(Foto di Monelle Chiti)
Nonostante Le Luci Della Centrale Elettrica sia stato mandato a casa dai Pan Del Diavolo, era importante chiudere il cerchio: dopo l'intervista, la recensione (primascelta), dovevamo ancora dirvi com'è dal vivo. Marco Villa era al Teatro Dal Verme di Milano. Ci racconta.
"Vasco, io non mi preoccupo!"
Si chiude così il concerto de Le Luci della Centrale Elettrica al Teatro Dal Verme di Milano, con lo spettatore sbronzo – che ha punteggiato con le sue urla l'intero live – che rassicura Vasco Brondi e il suo mantra finale "E se gli alberghi appena costruiti coprono i tramonti, tu non preoccuparti". Novanta minuti spaccati, tutto il tempo necessario per suonare il nuovo album, ripescare tre pezzi dal primo e impreziosire il tutto con la bella cover di "Bene" di De Gregori. Un live che finisce tra gli applausi convinti, ma che era iniziato con un po' di freddezza.
Sul palco sono in quattro. Oltre a Brondi ci sono Lorenzo Corti alla chitarra, Rodrigo D'Erasmo al violino ed Enrico Gabrielli (incappucciato e ricurvo su se stesso come un personaggio di "Paranoid Park" di Van Sant) a tastiere varie. Dietro di loro la scenografia minimale di un grattacielo illuminato, uccisa dal fatto che il fondo palco non è chiuso. Dietro i musicisti ci sono infatti gli spalti vuoti dell'orchestra, che danno un'idea di provvisorio, di allestimento incompleto. Sembra che i quattro siano lì a fare delle prove, in attesa che lo spettacolo venga montato. L'impatto è strano e determina un inizio quasi in sordina. Dal palco ci danno dentro e fanno il loro dovere, dalla platea fatica ad arrivare entusiasmo.
Arriverà più avanti.
La scaletta si apre con "Una guerra fredda", pezzo manifesto del nuovo disco. Un album che racconta scontri di ogni tipo: interiori, di coppia, generazionali, di vita, portando sempre avanti un discorso di tensione e di opposizione. Di una guerra fredda, appunto, combattuta da tutti e da nessuno contro il tempo presente, disillusi della possibilità di una via di fuga e inevitabilmente votati alla sconfitta. Non trasformeremo più questa cazzo di città, perché sarà già tanto se questa città non ci morirà tra le braccia.
L'unico rifugio diventa allora il rapporto umano essenziale, quello di coppia. (Farò rifare l'asfalto per) "Quando tornerai dall'estero" è il secondo brano suonato ed è anche il primo classico firmato Le Luci della Centrale Elettrica, il primo pezzo che – al di là di entusiasmi e capacità di leggere il presente – resterà nel tempo. È una delle canzoni nuove in cui Vasco non si limita a urlare i testi, ma decide anche di cantarli. È il brano che da solo spazza via tutti quelli che "eh, ma è uguale al primo disco".
Città e coppia, metropoli e interiorità. L'inizio del concerto è programmatico e il resto prosegue sulla stessa strada. Certo, rispetto ai tour precedenti manca la psicoterapia collettiva di urlare a squarciagola ritornelli e frasi. Colpa del teatro, forse ci sarà modo nei locali. Per ora conviene ascoltare bene gli arrangiamenti, che riescono a vestire e dare colore a ogni passaggio, anche a quelli orgogliosamente formati da un solo accordo. Brondi dà la struttura, Gabrielli e Corti la sostengono, D'Erasmo la squarcia con il violino. Così, con il passare dei pezzi ci si rende conto della nuova dimensione di questo live, meno d'impatto ma più completo. Anche gli spalti deserti alle spalle dei musicisti finiscono per diventare organici al concerto, ideale prosecuzione delle periferie vuote raccontate nelle canzoni. Dei brani vecchi vengono ripescati "Piromani", "La lotta armata al bar" e "Per combattere l'acne", con l'aggiunta di "Lacrimogeni" appiccicata in coda.
Novanta minuti si diceva.
Il tempo necessario per ribadire l'importanza de Le Luci della Centrale Elettrica nella musica italiana di questo inizio secolo.
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L'articolo Live report: Le luci della centrale elettrica al Teatro dal Verme, Milano di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2010-12-03 00:00:00
COMMENTI (12)
Ciao, ero al concerto. Bello bello bello. Ci siamo scaldati dopo un paio di canzoni, ma abbiamo risposto alla grande :)
Andrò a rivederlo sabato prossimo a Torino. Mi piace tantissimo
eh eh .... in effetti ... ilragazzo è ben spalleggiato!:)
Questa proprio le foto non le sa fare...
Ebbene si. E' tutto scritto in vino veritas, individuando a fatica i tasti sulla tastiera. Per fortuna c'è sempre qualcuno pronto a "impararti l'itagliano". Ciò non significa che il mio giudizio generale sia diverso in hangover.
a proposito di segaioli, eh...
Vasco Brondi mi piace moltissimo, lo stimo e mi piace la formazione con cui suona dal vivo e con cui ha registrato il disco. Purtroppo non ho visto questo concerto e la mia critica infatti era alla recensione e non a Vasco e al suo concerto. Fine
ma il concerto ti è piaciuto o no?
altrimenti il tuo commento è ancor più eMblematico, inutile e invisibile.
ceto che una recensione che comincia dicendo che i "pan del diavolo" mandano a casa vasco, è già una recensione del cazzo che non vale quasi la pena leggere. Comunque, uno con un certo sforzo la legge, e poi conclude che rimane una recensione del cazzo da segaiolo, enblematica, insomma una recensione di rockit, abbastanza inutile. E invisibile come sempre.
"incappucciato e ricurvo su se stesso come un personaggio di "Paranoid Park" di Van Sant"
verissimo..
beh con Gabrielli e Rodrigo d'erasmo non si possono fare brutti concerti