Ho conosciuto i CCCP Fedeli alla linea 30 anni fa esatti, con una canzone che non è neanche tra le più famose ma che mi ha sconvolto la preadolesscenza e che, ascoltata oggi, assume le sembianze di un presagio. Si intitola Svegliami (perizia psichiatrica nazionalpopolare), ed è contenuta nell'album Canzoni preghiere danze del II millennio - Sezione Europa del 1989, che non è esattamente il miglior album dei CCCP. Apre il disco subito dopo l'intro Il testamento del Capitano con una forza dirompente che non ti aspetti, un mix di nostalgia sinfonica digitale per poi dare gas alla batteria elettronica e alla mitragliata verbale di Giovanni Lindo Ferretti che ha lo stesso effetto di quella grafica nel video This is America di Childish Gambino: un pugno nello stomaco.
È uscita chissà come, chissà perchè, all'interno di una playlist di quelle a caso su Spotify e mi ha inchiodato all'ascolto, come non capitava da tempo. Bene: le parole oggi sono ancora più importanti e parlano esattamente del 2019. Parleranno anche del 2020 e oltre, ne sono convinto, eppure quanto fa impressione che siano state scritte durante l'ultimo anno del decennio del benessere e dello sperpero. La fine era nell'aria e se nello stesso anno i Cure pubblicavano Disintegration come metafora della fine dei 20 anni di Robert Smith, ma anche degli anni '80, i CCCP intuivano che la crisi sarebbe arrivata e avrebbe deflagrato, andando a colpire l'intimo e il sociale, il portafogli, la religione, la politica e il pianeta. Prima strofa:
"Sezionatori d'anime giocano con il bisturi
Maggioranze boriose cercano furbi e stupidi
Sobillano i malvagi, aizzano i violenti
e gli invidiosi indispongono"
Brividi, vero? Da una parte la religione e la sua doppia morale, dall'altra i politici di maggioranza che fanno proseliti tra le categorie che vedete sopra, tutte ben rappresentate dall'attuale Governo, mentre l'opposizione non trova altra via che usare una dialettica simile, invidiando chi vince e giocando lo stesso gioco per accaparrarsi (spesso e purtroppo) la stessa tipologia di elettori. Ritornello:
"Intanto Paolo VI non c'è più
E' morto Berlinguer
Qualcuno ha l'AIDS
Qualcuno il PRE
Qualcuno è POST senza essere mai stato niente
Niente!"
Non serve neanche stare a fare la versione in prosa di queste parole: sono la più lucida analisi della caduta degli dèi alla fine degli anni '80, che abbiamo sostituito con quelli nuovi (avete letto American Gods di Neil Gaiman) e dei quali non abbiamo mai veramente elaborato il lutto, si pensi alla rinascita del fascismo in Europa e non solo. Il tempo che passa, l'avvicinarsi della fine, la perdita del senso.
"Cerco le qualità che non rendono
In questa razza umana
Che adora gli orologi
E non conosce il tempo
Cerco le qualità che non valgono
In questa età di mezzo"
Non siamo forse noi, iperconnessi ai device tecnologici ma incapaci di imparare dagli errori della storia, quelli che adorano gli orologi e non conoscono il tempo? Non siamo ancora impantanati in un'età di mezzo che non ha più punti di riferimento solidi e non è ancora uno scenario distopico in stile letteratura del dopo bomba?
"Ha conati di vomito la terra
E si stravolge il cielo con le stelle
E non c'è modo di fuggire
E non c'è modo di fuggire mai
Mai!
Svegliami svegliami svegliami..."
Non sarebbe un'analisi spietata, chirurgica e oracolare se non parlasse anche del pianeta che si rivolta contro gli esseri umani che l'hanno stuprato. Una visione orrenda, perversa, persino psichedelica della Terra impazzita, dalla quale non si può scappare, e non è neanche un incubo. Di fronte a questa visione che fa il paio con L'Apocalisse di San Giovanni, cosa può salvare?
"Io sono perso sono confuso
Tu fammi posto allarga le braccia
Dedicami la tua notte
La notte successiva
E un'altra ancora
Dedicami i tuoi giorni
Dedicami le tue notti
Oggi domani ancora
Stringimi forte coprimi avvolgimi
Di caldo fiato scaldami, di saliva rinfrescami
Vorrei morire ora!"
La speranza è del tutto perduta, è addirittura una trappola (come la definiva Mario Monicelli) e allora serve qualcos'altro a cui aggrapparsi e non è un sentire collettivo, più una relazione spirituale con una persona o, più probabilmente, con un ideale per cui valga la pena vivere, che si prenda cura di noi quando tutto volge al termine. La morte in realtà è vista come una rinascita, per provare la senzasione di protezione che solo una madre (metaforica o reale che sia) può dare quando si è del tutto indifesi. Il disagio, parola cult degli anni '10, la retromania, la nostalgia di epoche passate che in molti non hanno neanche vissuto, la necessità di restare adolescenti anche dopo i 30 anni e il bisogno di essere accuditi per non perderci definitivamente, sembrano emozioni dei nuovi adulti di oggi, che i giovanissimi chiamano già vecchi e che invece si ritengono incompiuti, bisognosi di dimostrare qualcosa per auto affermarsi, nella vita come nella fanghiglia dei social che hanno sostituito la tv.
L'invocazione finale, Vieni, ha tanti significati quanti siamo disposti a dargliene. Per alcuni è la necessità che la fine arrivi davvero per ripartire da zero, altri ci vedono implicazioni sessuali, altri ancora religiose e spirituali. Ognuno può farla propria a suo modo e perdersi dentro parole mai così attuali, che Giovanni Lindo Ferretti ha scritto esattamente 30 anni fa vedendoci lungo, facendoci sentire tutti meno al sicuro, mentre da qualche parte Arde di sete e vomita la Terra.
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L'articolo 30 anni fa, Svegliami dei CCCP parlava già di oggi di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-05-02 15:30:00
COMMENTI (3)
Direi assolutamente attuale ed inquietante se pensiamo che fu scritta 30 anni fa. Le melodie dei cccp sono stupende e instancabili.
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E' Giovanni Lindo Ferretti, (ap)punto.
"La vita umana non dura che un istante, si dovrebbe trascorrerla a fare ciò che piace, in questo mondo fugace come un sogno, viver nell'affanno è follia. Ma non rivelerò questo segreto del mestiere ai giovani, visto come vanno le cose oggi nel mondo, potrebbero fraintendermi" (da Yamamoto Tsunetomo passando per B. Fenoglio e finire in G.L. Ferretti)
Si potrebbe forse imparare qualcosa, "dal buco nero dei suoi occhi", visto come vanno le cose oggi nel mondo, mai come ora.