Ascoltale tutte: #1 - #50 #51 - #100
21. Ensi
Numero uno
In questo mondo di numeri, devi essere il Numero Uno. La strategia per raggiungere l'obiettivo è semplice: se tutti mischiano questo è un po' di quello e lo chiaman futuro, tu cerca un legame con le origini. O meglio, con gli anni Novanta, quando il rap era ruvido, i rullanti secchi e scanditi, i campioni essenziali e potenti, e gli scratch farcivano il tutto. E va a finire che nella nuova Golden Age del rap c'è spazio anche per del sano hip hop. // Enrico Piazza
22. Sikitikis
La mia piccola rivoluzione
Giocare con l’elettropop può anche essere pericoloso, perché il rischio di lasciarci per strada qualcosa in termini di dinamica del pezzo è sempre dietro l’angolo. Se, invece, ti chiami Sikitikis e i synth li maneggi con cura, allora il problema non si pone. “La mia piccola rivoluzione” è probabilmente il pezzo più pop dell’intera produzione dei quattro di Cagliari, ma anche, o forse proprio per questo, uno di quelli che più ti restano nelle orecchie. Un piano ben riuscito, direbbe George Peppard, nel quale anche i pugni sono racchiusi dentro le carezze. // Porfirio Rubirosa
23. Paletti
Adriana
Se si vuole fare pop in italiano, prendere spunto da Battisti è sempre cosa e buona giusta. Pietro Paletti lo fa con la giusta misura e, soprattutto, lo fa con un piglio da band, non da cantautore solissimo chiuso nella sua cameretta. Il risultato? Canzoni come "Adriana", che girano a mille e si piantano in testa. Nel 2013 ci sarà da puntare su di lui, a occhi chiusi. // Marco Villa
24. Life & Limb
Nadja
Quei voli Ryanair dove non c'è spazio tra un sedile e l'altro e le hostess hanno i fianchi larghi. Immagina un diretto che da Lecce plana fin dentro l'anima della Grande Mela. Finestrino vista Oceano, e un paio di bagni, già assicurati, dentro te (calda come gli anni '80) e la solita ansia nebulosa d'atteraggio. Una meravigliosa estasi di schiuma chill, per uno dei progetti intercontinentali più fighi dell'anno. // Marcello Farno
25. Porcelain Raft
Drifting in and out
Ogni volta che parte questo pezzo scivolo via in un limbo di ricordi fatti di pop malinconico, dove l’elettronica si fa dominante ma non ingoia tutto, dove c’è modo di ballare e ripensare e innamorarsi, anzi, ballare è soltanto una banale scusa. Come sole affamato di brina, il calore morbido di Porcelain Raft scioglie ogni dubbio, e ci lascia sospesi, ed esserlo non è mai stato così bello. // Margherita di Fiore
26. Dumbo Gets Mad
Radical Leap
Come sdraiarsi su una spiaggia psichedelica lontana da ogni cosa e collocata in un tempo distante e in slow motion: ti sogno California, e non sei mai stata così presente e vicina. Tra Woodstock e i Beach Boys, un sound che cattura il nostro sguardo hippie e vagabondo, fascino elettronico che non molla la presa e dispensa teneri abbracci notturni. // Margherita di Fiore
27. Afterhours
Padania
Se la Padania come Stato ha un grado di realismo simile a quello della Terra di Mezzo, la Padania come stato interiore è qualcosa che gli Afterhours sono stati in grado di racchiudere in cinque minuti scarsi di canzone. Il grigiore e l'oppressione, il nascere e sopravvivere di una voglia che scava dentro, ma che è destinata a essere fine a se stessa: "Due ciminiere e un campo di neve fradicia / qui è dove sono nato e qui morirò". Una radiografia dei sentimenti e dell'anaffettività. Spietata. // Marco Villa
28. Ronin
Fenice
Non so come raccontarvela: nel senso che quando uscì “Fenice” stavo malissimo, debole, ferito, cattivo come allora non lo ero stato mai. La sentivo a ripetizione, perchè quando arrivavano gli archi, in fondo era una specie di liberazione. E la canzone mi diceva che è il tempo è ciclico: io mi perdevo in quei giri che ripetevano ancora e ancora. Ora ovviamente il discorso è diverso, la rinascita c'è stata, tutto va meglio. Non so se i Ronin intendevano quello (e comunque: mai dubitare di loro). Certo è che restano i migliori compositori per vite mai scritte. Ognuno ci leggerà la sua. // Sandro Giorello
29. Cosmetic
Colonne d'errore
Colonne di suoni: il ritmo del mondo scandito da un rullante. I Cosmetic, cresciuti a dismisura, in una sinfonia shoegaze che restituisce sensazioni già provate con "Sursum Corda". Il tutto amplificato all’ennesima potenza. Di sensibilità pulsante, ora rarefatta ora più densa, “se solo fosse a tempo” - rivela il brano - “la morte ci starebbe bene”. // Samir Galal Mohamed
30. Girless & The Orphan
Mein Vatikampf
Il papa approda su twitter e nel loro primo full lenght i Girless & The Orphan non perdono occasione per accostare il Vaticano e tutto il suo apparato a Hitler: omofobi e bigotti vostro è il regno dei cieli ma in terra siete delle nullità. Twittatela. Magari Benedetto vi retwitta. // Michele Montagano
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L'articolo Top.100 - Le migliori canzoni del 2012 (#21-#30) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-12-17 00:00:00
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