Il cantautore romano Alessandro Mannarino sceglie la cittadina lombarda di Cremona come location per la data zero del tour estivo dedicato a "Supersantos": stornelli in romanesco, maglietta aperta fino a metà petto, band affiatata, pubblico voglioso di canzoni, ma anche un inedito terminato da poco e una scenografia con icone bizantine.
Elisa Orlandotti sfida il destino, prendendo Trenord da Milano direzione Cremona per potercela raccontare (e rimane 40 minuti bloccata nella campagna lodigiana per un guasto all’impianto frenante del convoglio).
Cremona, Arena Giardino, è l’imbrunire. Le 21.30 sono passate. Un po’ di musica intrattiene le persone mentre si accomodano su poltroncine, quanto mai fuori luogo per un live di Mannarino.
E’ suggestivo osservare, confortevolmente seduti, il blu del cielo-notte avere la meglio sull’azzurro serale, lo spicchio di luna splendere, i resti della fornace, ormai archeologia industriale, stagliarsi nello skyline e il palco prepararsi per l’atteso show con tutte le percussioni, chitarre, contrabbasso, tastiere, microfoni, asciugamani e… due enormi icone dal sapore bizantino: quella di sinistra è una donna, forse santa, un po’ scollata con labbra rosse e capelli neri, mentre a sinistra è raffigurato un uomo dal viso affusolato e lo sguardo passivo. Che siano lì da un precedente concerto? Cosa c’entrano con l’autore di "Serenata lacrimosa" queste due figure con l’aureola?
Le luci si spengono, i musicisti prendono posto nella penombra, mentre una donna avanza nel centro della scena, avvolta da veli neri. E’ il primo brano, serve a scaldare l’atmosfera. Simona Sciacca lo fa perfettamente indossando note sapienti, misteriose e passionali. Sono dieci le sagome che si contano, ma ne manca ancora una, quella che solitamente indossa un cappello e che entra sulle prime battute di "Rumba magica". Si inizia davvero.
Alessandro è padrone di casa e si muove sicuro e a suo agio sull’impalcatura, cercando di volta in volta la complicità negli sguardi dei suoi musicisti. I suoni sono ottimi, ma gli scranni iniziano ad essere inutili e fastidiosi: i piedi vogliono terra da calpestare e i sederi spazio per agitarsi.
"Svegliatevi italiani" è un augurio e un consiglio, accolto dal pubblico che canta, nemmeno troppo timidamente, con il nostro. Assistere all’esecuzione di questa canzone con versi ben scanditi, interpretati e sottolineati dalla mimica, apre gli occhi in modo efficace (Italiani! Perché non ci siamo ancora svegliati? “Svegliatevi italiani brava gente/ qua la truffa è grossa e congegnata/ lavoro intermittente/ solo un'emittente/ pure l'aria pura va pagata…”).
"Marylou" in una versione particolarmente swing fa sì che la scaletta continui il suo crescendo fino a quando "La strega ed il diamante" introduce una dimensione più teatrale. "Osso di seppia", "Le cose perdute", "L’amore nero", "L’onorevole" (oh, il pubblico le sa tutte!) e "Maddalena", eccola indicata da un fascio di luci sul fondo della scena, lei e il suo Giuda.
Le due figure bizantine su pannelli laterali hanno finalmente un nome e una storia: la donna di sinistra è Maddalena ed è lei che al cinema urla a Dio “Lascia stare Giuda e guarda altrove/ Ecco, guarda la mia scollatura/ E io mi guarderò dalla tua invidia/ Perchè Dio non gode come una creatura”. E immediatamente dopo la sferzata di "Serenata lacrimosa", “OOh sui gradini della chiesa/ Ooh ma chi me sente?/ Er vescovo c'ha er microfono e io niente/ E lui vorrebbe una cosa solamente/ Che se seccassero tutte le donne/ Che fa' l'amore fosse un incidente/ Che all'alberi cascassero le fronde/ E a sentillo pure Dio ce se confonde”. Appare quindi un terzo pannello, che trova spazio al centro del palco: raffigura sempre Maddalena e Giuda, ma assieme e sereni in un atteggiamento intimo.
Quello di stasera è un inno alla vita, alle cose semplici, quelle realmente necessarie all’uomo per condurre appieno la propria esistenza. Il folk e la musica popolare da sempre le cantano; lo fa con ironia ed arguzia Mannarino, che sfrutta questo genere contaminandolo sapientemente.
"Quando l’amore se ne va", "Tevere Grand Hotel" e le poltroncine sono decisamente un ingombro. Il pubblico si è concentrato sotto il palco per ballare e urlare “Daje Alessà” e “Me so’imbriacato”. "Statte zitta" si trasforma in una ballad intonata in modo corale.
E’ in questo clima complice che il cantautore romano si sbilancia testando le reazioni dei fan ad un nuovo pezzo. Afferma di averlo finito da poco e di provarlo proprio in questa data zero per la prima volta. E’ ancora rozzo, andrà rivestito di arrangiamenti adeguati e interpretato in una chiave di lettura ancora da scoprire, ma la presentazione è una confidenza che il pubblico apprezza, fiducioso che il brano diventi presto maturo e all’altezza dell’eccellente qualità del concerto.
I singoli pannelli con Maddalena e Giuda sono intanto scomparsi, lasciando nel mezzo quello nel quale i due assieme respirano la stessa aria. I bis: "Bar della rabbia", cantato in romanesco più dai cremonesi che dal romano (rabbrividite pure!), "Il pagliaccio" (“Passa un uccello e c'ho il cappello: 'falla c'ho il cappello'/ ‘porta gli amici, c’ho l’ombrello’”) e "L’ultimo giorno dell’umanità" con il suo fraseggio carico di moniti. Ed è lei che ha aperto il live a chiuderlo, Simona Sciacca: per la prima volta vestita in bianco riprende posizione a metà palco e ci lascia, facendo sfumare i ritmi in vocalizzi dolci e potenti. “Io ti ho amata per sempre/ e ti ho avuta per due ore”.
---
L'articolo Svegliatevi italiani: live report del concerto di Mannarino a Cremona di Elisa Orlandotti è apparso su Rockit.it il 2012-06-27 00:00:00
COMMENTI (3)
youtube.com/watch?v=liuApR7…
un erede dei cantautori romani. bravo Mannarino, ci mancavi
I pannelli sono stati realizzati da due street art romani: Omino71 e Mr.Klevra che con il loro progetto eikonprojket rielaborano l'iconografia bizantina con installazioni urbane eikonprojekt.tk