a fare proiezioni tramite mail e segnalazioni ricevuti e tramite i report dei nostri agenti mandatari sul territorio – SIAE è presente localmente sul territorio nazionale con una capillarità che forse solo la Chiesa, i carabinieri e le poste hanno – e i segnali sono pessimi. Tutto questo ha conseguenze per tutti.

Quali?

Ci arrivano, solo per fare un esempio, notizie molto brutte dalle località della Riviera Adriatica e da altri luoghi di turismo, dove si concentrano la maggior parte delle discoteche. Tanti proprietari di locali, che non ce la fanno più, testimoniano di aver ricevuto la visita di persone con delle valigette piene di soldi e offerte per rilevare l'attività. La mafia si infiltra da sempre in queste realtà – come in tutte le altre –, e loro i soldi "per fare la guerra" li trovano sempre. Rischiamo di trasformare centri di intrattenimento in centri di riciclaggio e spaccio.

Dite: non vogliamo ammalarci, ma il rischio di morire SANI è ormai molto reale.

Siamo stati quelli che hanno sofferto di più e hanno riaperto di meno in questi mesi: la musica, ripeto, vive di mercato e non di prebende pubbliche. Se non viene dato al settore la possibilità di ripartire, si perderanno dei pezzi e ci vorranno poi anni per ricostruire un tessuto importante, che aveva fatto cose grandi negli ultimi tempi. La industria dell'intrattenimento rischia di essere cancellata, sono preoccupato da cittadino e non solo da dirigente della SIAE.

foto di Silvia Violante Rouge
foto di Silvia Violante Rouge

Cosa pensa quando guarda le foto dei live partecipati in Francia, UK o a Berlino?

Che abbiamo più vaccinati degli altri, e abbiamo misure più restrittive. Quei Paesi oggi sono il modello. E invece noi ogni volta prendiamo la decisione sbagliata: quando non dovevamo riaprire lo abbiamo fatto, ora che è il momento non lo facciamo. Questa prudenza integralista e immotivata mi risulta del tutto incomprensibile.

Anche al 100% le sedute per i live club e altre strutture del genere rimarrebbero un problema. Per le capienze comunque ridotte e perché si offre un tipo di fruizione dell'evento poco attrattiva. 

Sono d'accordo, ma noi la nostra parte e i sacrifici continuiamo a volerli fare. Non vogliamo salti nel vuoto e non siamo certo No Vax o cose così. Non diciamo "liberi tutti", gli strumenti di sicurezza vanno utilizzati tutti quanti e per primo il Green Pass, a cui crediamo dall'inizio. Ma, ancora una volta, si fatica a capire la ratio delle scelte e le discriminazioni fanno male: vado spesso allo stadio e lo scorso weekend ero all'Olimpico per il derby di Roma, pur con capienza al 50% la gente saltava, si abbracciava e stava assieme. Altrove avviene ed è concesso. Invece pare che il settore della cultura possa sempre essere messo un gradino sotto: non vogliamo più essere figli di un dio minore. 

C'è il rischio che la generazione che si avvicina alla musica oggi troverà le porte sbarrate in futuro, che molti dovranno saltare un giro?

Se si continuerà così temo proprio di sì. Noi abbiamo avuto numeri da profondo rosso in tutti i settori della musica e dell'intrattenimento nell'ultimo periodo, al di là del più 70% degli incassi legati a streaming e online. Molti non possono e non riescono a sopperire all'assenza dei live. Noi vogliamo che tutti continuino ad avere le stesse opportunità, che un tessuto sano e vivo continui a rinnovarsi e non finisca per soffocare. Per questo chiediamo un cambiamento adesso. 

 

 

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L'articolo SIAE: il settore è allo stremo, non c'è motivo per non riaprire subito di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-09-29 14:48:00

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