Ascoltale tutte: #1 - #50 #51 - #100
71. Club Dogo
Minchia Boh
Il cortocircuito perfetto: dovrebbe essere una parodia o qualcosa di simile e invece i Dogo scrivono l'inno de-fi-ni-ti-vo di (e per) tutti gli zarri d'Italia. Ripeto, per gli zarri, un capolavoro assoluto. Immediata è partita l'indignazione della fu-Intellighenzia italiota, talmente ignorante e presuntuosa da non riuscire nemmeno più a distinguere (figuriamoci capire) i termini del discorso, e si che tutti questi intellettualoni che han fatto l'università coi soldi di papà la differenza tra significato e significante dovrebbero averla studiata... Detto in parole ulteriormente povere: se volete semmai sono gli zarri a fare schifo, non la canzone. E questa canzone è per loro (gli zarri) non per voi (gli indignati). E chi non lo capisce o la critica è come chi va a mangiare sushi e si lamenta perché gli fa schifo il pesce. Un inno, la 'My Generation' degli zarri. Punto. // Stefano Fiz Bottura
72. Denise
Rain
“Rain” è né più e né meno che il singolo più irritualmente ruffiano dell’album più irritualmente radiofonico del 2012 musicale italiano. A metà strada tra fiaba e sensualità, tra Scandinavia e Mitteleuropa, “Rain” catapulta Denise sul famelico proscenio del mainstream nelle vesti di una piccola Kate Bush di casa nostra, o meglio, di una sua trasfigurazione pop fottutissimamente accattivante. // Antonio Belmonte
73. Verme
Lo squallore del tonno
La preghiera della disperazione, contro un mondo che gira troppo in fretta e non si accorge di quali sono i veri scazzi che ci affliggono. Il punk-rock dei Verme si rivolge direttamente a quel dio in cui non crediamo e che non crede in noi: l'ultimo brano della band, un'ultima riflessione che è anche accorato appello, o una richiesta di perdono. O qualunque cosa chi vive voglia leggerci dentro. // Chiara Longo
74. Edda
Emma
Amare è un po' soffrire, si sa. È non capire più niente e parlare con il cuore in mano, senza nessuna vergogna, come se liberarti di quel groppo che hai in gola fosse l'unica cosa di veramente importante a questo mondo. È una melodia per chitarra e archi, è la voce di Edda - a tratti angelica e a tratti sgraziata - che ti trafigge come una lama e ti riempie di dolcezza e sofferenza il buco che ti ha aperto nel petto. // Enrico Piazza
75. Foxhound
Criticize You
Ho fatto una compilation da tenere in auto. Prima traccia: “Criticize You”, così mi scaldo subito dietro al parabrezza gelato e mi lascio andare al pop irresistibile e ammiccante dei Foxhound. Un pezzo che funziona, immediato, dalla struttura semplice ma efficace: ottimo energizzante per le infinite mattine invernali, tra sciarpa, cappello e desiderio d’estate. // Margherita di Fiore
76. Bad Love Experience
Dream Eater
Abbandonarsi alle onde. Il ritorno della band cara a Virzì con un album di folk rock completo, prog e psichedelico in alcuni passaggi, compatto e quasi beat in altri. Uno dei premi della critica di questo 2012, un lavoro fuori dagli schemi, che meriterebbe ben altro successo. La fisarmonica dona magia d'altri tempi a questo pezzo, ci trasporta in una festa di paese e ci avvolge in un valzer onirico e immaginifico. // Simone Stefanini
77. The Tunas
Rain
Ritroviamo dei The Tunas un po’ più ordinati e ripuliti, ma pur sempre votati al rock’n’roll che li ha contraddistinti sin dal principio. “Rain” è sostenuta, travolgente, e arrivi alla fine che quasi rimani a bocca asciutta: come uno di quei baci che quando finisce ci rimani male e ne vorresti ancora, ma che ti sferra una finale mitragliata di chitarre che ti da il colpo di grazia in poco più di due minuti. // Carlotta Freni
78. New Candys
Blackbeat
Riverberi ed echi anglosassoni che si fondono con un’attitudine rock n’ roll profonda e tangibile: il ritornello lo-fi di “Blackbeat” è ipnotico, e come un ricordo si insinua proprio a metà strada tra il cervello e lo stomaco. La rassicurante frase “I’m feeling so good”, ripetuta quasi all’esasperazione, è un loop psichedelico e terapeutico allo stesso tempo. La ascolti e ti senti subito meglio. // Mara Guzzon
79. Umberto Maria Giardini
Quasi Nirvana
Il titolo parla da solo: siamo nell’anticamera della raggiunta consapevolezza. Il “Quasi Nirvana” di U.M.Giardini incarna la quasi rinascita di un uomo e di un artista, dopo la “dipartita” spirituale di Moltheni. La quarta traccia de “La dieta dell’Imperatrice” ufficializza un grande ritorno fatto di occhi nuovi che guardano al mondo, in appena 4 minuti di rivelatore post-rock cantautorale. // Antonio Belmonte
80. Antiteq
Minor King
Sempre sia lodato. Perchè delle robe dub/wonky/beat che riempiono i cloud che riempiono il nostro cielo possiamo anche farne a meno. Mentre di produttori intelligenti capaci di andare oltre i generi e le mode, gesù, quelli ci mancheranno sempre. Quelli con la testa già altrove, con il suono in stato di grazia. Quelli che fanno i miracoli. // Sandro Giorello
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L'articolo Top.100 - Le migliori canzoni del 2012 (#71-#80) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2012-12-07 00:00:00
COMMENTI (2)
applausi ma pete townshend si rivolta nella tomba senza nemmeno essere morto, sapendo di essere associato a sta roba
"Un inno, la 'My Generation' degli zarri. Punto.". Applausi.