Sin dalla mattina i sound-check si sono susseguiti con moto pendolare e, nonostante il cronico ritardo connaturato ai musicisti, ogni singolo nome in cartellone ha avuto modo di settare il proprio concerto con un’approfondita prova dei suoni. L’apertura porte ha visto i primi 50 avventori omaggiati della “Sunflowers compilation” (comprendente tutti gli artisti presenti nella serata) e subito dopo aperitivo in giardino con piatti freddi - di ben altro lignaggio rispetto a patatine e olive cui si sommava un eccellente dj set a cura di Ale e Iki basato sulla musica funky ’70 in stile ‘Napoli spara - Roma violenta’.
Questa la partenza in relax. Nelle righe a seguire, invece, il programma dell’evento, che presentava due palchi distinti (uno per i set elettrici, l’altro per quelli in acustico).
I Baise Noir affrontano per primi l’apertura del sipario su palco elettrico, ma l’obiettivo di far entrare in serata da subito il live riesce solo a metà, perché la gente è ancora alle prese con il tramonto in giardino o a gironzolare per manifesti e banchetti colmi di cd. Non del tutto secondario, il buffet è ancora infuocato e pertanto gli apripista perdono parte del potenziale pubblico.
Subito dopo tocca a Lucia Meazza varare il palco acustico. Lucia è ‘cantautoressa’ di gusto delicato e sottile, due aggettivi che sposano tanto il suo stile canoro quanto la proposta musicale e, finanche, il suo modo di presentarsi al pubblico. Bastano i primi 40 secondi per far capire che lì si fa un arte comunicata, senza urla e timida. Il silenzio dei presenti è la chiara approvazione alla sua performance. Lei ringrazia mille volte. Brava.
È poi la volta di Kama, la cui esibizione é da considerarsi la vera apertura elettrica del festival. Qui si parte con il botto e l’emozione non smette fino all’ultimo brano. In sala c’è molto ‘caldo umano’ e attenzione per le sue canzoni da seduto, al punto che - e non a caso! - stasera esaurirà la tiratura di 600 copie del suo primo cd “Uno specchio un lavandino” (“…ho i pesci rossi che mi amano, il più grosso è Cesare, l’altro Bruto!”).
Segue Alberto Motta su palco acustico, anche se in realtà si esibisce con chitarra Flyin V e amplificatore. Nessun commento in merito per chiaro conflitto di interessi. Chi c’era sa.
Poi si torna al palco elettrico con i Pekisch, i quali si producono in uno dei pochi rock-intellettuali credibili della scena italiana. Frasi profonde e di senso compiuto (e non è poco) e amplificatori a 11. Musicalmente ineccepibili nonostante il recente cambio di formazione che vede al basso oggi Alessandro Annibale (già in opera con i Kama e Fabrizio Coppola, tra gli altri) mentre Francesco Magri è convincentissimamente alla voce. Non è mia sola opinione che i Pekisch meritino più di quanto raccolto negli ultimi anni; perciò mettetevi una mano sul cuore... e l’altra al portafogli!
Roberta Carrieri (ex Quarta Parete), propone in acustico una performance votata alla perfezione vocale, dove canta la terra di Puglia con molta maniera (ha davvero una voce da annoverare) e non altrettanto trasporto. I presenti colgono lo spessore della proposta ma si intuiscono poco coinvolti.
È il turno dei Nuovi Orizzonti Artificiali: in 7 sul palco elettrico, 500 in sala. A mio avviso è il momento culmine della serata: i camerini sono quasi esauriti di alcoolici, il pubblico pure, e i N.O.A. iniziano da subito a far ballare, tanto che per ascoltare con concentrazione ci si deve allontanare dal pogo delle prime file. Interessante il set anche per la proposta di nuovi brani che lasciano intuire una svolta artistica della band, principalmente votata ad un rock elettronico da ascoltare con il corpo. Intelligente l’idea di offrire musica da ballare e testi su cui riflettere a fine ascolto (“sarai certamente stupita di vedermi fuori dall’orbita figa-centrale”). Definitiva la presenza della cantante Emanuela Colli sul palco.
Infine Lele Battista, anch’egli in elettrico, con il suo batterista che regge il concerto sebbene febbricitante. Le canzoni del post-La Sintesi ricordano a tratti quanto scritto in precedenza, sebbene si senta che il Nostro, con in braccio una chitarra elettrica, non abbia poi così tanta paura di fare rock; quindi gusto melodico inalterato e lo stesso si può dire dei testi vertenti alla decadenza. L’esibizione è stata fisica e meno ‘dandy’ di quanto molti si aspettassero, per quanto il look fosse indiscutibilmente tutto in nero.
In parallelo a quanto sopra accadeva: Gigawave Sound e Andrea Vellini tra i dj-set e Fuori Luogo, Prima di Incontrare Moira, Underlife, L’Uomo di Carta tra i visuals.
Chiusura delle danze.
Da ricordare, soprattutto, bella la gente giù dal palco, tutta attenta alla musica e pronta a divertirsi, con Fabrizio Coppola e Massimiliano degli Audiorama tra gli illustri semi-ubriachi. Un festival altrettanto bello in camerino dove, vuoi per le ridotte dimensioni, non ha sostato nessun musicista più del tempo necessario a (ri)fornirsi di alcoolici.
Un peccato non ripetere l’esperienza… chi ha orecchie per intendere intenda!
Il 5 Giugno 2004 si è tenuto presso il ‘C.S.O.A. Garibaldi’ di Milano il ‘Sunflowers Festival’.
Colui che scrive queste righe ha vissuto l’evento da ospite musicale insieme ad altre 7 entità (gruppi o artisti singoli) e ha avuto quindi modo di notare - già dal pre-mezzogiorno - l’attiva disponibilità di artisti e organizzatori (quest’ultimi incarnati nelle persone dei Nuovi Orizzonti Artificiali, menti uniche di un festival che spero si ripeterà con scadenza perlomeno stagionale).
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L'articolo Sunflowers festival - Milano - C.S.O.A. Garibaldi di Alberto Motta è apparso su Rockit.it il 2004-06-05 00:00:00
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