Sarà perché questo è stato anche l’anno in cui finalmente Messi ha vinto qualcosa con l’Argentina e le sonorità nu-bossa nova dei Nu Genea e di Colapesce e Dimartino hanno invaso la radio, ma sta di fatto come la voglia di musica sudamericana non è mai stata così tanto forte. E allora per amor di esotismo abbiamo raggiunto Velasco, dj e producer il cui vero nome è Francesco Villa, poco prima del suo dj-set al Ride Milano in occasione della serata LE CANNIBALE per farci spiegare come si possa, letteralmente, “mettere in una console un continente”.
Per intraprendere questo viaggio, però, come buona regola impone, abbiamo dovuto cominciare dall’inizio: "I miei primi ricordi in ambito musicale sono, come penso per molti" - ci spiega Velasco subito dopo aver riposto un vinile nella borsa - "legati a quello che ascoltavano i miei, in particolare mio padre, che di fatto spaziava dalla musica classica al jazz alla musica cantautoriale. Da un punto di vista performativo forse il primo ricordo che ho è una specie di saggio fatto all'asilo" – e nel ricordarlo sorride - "in cui ci fecero ballare la Lambada”.
Questo è quindi proprio lo start dell’uomo di fronte la musica, e invece quando è iniziata la tua carriera, il tuo percorso come artista?: "Beh, di fatto non ho mai pensato in modo strutturato di fare o vivere di musica. E' un po' cliché da dire ma è venuto tutto un po' da solo, seguendo il flusso degli eventi, non c'è mai stata troppa progettualità. Dal gruppetto punk rock negli anni del liceo, così come ora come Velasco”.
A questo punto, in modo spontaneo, come il gioco fantasioso e puro istinto di certi funamboli del pallone nati in Sudamerica, iniziamo a toccare con mano la musica del continente: “Il Sud America è sempre stato un territorio per cui ho avuto una specie di richiamo inconscio", spiega VELASCO. "Non saprei trovare una ragione particolare ma negli anni ho cercato sempre di portare avanti una ricerca attraverso libri e film. Nel 2016 feci un primo viaggio in Argentina e in Cile, dove c'è uno dei festival più belli a cui sono stato, il Nomade a Manquemapu. Li ho potuto conoscere Chancha Via Circuito, Rodrigo Gallardo e molti altri. E forse è stato davvero l'inizio di qualcosa”.
Che tipo di artisti internazionali segui?: “Sarò sincero: ho degli ascolti che sono molto "stagionali", afferma il dj. "Magari mi fisso con un artista o un etichetta fino a esaurirmi e poi raramente continuo a seguirli in maniera assidua. Solitamente non seguo piattaforme o riviste particolari, c'è molta serendipidità nella mia ricerca”.
C'è spazio nella playlist di Velasco per la musica italiana? “Certo! Non posso dire di essere troppo al passo coi tempi che metà degli artisti di adesso non li conosco. Però c'è una forte ricerca verso artisti degli anni '70 e '80 senza badare troppo ai generi. Penso inoltre che personalmente ci siano ancora parecchi territori da esplorare per quanto riguarda la musica tradizionale”.
Il 4 settembre ti esibirai in un dj set al Ride di Milano, che tipo di evento sarà? "Ti confesso che non preparo quasi mai un set prima di un evento. Ovvio ci sono sempre delle tracce nuove che mi sento di proporre ma evito di inserirle se la situazione non è quella giusta. Credo che la bravura di un dj sia nel saper "leggere" il pubblico e creare con lui una sorta di rapporto dialogico seguendo l'evoluzione degli eventi (senza però mai cedere alle richieste). Tuttavia é anche importante mantenersi coerenti con un certo tipo di offerta senza paura di ibridarsi".
Al termine della nostra intervista ci vogliamo proprio togliere una curiosità e lo invitiamo a parlarci del Nu-Latam Sound? "Non so sai", confessa candidamente Velasco, "se questo prefisso Nu- può considerarsi ancora valido. Di fatto è un genere che negli ultimi 5 anni è letteralmente esploso con derive che sinceramente non mi sarei mai aspettato. Senza entrare in un discorso senza fine sul problema dell'appropriazione culturale, ho visto questo genere svuotarsi un po' di quelli che erano i presupposti e i messaggi originali. Personalmente è qualche anno che sto cercando di oltrepassare quei confini per esplorare nuovi territori”.
Poco prima di salutarci Velasco ci lascia un foglietto, scritto di suo pugno: si tratta di una compilation, di una sorta di invito all’ascolto, in esclusiva per i lettori di Rockit, di musica figa da sentire in giro - sudamericana ma non solo - quindi occhio alle sorprese!
Chancha Via Circuito - Sueno en Paraguay
Nicola Cruz - Cumbia Del Olvido
Rodrigo Gallardo - Indio Toba
El Búho - Aguas Claras
Jota Karloza - Ugate Sooraj
Iuta - Upopo (M.RUX Remix)
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L'articolo Velasco: un continente dietro a una console di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2021-09-03 09:48:00
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