Tommaso Novi: "Il futuro sta nel fischio"

Il fondatore dei Gatti Mèzzi, ha portato il suo fischio al cinema e lo insegna a Pisa. "Molto bello" anticipa il suo nuovo disco, con la speranza che il domani sia sempre più blues

Tommaso Novi, foto di Claudia Cataldi
Tommaso Novi, foto di Claudia Cataldi

Quando è uscito il video di Molto Bello ho sentito subito Tommaso Novi. Lui, 40 anni, è una mia vecchia conoscenza fin dai tempi dei Gatti Mézzi, con cui ha registrato e girato l'Italia dal 2005 al 2016, per far conoscere il vernacolo pisano in chiave jazzata. Questa è la sua prima canzone dopo quelle del primo album solista, Se mi copri rollo al volo (2017), titolo che la diceva lunga su due passioni del nostro, una delle quali sono i videogiochi.

Molto bello è fresca, sa di Dalla anni '70 ed è suonata come Dio comanda. Tommaso – ben prima di essere costretto a farlo – ama stare in casa, ma dice sempre di voler vedere il mondo, insegna fischio musicale a Pisa e collabora col Dipartimento di Didattica del Conservatorio L. Cherubini di Firenze. Ho controllato, non è intitolato a Jovanotti. Ha inciso il suo fischio per Paolo Virzì su La prima cosa bella e ha collaborato con Nicola Piovani, Paolo Fresu, The Zen Circus, Gipi e Motta, tra gli altri. Molto Bello anticipa l'album Terzino Fuorigioco, che uscirà per Black Candy.

Gli abbiamo dato cinque argomenti di cui scrivere (il fischio no, era troppo facile): questi i pensieri che ha composto per noi. 

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Il pianoforte

In casa ho un pianoforte degli anni '20, non questi, quelli di cento anni fa. Vive con me da 10 anni e per me è un grosso signore, anziano e ingombrante. Chiede sempre molta attenzione, chiede di essere suonato anche quando non ho voglia e di recente ho iniziato a sospettare che sia lui la causa della mia condizione di padre-single. Alla fine ho scelto lui, 6 quintali, sornione, pieno di acciacchi e con una voce particolare, alla quale col tempo mi sono attaccato. Quando lo suono, lui diventa un po' più giovane perché il suo legno vibra ed io invecchio quel che basta per avvicinarmi ai suoi motivi e alle sue ragioni. Lungo quasi 3 metri, quando cambia il tempo si scorda alcune note: è anziano, glielo concedo. So che è nato in Svezia e che ha viaggiato per mare su una nave da crociera. Chissà chi lo ha suonato prima di me, chissà come mi sente, se gli piaccio, se mi odia quando lo trasformo in campo di guerra o in tavolo da pranzo. Ho capito che non gli piace essere suonato forte, ché con minor pressione riesce a mandare la voce più lontano senza increspare troppi armonici. Ho capito che ha il cuore molto grande e che spesso lo subisco ingiustamente. Nonostante gli abbia relegato un angolo del salotto lui, mentre io dormo, si posiziona al centro della casa.  Ha delle enormi ruote di ottone: un giorno gliele tolgo.

Pisa

Sono sempre nel solito punto, sulla curva fra Lungarno Buozzi e Lungarno Mediceo: guardo l'Arno che scorre verso il tramonto incendiato di viola di rosa e di smeraldo che a noi pisani ci fa l'effetto di una droga potente, da cui è difficile separarsi. Sono in quel punto, seduto sulle spallette di tramontana, vedo il ponte di mezzo col campanile a sinistra e qualche automobile che sguscia sulla mia destra in via del borghetto. Sento forte l'odore dei platani maturi che c'ha quella sottile punta di lezzo che però si sente poco sotto il dolce che predomina, un po' vanigliato mi sembra. Sento anche il fiato del fiume che mi piace tanto perché mi sa di pesca di frodo, di canottaggio e di mio padre. Sono sempre nel solito punto quando penso a Pisa perché ogni volta che mi capita di starci davvero sono felice di essere vivo.

Foto di Claudia Cataldi
Foto di Claudia Cataldi
 

La moto

La moto è un innamoramento di quelli da ragazzini, che ti tolgono il fiato. Amo la velocità e il modo in cui, oltre i 200 all'ora, cambiano il pensiero e la percezione della realtà. A volte ho la sensazione di toccare il futuro. Senza il cupolino che mi protegge sento gli occhi uscire dalle orbite per la depressione che si forma nel casco e mentre seguo le mosse della corda, entro in una nuova dimensione. E poi hai presente quando indossi un vestito nuovo e cammini per strada convinto che gli altri ti guardino pensando “cazzo come è figo lui con quel vestito”, ecco, quando giro in moto è così, mi vedo molto bello e, come un coglione, mi convinco che lo pensino anche gli altri.

La quarantena

In quarantena ho imparato nuove cose: ad essere più sintetico quando parlo ai miei allievi, che a 40 anni i videogames mi divertono ancora, anche senza essere gonfio come un culo, che alcuni negozi di alimentari sono più economici dei supermercati, che quando aiuto mio figlio a fare i compiti tiro fuori il peggio di mio padre, che mio figlio sopporta con grande maturità i miei sbalzi d'umore, che l'amicizia non resiste sempre a tutto anche se la si coltiva con cura, che l'amore va coltivato anche quando sembra resistente.

Il futuro

Il futuro per me è un ritorno al blues e ad una certa negritudine, poeticamente parlando. Il futuro è più sincero e non si preoccupa del giudizio altrui, infatti non segue tendenze dell'ultim'ora, ma è disincantato e più difficile da conquistare. Il futuro è una curva col ginocchio in terra, è una cattedra di fischio al conservatorio, è un concerto rock al drive-in...ma senza il wi-fi. 

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L'articolo Tommaso Novi: "Il futuro sta nel fischio" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-05-21 09:52:00

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