Storia sociale del telefono nella canzone italiana da Mina a Tananai

Prima erano le lacrime con la cornetta in mano e le ore a fissare l'apparecchio, ora sono le spunte blu e i vocali da 10 minuti. Nei giorni in cui le ultime cabine saranno dismesse, ecco come la canzone italiana ha "usato" il telefono

Mina, Tananai e un sacco di telefoni
Mina, Tananai e un sacco di telefoni

Avete presente le cabine del telefono, quelle infrastrutture in cui si cambiava Clark Kent per diventare Superman, che per decenni ci hanno dato la possibilità di cominicare con le persone lontane prima dell'avvento del cellulare? Tra poco non esisteranno più. Alla fine del 2023 spariranno per sempre, e con loro l'adolescenza di molte generazioni che le hanno usate prima coi gettoni, poi con le lire o le schede telefoniche prepagate. Un sacco di storie d'amore sono finite per mancanza di spiccioli, oppure sono state riprese per il rotto della cuffia col telefono fisso di casa, quando i genitori erano assenti. 

La TIM, pratica e senza cuore, ha deciso di smantellare le 16mila postazioni sparse in tutta Italia perché non ha più l'obbligo di fornire un servizio telefonico pubblico, tanto ormai tutti hanno gli smartphone. E allora è arrivato il momento di glorificare gli uni e gli altri, i telefoni col filo, quelli digitali, le cabine e gli smartphone che sono dei computer in miniatura, perché grazie a questi mezzi di comunicazione abbiamo potuto vivere mille vite, ascoltando parole che ci hanno fatto arrabbiare o sorridere, voci che distavano un chilometro e altre lontane migliaia, voci che si sono trasformate col tempo in sms, le lettere di fine millennio, e poi in messaggi vocali, che sempre più spesso ascoltiamo a doppia velocità perché non abbiamo tempo da perdere. 

Abbiamo deciso di fare una storia d'Italia tramite le canzoni che parlano di telefono, e la prima è quella che pensate tutti.

 

Ode al vecchio telefono

 

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Se telefonando - Mina (1966)

Se  pensiamo a quale sia la canzone che ci ricorda di più il telefono, sicuramente è questa perla scritta da Maurizio Costanzo e musicata da Ennio Morricone per la voce spettacolare di Mina: "Se telefonando io potessi dirti addio, ti chiamerei". Il gerundio più famoso della storia della musica del nostro paese. 

I giardini di marzo - Lucio Battisti (1972)

Una delle più belle canzoni di Mogol/Battisti, che riesce a struggere il cuore e a far lacrimare gli occhi anche più aridi: "All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri, io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli, poi, sconfitto, tornavo a giocar con la mente i suoi tarli. E alla sera al telefono tu mi chiedevi perché non parli".

Supponiamo un amore - Rino Gaetano (1974)

Una canzone che a distanza di cinquant'anni riesce ancora a dare i brividi. "Supponiamo una stanza, tu mi aspetti già da un po'. Il telefono squilla, dico forse non verrò.  Sapresti tacere il dolore e non portarmi rancore,  supponendo che soffri perché amore non ti do". 

 

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Buonasera dottore - Claudia Mori (1974)

Claudia Mori a metà degli anni Settanta canta di tradimento e di voglia di vedere l'amante che però ha la moglie, e allora i due parlano in codice e fingono che sia la chiamata del dottore. "Ciao, sono io (buonasera dottore), amore mio (sì, mi dica)". Finisce con "Adesso farò un salto da lei, buonasera dottore". Malandrini. 

Il tempo se ne va - Adriano Celentano (1980)

Celentano si stupisce che il tempo passi anche per sua figlia quattordicenne, che sta passando la tipica teenage riot mentre diventa donna. "Al telefono è sempre un segreto, quante cose in un filo di fiato, e vorrei domandarti chi è, ma lo so che hai vergogna di me". Una sorte toccata a tantissimi padri.

Notte rosa  - Umberto Tozzi (1981)

Grandissimo pezzo di Umberto Tozzi che di lì a poco diventerà uno dei cantanti italiani di maggior successo nel mondo, grazie a canzoni come questa e per i testi surreali che canta come fossero acqua fresca. "Notte rosa, sembra esplosa. Per telefono o no, la voglia di te è benzina che incendia il motore. Per telefono non voglio perdere te, notte rosa dimmi chi ti ha presa. Per telefono no, già corro da te e chiariamo ogni cosa in questa notte rosa dammi almeno una speranza".

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Fotoromanza - Gianna Nannini (1984)

La Gianna nazionale in mezzo agli anni Ottanta piazza un singolone meraviglioso con un dubbio esistenziale al suo interno: "Ti telefono o no? Ti telefono o no? Ho il morale in cantina. Mi telefoni o no? Mi telefoni o no? Chissà chi vincerà". Ai tempi non bastava risolverla con un messaggino, ci si doveva mettere più coraggio.

051/2225255 - Fabio Concato feat. Lucio Dalla (1988)

Non è mai facile scrivere una canzone seria, per qualcosa di importante, che non sia banale. Ci riesce Fabio Concato, una sensibilità fuori dal comune per donare tutti i proventi al Telefono Azzurro, che in quegli anni difendeva i bambini dagli abusi domestici e non. "Ma quanti sono quei faccini e quanto sono disperati, li senti piangere ogni notte e non c'è mai nessuno che li aiuti
e tutti a dire: "che vergogna!", ma tutti a chiudere la porta".

Due - Raf (1993)

Siamo a cavallo tra i telefoni casalinghi e i primi cellulari di quelli con le antenne, che si chiudevano a portafogli, grossi come mattoni. Raf chiama il suo amore e trova la segreteria: "Io che ti telefono, tu che non sei in casa.
Lasciate un messaggio, ma è molto più veloce il nastro di me". Succede.

Il solito sesso - Max Gazzè (2008)

Chissà perché, anche se questa canzone è quasi degli anni dieci del Duemila, la telefonata che Gazzè lascia alla ragazza di cui è innamorato, con un monologo lunghissimo e poetico, ce lo immaginiamo affidato a un vecchio telefono col filo arricciolato. "Ciao, sono quello che hai incontrato alla festa, ti ho chiamata solo per sentirti e basta. Sì, lo so, è passata appena un'ora, ma ascolta, c'è che la tua voce, chissà come, mi manca".  

 

Ode allo smartphone

 

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Sere nere - Tiziano Ferro (2003)

Uno dei singoli più famosi di Tiziano Ferro parla del suo amore con una misteriosa figura della televisione, che però non vuole più stare con lui, e questo ci fa soffrire un po' tutti: "Dicono che mi servirà, se non uccide, fortifica. Mentre passa distratta la tua voce alla TV, tra la radio e il telefono risuonerà il tuo addio". C'è chi l'ha letta cantando e chi mente.

Ragazza di periferia - Anna Tatangelo (2005)

La giovanissima Tatangelo viene fregata da un ragazzo un po' stronzo in una canzone simbolo degli amori adolescenziali e del Nokia con Snake e gli SMS: "Con te ho speso tutta la mia età, cosa ne farò di quelle frasi scritte sul telefono? Siamo noi la vita che fa vivere nel cuore questo amore incancellabile. Cosa ne farò? Le rileggerò per poi pensare che di te solo un messaggio resterà". Dispiace. 

Spengo il telefono... e ti cancello - Lucio Dalla (2007)

Ciò che non si poteva fare così facilmente col telefono di casa è invece prassi col cellulare e Lucio Dalla sa bene come mettere questa sensazione in musica: "Spengo il telefono e il mio cuore cosicché se mi richiami non puoi parlarmi. Non ho capito se è piacere o dà dolore il fatto che non puoi trovarmi. Ma poi l'accendo e lo rispengo fino a farlo morire". 

Senza fare sul serio - Malika Ayane (2015)

In una delle canzoni più famose di Malika Ayane si parla del tempo e di come lo passano le persone più disparate: "E chi guarda le nuvole e chi aspetta al telefono, chi ti risponde sempre però, chi non sa dire di no".  

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Persi nel telefono - Tre Allegri Ragazzi Morti (2016)

Tra ironia, costruttività e disincanto, i TARM parlano del mezzo per parlare delle canzoni, in un meta testo che fa così: "Prima erano in cinque a scrivere canzoni che cantavano tutti, adesso tutti quanti scrivono canzoni che qualcuno canterà. La sai la novità? Che siamo tutti uguali e tutti un po' diversi, tutti in fondo persi dentro al telefono".

 

Iperconnessi - Le luci della centrale elettrica (2017)

Vasco Brondi, in questo testo di satira sociale, parla della rete, dei social, delle opinioni della gente divulgate a tutti. Indovinate un po' su cosa vengono scritte per la maggior parte? Proprio sul telefono: "Cantami del diritto alla segretezza, la distanza, la timidezza, cantami dei posti dove il Wi-Fi non arriverà mai, mai e poi mai, mai e poi mai".
 

Felicità puttana - Thegiornalisti (2018)

Il temutissimo messaggio vocale che dura troppo è stato sdoganato da Tommaso Paradiso per parlare di allegria. Da mettere rigorosamente in 2X: "Ti mando un vocale di dieci minuti soltanto per dirti quanto sono felice". Grazie mille, basta anche meno!

Al telefono - Cesare Cremonini (2019)

Un tempo il telefono era solo uno strumento per parlare in diretta e ascoltare la voce che più ci mancava. Oggi serve sempre di più per guardare le foto, per salvarle al suo interno e riguardarle ogni volta che vogliamo, anche quando le cose vanno male: "E adesso fammi una fotografia, e tienila per sempre nel telefono, voltati e vai via".

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Tango - Tananai (2023)

Un amore distante, la guerra che rovina tutto ma non il sentimento, per la canzone più bella dell'ultimo Sanremo, quella che tocca le corde più intime: "Non c'è un amore senza una ragazza che pianga, non c'è più telepatia. È un'ora che ti aspetto, non volevo dirtelo al telefono. Eravamo da me, abbiamo messo i Police, era bello finché ha bussato la police". Sappiamo tutti come va a finire.

 

 

 

 

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L'articolo Storia sociale del telefono nella canzone italiana da Mina a Tananai di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-09-05 13:53:00

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