Sapete perché quella che noi identifichiamo come la musica tipica giamaicana si chiama reggae? Per quanto l’etimologia del termine sia incerta, non ci sono dubbi su quale sia stata la prima occasione in cui questa parola è comparsa in una canzone. È il 1968 e una formazione locale, the Maytals, pubblica Do the Reggay, un brano rocksteady.
Alla voce c’è quello che sarebbe diventato una delle massime autorità di questo genere, assieme a Bob Marley e Peter Tosh. Il suo nome è Toots Hibbert, scomparso lo scorso 11 settembre per complicanze legate al Covid all’età di 77 anni.
Nonostante l’età avanzata, Toots era ancora un musicista molto attivo: nel 2018 aveva partecipato al Tonight Show di Jimmy Fallon, uno dei programmi televisivi americani più seguiti, mentre solo ad agosto era uscito il suo ultimo disco, Got to Be Tough.
“Se n’è andato Toots e con lui un pezzo della mia giovinezza”, dice Mr. T-Bone, trombonista degli Africa Unite e Giuliano Palma & the Bluebeaters. “Toots è stato per me un grandissimo esempio di come si fa questo mestiere, di come si tiene un palco, ha scritto un pezzo di storia importante. Ha portato il funk in Jamaica, era il James Brown giamaicano... che voce, che pezzi”. L'influenza di James Brown la si sente tutta, soprattutto in brani come Funky Kingston, una delle canzoni più famose della sterminata discografia di Toots: un brano incredibile capace di legare il sound dei Caraibi con le evoluzioni della musica afroamericana degli anni ’70. Oltre al padrino del soul, un'altra leggenda della musica afroamericana a cui Toots è stato spesso accostato è Otis Redding, da lui stesso dichiarato come un punto di riferimento assieme a Ray Charles e Wilson Pickett.
Oltre a Funky Kingston, sono tanti i successi di Toots e dei suoi Maytals che tornano in mente. Dalla cover di Take Me Home, Country Roads a Pressure Drop, fino alla doppietta 54-46 That’s My Number e 54-46 Was My Number, dove Toots racconta della sua esperienza in carcere, in cui era finito – a suo dire, incastrato da un promoter – per possesso di marijuana.E ancora, Sweet and Dandy, la sua versione di Louie Louie, Bam Bam, Toots è stato un musicista estremamente prolifico, che ha saputo dare una direzione sempre originale al reggae e pieno di richiami al soul, al funk, al rock e al rhythm ‘n’ blues.
Io, nel mio piccolo, pur non essendo mai stato un appassionato di musica reggae, quando ho scoperto Toots & the Maytals ho avuto una sorta di rivelazione, molto di più di quanto lo possa essere stato Bob Marley. Sarà stata la vena soul nella voce, quell'energia così genuina nelle ritmiche, anche quel tipo di registrazioni un po' sporche che rende le canzoni ancora più vive, sta di fatto che Toots mi ha aperto le porte del reggae delle origini, del rocksteady, di quel mondo sommerso della Trojan Records che, prima di me, aveva fatto impazzire i giovani mod inglesi a partire dagli anni '60, seguiti negli anni '80 dall'esplosione di Madness, Specials, the Beat e molti altri.
“L’ho visto dal vivo due volte e entrambe le volte è stato magico”, conclude Mr. T-Bone. “In particolare, ricordo un concerto a Milano sedici anni fa, ero con la mia fidanzatina che poi diventò mia moglie e la madre dei miei figli. Non c’era molta gente, ma lo show fu comunque ad altissimo livello. Se n’è andato un grande maestro, un musicista unico, niente sarà più come prima senza Toots”.
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L'articolo La magia di Toots Hibbert andava al di là del reggae di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-09-14 14:36:00
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