Il sirtaki di Mikis Theodorakis era gioia e voglia di futuro

Se ne va a 96 anni il compositore delle musiche di "Zorba il Greco", che lavorò a lungo con Milva e Iva Zanicchi. Ha attraversato con coraggio e coerenza un secolo di drammi e inventato un ballo (anche se non molti lo sanno) che ancora oggi significa libertà e diritto alla felicità

Anthony Quinn, a sinistra, in una scena di "Zorba" assieme a Basil aka Alan Bates
Anthony Quinn, a sinistra, in una scena di "Zorba" assieme a Basil aka Alan Bates

Due uomini si cingono le spalle con le braccia, poi, tenendosi stretti in questa specie di abbraccio orizzontale, iniziano a muoversi su un’immaginaria linea retta, incrociando i piedi al ritmo di una musica tanto ipnotica quanto dolce, orientale, che sa di luoghi esotici e al contempo di casa, di feste di paese nei cortili immersi nel sole. Una scena, vista e amata da tanti, che risale al 1964, anno di uscita del film Zorba del greco Michael Cacoyannis. Una scena talmente iconiche da rendere immortale Anthony Quinn, giustappunto “Zorba”, in tempo zero.

Se tutto ciò è accaduto, se quella di Zorba è una figura nota ancora oggi, ed è quasi diventata "sinonimo" di un popolo intero, la musica ha un peso non da poco. Quella musica che Quinn balla con quei passi di danza unici nel suo genere è il Sirtaki, una musica che, contrariamente alla vulgata che in quegli anni era iniziata a circolare, non era un componimento tradizionale greco. Bensì una colonna sonora (nel senso più alto del termine) coeva, un componimento di Mikis Theodorakis, uno dei più grandi compositori della storia della musica.

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Oggi, a novantasei anni, Theodorakis ci ha lasciato e la riflessione su di lui e ciò che ha significato per la cultura europea del dopoguerra scaturisce spontanea e potente, come quando ti ritrovi a ballare, in cerchio, con gli amici di sempre nella solita sagra di paese che odi: pare passato un secolo, anzi un’era geologica dal tempo del Sirtaki, quel 1964 che in Italia sembrava di una dolcezza senza fine (si era ancora inebriati dal Boom), ma che nel mondo voleva già dire una guerra come quella del Vietnam.

Eppure in quella danza stretti stretti tra uomini, tra maschi si sarebbe detto, si dava anche voce a una specie di fratellanza universale, una corrispondenza di anime e corpi che in un Paese come la Grecia, che solo tre anni più tardi sarebbe finito sotto il pugno di ferro del Regime dei Colonnelli. Quella scena girata sulla spiaggia di Stavros è considerata da molti una sorta di “ultima fotografia di un tempo felice”.

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Ballare il Sirtaki, per tanti anni in Grecia come nel mondo, è stato un mondo non soltanto per affermare i propri diritti ma anche per significare di essere dalla parte della democrazia e della libertà di opinione e manifestazione. Tanto è vero che Theodorakis, nonostante il successo planetario del film, durante il regime dei Collonnelli venne imprigionato e subì una serie di violenze fisiche e psicologiche da riempire un libro dell’orrore.

Solo dalla seconda metà degli anni Settanta ebbe la possibilità di tornare a lavorare più liberamente (sino al ritorno della Democrazia in Grecia nel 1974) firmando, tra le altre cose, la colonna sonora di Serpico (con Al Pacino) e Z- L'orgia del potere di Costa Gravas, un album assieme a Iva Zanicchi (!) e lavorando a lungo con Milva, a sancire un rapporto strettissimo e mai interrotto con l'Italia. Personalità eclettica e magnetica – è stato anche protagonista di un concerto-evento all’Arena di Verona su Zorba il Greco che molti ricordano –è stato negli anni anche una personalità di spicco nella politica e in particolare per la sinistra ellenica, attraversando le varie fasi e i vari dramma che hanno caratterizzato la parte politica e più in generale il Paese. 

Ballare il Sirtaki, in quest’estate senza troppe danze e dove le immagini e le grida di Kabul ancora ci rimbombano nelle orecchie, ha un senso e un significato in più: è l’affermazione del corpo che assieme all’anima reclama il proprio spazio e i propri diritti. Come sapeva bene Vinicio Capossela, che per il suo tour di Rebetiko Gymnastas di qualche anno fa si fece affiancare da Manolis Pappos, finissimo suonare di bouzouki che ebbe modo di lavorare con lo stesso Theodorakis. 

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Non poteva che comporla un greco, un figlio del mar Mediterraneo, questa musica così antica e moderna. Mancherà davvero molto. Come scrive Nikos Kazantzakis, autore del romanzo omonimo Zorba il Greco da cui è tratto il film: “Davanti a tutti oggi Zorba corre a grandi falcate, e scansa le altre ombre, perché sa che è per lui oggi la Commemorazione. Diamogli dunque sangue perché riprenda vita. Facciamo tutto quanto è in noi perché riviva ancora per un po’ questo straordinario crapulone, beone, lavoratore instancabile, donnaiolo e zingaro. L’anima più grande, il corpo più saldo, il grido più libero che io abbia mai conosciuto in vita mia”. 

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L'articolo Il sirtaki di Mikis Theodorakis era gioia e voglia di futuro di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2021-09-02 14:42:00

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