Ascoltale tutte: #1 - #50 #51 - #100
51. Mecna
Senza Paracadute
Mecna è l'esatta consapevolezza di come solo adesso, nel più preciso dei momenti storici, un ragazzo italiano (ma permettetemi di dire anche un giovane adulto) può ascoltarsi il suo Common o Bilal qualsiasi rappare (aka emozionare) nella sua stanzetta in culo al mondo. E non trovarci confini, semmai destini comuni e occhi bassi dritto in faccia non mi guardi mai. Nuvole e timidezza, la rivincita dei cuori infranti e un paio di inverni chiusi nel borsone a decantare. Si fa tutto per l'amore - ovvio - anche nel rap. // Marcello Farno
52. La Morte
DFW
Il pezzo di David Foster Wallace è l'epilogo freddo e insieme più umano di questo album. La Morte è composta da Giovanni Succi (Bachi da Pietra) e Riccardo Gamondi (Uochi Tochi). Insieme hanno creato un concept sul trapasso, prendendo in prestito brani di letteratura occidentale e musicando lo spoken con basi di ambient greve e rarefazioni concrete. Un piccolo gioiello. // Simone Stefanini
53. The Analogue Cops
OCPLX1
Inaugurano la Green Series di Bleep.com, l'on line store della Warp. La traccia parte deep ambient per poi evolvere altre tre-quattro volte, infilando suoni piuttosto assurdi come quel tin che sembra campionato da una pentola in cucina. Te lo immagini un pezzo del genere in discoteca? Una follia degna del Lory D più in acido. // Sandro Giorello
54. The R's
Pictures on the water
Corale, completo e fatto bene. Tre aggettivi per sintetizzare in che modo “Pictures on the water” unisce tutto quello che deve coesistere in un pezzo. Se ci aggiungiamo anche i coretti magnetici che catturano l’attenzione dal primo ascolto allora può essere classificato come il classico pezzone da urlare a squarciagola durante i concerti. Un pezzo bello, così tanto da non aspettarselo in un ep. // Carlotta Freni
55. Il Teatro degli Orrori
Io cerco te
L'ho sempre considerato un singolo spaccaculo, perchè è diretto ma ha anche i suoi fronzoli, con un appeal pop che capisci solo quando la senti in radio e scopri che non stona per niente all'interno del palinsesto. Non un capolavoro ma decisamente un passo avanti (o quanto meno diverso) rispetto a quello che hanno sempre fatto. // Sandro Giorello
56. Virginiana Miller
Tutti i santi giorni
"Vivremo altre primavere dopo gli inverni / avremo tutti i santi giorni per noi / se vuoi prendermi". La bravura di Simone Lenzi è sempre stata quella di trovare sintesi incredibili. Versi di poche parole che racchiudono tantissimo. "Tutti i santi giorni" è semplicemente uno dei pezzi più belli in assoluto dei Virginiana Miller. Una perfezione pop da brividi, come quella del film di Virzì da cui prende il titolo. // Marco Villa
57. Movie Star Junkies
The damage is done
La formazione più selvaggia e imprendibile del panorama italiano si ferma al bancone di un saloon, agli sgabelli a fianco un baffuto Nick Cave e il vecchio Kris Kristofferson, un tempo noto come Billy the Kid. Non è una pausa per rifiatare, nessuna ordinazione al barista. Ma le parole escono come sputi e la rabbia, la malinconia nera e i giorni di cammino nel deserto non lasciano tregua: il danno è fatto. // Silvio Bernardi
58. Dracula Lewis
Permafrost
Ossessivo, pulsante, introspettivo e cantilenante, in una spirale di LFO che (ri)salgono sgocciolando dai bassifondi in una melma malata di disagio e devastazione. “Permafrost” si scioglie così, nell’incedere riluttante e deep di uno scenario horror/weird/lo-fi assemblato su elettronica povera e nastro magnetico tra Vernasca/Milano/LA. L’ipnosi totale in un 12” che sta facendo il giro del globo. // Marco Verdi
59. Iacampo
Amore in ogni dove
Introspettiva, incalzante, delicata. E anche molto curata. Una canzone in cui Marco Iacampo (ex Elle, ex Goodmorningboy) dimostra la sua esperienza e mette a nudo molto del suo io personale. Tocco cantautorale ottimo per farvi da sottofondo a decisioni da prendere o ricordi da sotterrare. E’ forse la migliore di un disco ben fatto, ma monocorde. // Sara Scheggia
60. Alessandro Fiori
Via da Industria
C'era una volta, anzi,ci sarà un giorno, un ragazzo del futuro chiamato Conan che in uno uno scenario post-nucleare vive una della più appassionanti ed avventurose storie mai concepite. Il suo sogno è portare una ragazza di nome Lana al sicuro, lontano da un triste luogo cyber-punk chiamato Indastria, fino ad Hyarbor, ultima terra promessa rimasta sul pianeta. Una storia fatta di magia e poesia che Alessandro Fiori fa rivivere nella sua scrittura surreale, regalandoci una della canzoni d'amore più belle e stralunate degli ultimi anni. "Via da indastria" è un piccolo capolavoro cantautorale di un artista a suo modo unico. Se Hayao Miyazaki avesse modo di ascoltarla, probabilmente approverebbe commosso. Dai Alessandro, sulla terra c'è ancora il sole e questo mondo si può salvare. // Stefano Acty Rocco
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L'articolo Top.100 - Le migliori canzoni del 2012 (#51-#60) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-12-07 00:00:00
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