Inclassificabili e non classificati, scomodi in qualsivoglia posizione, gli Skiantos furono insieme a pochi altri l'avventura migliore del rock italiano dalla fine degli anni Settanta. Di più: la mia idea è che i loro eredi (a patto che ce ne siano) difficilmente riusciranno nell'impresa di mettere su disco e, di sicuro ancora più difficile, nella testa del proprio pubblico, cose ancora più memorabili di quelle della formazione-madre.
Un libro come SKIANTOS - Una storia come questa non c’era mai stata prima, ... e non ci sarà mai più, sulla extra-ordinaria avventura messa in piedi da Roberto “Freak” Antoni e Fabio “Dandy Bestia” Testoni in “una notte di improvvisazione per una decina di persone innamorate della musica” (come ebbe a dire Frak Antoni anni dopo) non l'avrei immaginato: possibile che oggi si possa pensare un pubblico così fedele da renderlo reale e rendere addirittura reale una seconda ristampa, questa, a distanza d'appena cinque anni dalla prima edizione che già di per sé superava le trecento pagine? Eppure sì.
Così Goodfellas ha messo di nuovo in moto un atto d'amore coinvolgendo di nuovo Gianluca Morozzi, Lorenzo Arabia, Oderso Rubini e Andrea Setti nell'apparentemente impossibile ampliamento, riveduto e corretto, del tomo a quasi 400 pagine di ricordi e memorie, racconti e resoconti, storie e deviazioni legate alla band bolognese. Riflessioni sui testi, interviste, parole e posizioni nelle quali sogni, utopie e le veraci realtà di un'avventura che fu eccezionale rivivono come non mai, oltre a centinaia di foto, immagini ma anche appunti scritti a mano che riproducono alcuni dei deliranti, geniali proclami che scandiscono le stazioni del rock demenziale (tanto per citare il libro scritto da Freak nel 1981).
“Gianluca Morozzi ha scritto delle parti romanzate e ci sono anche delle immaginarie recensioni del mitico critico Lester Bangs - mi spiega Ordesio, cofondatore dell'associazione We Love Freak e primo produttore degli Skiantos - Larry (Lorenzo Arabia, nda) ha invece raccolto e curato l'aspetto più biografico, pendendo tutte le testimonianze dei tanti che hanno avuto a che fare con la band, da Massimo Cotto a Vasco Rossi”. Poi, quasi timorosi che Skiantos (sottotitolo) Una Storia Come Questa Non C'era Mai Stata Prima e Non Ci Sarà Mai Più (384 pp. a colori, Spittle 6) non fosse abbastanza, all’interno hanno collocato un bel 45 giri con due brani dal vivo mai pubblicati prima.
In un Paese dove non c’è gusto a essere intelligenti (tanto per citare un altro libro di Freak, questo del 1991), dove la cultura è una cosa che ti devi fare da solo a dispetto delle scuole (a volte anche di pensiero) e non grazie alle scuole, non stupisce più di tanto che alcune delle ultime analisi del reale più autentiche, ferme e coraggiose che si ricordino siano state quelle degli Skiantos, gruppo inserito alla voce “rock demenziale”.
Non da uno dei vari Cecchi-guru che dicono cosa è giusto o no, ma da chi si dava del “freak”, dello strano, da solo. Con tutto il sotto-testo che ciò si porta dietro. Del resto, nell’ennesima impietosa indagine condotta sui livelli di capacità critica delle persone di una trentina di paesi conferma, se mai nutriste briciole di speranza, le precedenti: nella media dei paesi “studiati”, compresa l’Italia, sotto il livello di capacità critica si trova la ½ delle persone consapevoli delle proprie competenze linguistiche e, in generale, scolastiche.
Non desta meraviglia se quanto di geniale leggerete in queste pagine sia l'analisi di “dementi” e non di chi critico lo si dichiara di professione - specie se uno di quelli che hanno reso la Ribellione una posa e non uno slancio reale. Freak Antoni, del resto, si diplomò perito agrario a San Giovanni in Persiceto e, diventando uno degli autori più stimolanti nell'ambito socio-culturale del '77, decise di laurearsi al DAMS: un corso di laurea da sempre sbeffeggiato tanto quanto la sua ciurma, definita a più riprese autrice di “canzonette” “perlopiù inascoltabili” “a mala pena arrangiate” da “musicisti inietti e infantili” (facendo la summa di qualche recensione a tiro).
In effetti tutte cose vere (dalle quali nacque il celebre “Facciamo schifo ma abbiamo l'esclusiva!” degli Skiantos), ad avere lo spirito critico che va per la maggiore e che, probabilmente, potrebbe rendervi qualcuno nell’editoria che conta ma che non ci rappresenta affatto, perché sottintende l’idea terribile secondo la quale tutti nasciamo col destino segnato.
“Non è una classica biografia - continua Oderso - e non poteva essere altrimenti. Abbiamo voluto creare qualcosa di insolito, poco visto, e confezionato come un fumetto, come poi è stata tutta la storia degli Skiantos”. Ecco perché serve veramente ancora un libro sagace come questo che racconti dal vivo e dall'intimo quelli che furono così tante cose messe assieme senza forse neanche rendersene bene conto: gli eredi del anarchismo sessantottino ma anche gli apripista del (di un certo) punk in Italia, sicuramente tra i più importanti portabandiera di una controcultura antica e orgogliosamente fuori tempo, i paladini di un pop-free-art-punk incompromissorio, ossuto, fisico, di faccia (quindi di spalle al pubblico), un'avanguardia intellettuale che giocava con le parole (ossimori, chiasmi, slang giovanile e giovanilistico, forme dialettali, anacoluti), estrema, radicale. E come dice da tempo Oderso: “Se uno riflette su quel che hanno fatto gli Skiantos si accorge che c'è un percorso formale ed estetico larghissimo, che ha spaziato tra diversi linguaggi. Dire che non sapevano suonare può essere solo una provocazione”.
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L'articolo Gli Skiantos sono l’avventura migliore del rock italiano di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-04-26 09:59:00
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