"L'Italia è un paese giovane", dice Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti, "se parliamo di festival". Un Paese in cui la cultura dell'evento musicale partecipato e condiviso sta iniziando ora a crescere e fiorire, in senso europeo, come quei mostri sacri del genere quali Sziget, Festival Internacional de Benicàssim o l'inarrivabile Glastonbury. Non esiste cultura giovanile che non abbia il suo festival di riferimento. Per gli hippies, c'era Woodstock. Per gli amanti della techno, c'è I Love Techno. E per la musica italiana? Ora c'è il MI AMI, il festival organizzato da Rockit, che in 6 anni ha fatto girare più di 500 gruppi di (nuova) musica italiana. Quella ancora non codificata, senza un codice di riferimento. Forse senza un santo a cui votarsi. Ci siamo chiesti dunque se questa esperienza potesse essere una rottura nel tran-tran del mercato della cultura. Se si trattasse di un momento di intrattenimento puro e sterile o una risorsa-laboratorio per cambiare vite e direzioni. Il risultato è "L'animale che mi porto dentro vuole te". Una ricerca che abbiamo svolto con Désirée Restuccia sul ruolo che i festival svolgono nel contesto culturale e di consumo nel nostro paese. Sulla capacità dei festival di risvegliare la parte pura di noi che la società assopisce e stupra. Live, interviste, percorsi che restituiscono un'Italia civile, sociale e viva. Oltre che una scena di musicisti che ha saputo razionalizzare il proprio percorso. Buona visione!
Il documentario è davvero ben fatto. In particolare ho apprezzato i vari pareri dei personaggi intervistati, e il tentativo di dare al festival una valenza più concreta, che vada al di là del raduno "indiano" o della festa alcolica.
Ho sentito però un po' la mancanza del pubblico, intendo della parte non addetta ai lavori. E' un po' il problema di Rockit anche sul web, certe volte.. Strano, perchè di gente ce n'era parecchia, al MIAMI. E' stata certamente una scelta, quella di non coinvolgere il pubblico nel racconto, e di lasciare al ritratto dei tre ragazzi in procinto di uscire di casa il compito di rappresentare l'utente tipo (a mio avviso un po' stereotipato, non credete?).
Ecco, penso che il giorno in cui sarà di nuovo la gente ad essere il vero protagonista, allora si tornerà ad avere una musica "importante", sociale e feconda. Sino ad allora, il rischio è sempre quello di rimanere esterni alla società, autoreferenziali e paghi di se stessi.
... quelle ore passate a vagar nei festival tra suoni, persone e luci.. ti illude e ti da la speranza che si può star insieme e rispettarsi.. è una bella parentesi, il festival, che ti da la carica fino al festival successivo... e nel mezzo a ricordartelo ci sarà sempre la musica!
COMMENTI (9)
Ammazza, che stronzi i Criminal Jokers.
Complimenti, un ottimo documentario da ogni punto di vista: immagini e contenuti! Bravi!
Quoto!
Solo Carlo Pastore poteva iniziare un articolo con una citazione colta di nientepopòdimenoche Davide Toffolo......
molto bello, a parte i tre ragazzi che si preparano ed escono, che fa molto finzione da mtv italia e non serve ai fini del documentario..
(Messaggio editato da worlich il 29/12/2010 14:23:54)
Minchia ...ma trovato uno sponsor di lamette da barba ...sono quasi tutti pelosi in faccia ! :(:]:]
Il documentario è davvero ben fatto. In particolare ho apprezzato i vari pareri dei personaggi intervistati, e il tentativo di dare al festival una valenza più concreta, che vada al di là del raduno "indiano" o della festa alcolica.
Ho sentito però un po' la mancanza del pubblico, intendo della parte non addetta ai lavori. E' un po' il problema di Rockit anche sul web, certe volte.. Strano, perchè di gente ce n'era parecchia, al MIAMI. E' stata certamente una scelta, quella di non coinvolgere il pubblico nel racconto, e di lasciare al ritratto dei tre ragazzi in procinto di uscire di casa il compito di rappresentare l'utente tipo (a mio avviso un po' stereotipato, non credete?).
Ecco, penso che il giorno in cui sarà di nuovo la gente ad essere il vero protagonista, allora si tornerà ad avere una musica "importante", sociale e feconda. Sino ad allora, il rischio è sempre quello di rimanere esterni alla società, autoreferenziali e paghi di se stessi.
... quelle ore passate a vagar nei festival tra suoni, persone e luci.. ti illude e ti da la speranza che si può star insieme e rispettarsi.. è una bella parentesi, il festival, che ti da la carica fino al festival successivo... e nel mezzo a ricordartelo ci sarà sempre la musica!
Vivere l'esperienza di un festival in Italia è cosa rara, ma quando si crea la magia quello che ti resta sono momenti memorabili!