30. Lüzai – Terra
Riconnettersi con le proprie radici, andare alla ricerca di un posto nel mondo che si possa chiamare davvero casa, quasi per un meccanismo ancestrale che si attiva al nostro arrivo. È questo istinto primordiale che guida la voce di Lüzai nel suo primo singolo, Terra, in cui neo soul ed elettronica avvolgente amplificano l'effetto ipnotico della sua melodia spezzata.
29. Deriansky, Altea, Goedi, Michael Mills – Basilico
Il brano con cui Deriansky anticipa il suo qonati è così a gamba tesa da spezzare le sbarre della prigione in cui era rinchiusa la sua psiche: Basilico si muove su barre serrate e rabbiose, che si impastano tra di loro e a cui fa da contrasto la voce sussurrata di Altea nel ritornello, esplodendo in un brutale sfogo che fa da antidoto all'isolamento.
28. Mahmood, Blanco – Brividi
Pare che la sensazione dopo averla ascoltata la prima volta al Festival di Sanremo sia stata processata da tutta Italia in due parole: "Questi vincono". D'altronde, quando metti vicino due delle voci più interessanti del mainstream, non può che andare così. La delicatezza di Mahmood da una parte, i graffi di Blanco dall'altra, sono gli ingredienti magici che rendono lo struggimento sentimentale di Brividi un gioiellino di pop cantautorale.
27. Lil Kvneki – Solo come un cane
Lil Kvneki trova un percorso parallelo ai suoi Psicologi per dare sfogo alla sua vena indie rock che scorre dentro di lui: Solo come un cane è un omaggio ai primi Strokes che canta la solitudine senza lasciare che sia lei a vincere, con una forza melodica che ne buca anche le ombre più scure.
26. Addolorata – Snoopy
"Se guadagnassi 3k non lo farei, perché il lavoro è una merda e lo abolirei". Ironico sì, ma fino a un certo punto: negli Addolorata c'è il guizzo giusto che permette di essere divertenti senza scadere nel becerume del cringe, anzi. E la hit antilavorista di chi rivendica di voler "dormire tutto il giorno come Snoopy", così incredibilmente orecchiabile da entrare in testa dopo mezzo ascolto, ne è una delle migliori testimonianze.
25. Fabri Fibra, Colapesce, Dimartino – Propaganda
Il giochino della politica, visto dalla prospettiva fantozziana di un individuo frustrato che preferisce delegare le sue decisioni ai faccioni di belle ('nsomma) speranze durante la campagna elettorale. Propaganda svela le illusioni populiste di chi cerca risposte semplici a problemi complessi, con Fibra aiutato nel ritornello dall'accoppiata Colapesce-Dimartino.
24. Thasup, Lazza, Sfera Ebbasta – S!r!
A pompare troppo l'hype si rischia di scoppiare, ma thasup non lo sa e continua a sfornare hit su hit. Come S!r!, che con i feat. di Lazza e Sfera rischiava di essere più un asso pigliatutto dell'algoritmo, e invece è un singolo di spleen puro, capace di tenere dentro sentimenti intimi e la giusta spolverata di tamarraggine urban.
23. Marco Castello, Fulminacci – Magari
Due dei giovani cantautori più brillanti in circolazione uniscono le forze in un duetto trascinante, in cui si nasconde una forte vena ironica: Magari è l'incontro tra Marco Castello e Fulminacci, dove echi della retorica feroce del dibattito pubblico degli ultimi anni vengono esorcizzate con un umorismo asciutto.
22. Whitemary – Chi se ne frega
Un respiro profondo. Chiudere gli occhi, allontanare tutti pensieri negativi e ripetersi: "Chi se ne frega". Whitemary lo fa con un sussurro che fa da miccia per il dancefloor: i bassi impazzano, la cassa spinge, i synth danno un colore fluorescente alle ombre, mentre tutto intorno i corpi eliminano le tossine in un ballo terapeutico.
21. Visconti – Ammorbidente
Le note affilate di una chitarra lampeggiano nel buio. Visconti taglia il gelo con il suo salmodiare acido, una vomitata di immagini tra il criptico e il degradante. "Desidero un periodo decadente, un panorama fatiscente, un po' di ammorbidente" è il grido che squarcia la gola, per sfogare la frustrazione bruciante di chi ha perso ogni certezza nel presente.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo Le 50 canzoni più belle del 2022 di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-12-19 11:39:00
COMMENTI (1)
Non ho pensato 2 volte a scegliere la canzone dell'anno, cascata proprio durante i mondiali del Qatar, la nostra "seven nation army", un trionfo di scrittura, un anthem iper-generazionale. Sto parlando di "mai mai mai" degli Ada Oda, una canzone che racconta di fallimenti ma in modo giusto, accettando il fatto che si possa cambiare idea, che si possa sbagliare, che non è il mulino bianco!Una chitarra che manco Johnny Marr, mai avuto dubbi.
Ada Oda-mai mai mai
Bluem-Umma
Ibisco-Bologna Nord
Edda-Lia
Ada Oda-Un amore debole
Leatherette-Cut
Enzo Avitabile-Angelina
Brucherò nei Pascoli-Bar Adriana
Maurizio Carucci-Inimmaginabile
Coma Cose-FoschiaPakySharm en Sheik
TuttiFenomeni-Infinite Volte