(Dente, illustrazione di Giacomo Bagnara)
Le 50 canzoni dell'anno descritte da: Alex Urso (AU), Carlo Pastore (CP), Carlotta Fiandaca (CF), Ester Apa (EA), Filippo Cicciù (FilC), Francesco Cipriano (FC), Giovanni Continanza (GC), Marcello Farno (MF), Marco Villa (MV), Margherita Di Fiore (MDF), Michele 'Wad' Caporosso (Wad), Nicola Bornadi (NB), Nur Al Habash (Nur), Oscar Cini (OC), Sara Loddo (SL), Sandro Giorello (SG).
01-10
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01. Dente
"Vieni a vivere"
"A nido d'ape, a lisca di pesce". Dente è il cantore di tutti gli amori, il musicista che fa di semplicità genio, di tradizione orgoglio. E' quello che ti fa venir voglia di ricominciare ad usare con cognizione di causa aggettivi come "sensazionale", e non importa se poi è pur sempre un uomo con una chitarra, se "Vieni a vivere" sono solo tre dita di solletico al pianoforte. Quel che conta, se non l'avete ancora capito, è che è quanto di più bello ci sia oggi in Italia.// Nur
02. Il Teatro Degli Orrori
"A sangue freddo"
Citare De Gregori parlando di un poeta nigeriano impiccato pubblicamente, farlo alla maniera dei Jesus Lizard. Significa unire i puntini tra la canzone d'autore e qualcosa di più aggressivo, tra le brutture dell'Italia e quelle del resto del mondo. Poesia e impegno politico, da anni non ci riusciva più nessuno. O nessuno ci riusciva così bene. // SG
03. Giorgio Canali & Rossofuoco
"Messico senza nuvole"
Non proprio un bel Paese il nostro, viene da pensare. Mai come quest'anno il cinismo di Canali mi pare appropriato. Ora il modellino del Duomo può costare anche 30 euro. E il cielo è sempre più dipinto di merda. E nonostante tutto Canali canta ancora. E Canali ha ragione su tutto, da troppi anni ormai. Che voglia di piangere. // SG
04. Bloody Beetroots
"Warp 1.9"
I Bloody Beetroots possono pure morire domani tanto il pezzo della vita lo hanno fatto. Steve Aoki fa la differenza, urla, non dice un cazzo, è isterico, come i sidechain di Bob Rifo, nervosi, ansiosi, tesi. A rallenti. Violenti nelle intenzioni, ma flosci come pagine di un fumetto degli anni ottanta. Questa canzone ha macchiato di sangue il 2009. // Wad
05. Il Pan Del Diavolo
"Coltiverò l'ortica"
Parte con quella grancassa, che si pianta nei timpani e non lascia scampo. Tutto s'alza di impetuosità con la voce, che ti gratta nello stomaco e risveglia il cervello. E' uno shock da scarica elettrica: un brano fisico e vitale, che si agita, sbatte contro i muri, si dimena. E colpisce con violenza. // MV
06. Ministri
"Tempi bui"
Col mento alto e con la strafottenza della gioventù, i Ministri, che da queste parti già è tanto avere una novità; se poi questa novità dopo due anni diventa una conferma, allora che si gridi pure al miracolo, perchè questo è il gruppo che ogni adolescente italiano dovrebbe ascoltare. Passano i contenuti, passa lo stile, filtra sottopelle tutto e pure il sudore del pogo. In tempi così bui, ci siamo mai potuti vantare di tanta grazia? // AU
07. Minnie's
"Dentro o fuori"
Non è solo la cover di "Death Or Glory" dei Clash o il titolo del libro di Rockit. Sono le settimane prima del MI AMI, Milano tappezzata di manifesti, i coglioni girati, i visi spenti, le nuvole che se ne vanno, tu che sorridi, tu che abbracci Lei e ci fai la lotta nell'erba ed esulti contento perché quei cazzo di giorni migliori sono finalmente arrivati. Due mesi riassunti in una canzone bellissima. // SG
08. Edda
"Milano"
Edda ritorna. Con la bellezza l'eleganza i ponteggi la droga Milano. E le parole stanno a zero in questa giungla metropolitana, dove i battiti di cuore vengono coperti dai clacson e le fermate dei tram sono l'unico momento di socializzazione che meriti. Affrettati a percepire poesia. Affrettati a sentire quando un uomo è sincero. E se sei distante vienimi vicino e ascolta senza farmi urlare. Perchè quello che conta è l'amore, o la sua negazione. // AU
09. Iori's Eyes
"The boat"
Ci si può fidanzare a 98 anni? Probabilmente no, ma a tutti piace pensarlo. L'amore così vicino alla morte, il cuore in bilico su un asta che pian piano ti si pianta nei ventricoli. Un po' come averne 20, di anni. La paura di perdere tutto per colpa di una parolaccia, per una piuma troppo pesante posata sullo stomaco. La voce trema e nella sua fragilità scopri una bellezza unica che non vedrai mai più. Forse da vecchio. // SG
10. The Zen Circus (con Nada)
"Vuoti a perdere"
Gli Zen Circus affidano alla voce graffiante di Nada uno dei loro brani più crudi e perciò rappresentativi. I temi sono quelli: la famiglia, l'amore, Dio, la morale che non c'è. Le miserie umane che, come di consueto si dipanano senza filtri tra accordoni di rock duro, incalazante e sgraziato. // NB
11-20
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11. A Classic Education
"Best Regards"
Sarà che snocciolando solo singoli o 7" è più difficile fare passi falsi. Certo che non hanno ancora pubblicato una canzone brutta. Credevo che l'apice fosse stato toccato con "Badlands And Owls", invece a tradimento esce "Best regards". Bellissima. Sono uno dei gruppi più significativi degli ultimi anni, e immagino che il meglio debba ancora venire. // SG
12. Albano Power
"Merry Christmas Darling"
Fuori almeno c'è il sole, speranza di rivederti presto, ma i miei piedi sono sempre freddi, gelo nel profondo quando sei lontana. Non ho mai scritto lettere di auguri, non inizierò certo questo Natale mi dico, ma un'eccezione per te la farei. // OC
13. Fine Before You Came
"VIXI"
E' come se ti strappassero lo scheletro da sotto la pelle: lentamente ti ammosci, fino ad ammucchiarti per terra. Assomigli al costume dell'uomo ragno che hai appallottolato nell'armadio. Hai paura, ce l'hanno tutti, è umano, sei umano. La canzone più bella dei Fine Before You Came. // SG
14. Giardini di Mirò
"La favilla 2"
Favilla, colei che splende. O che, dopo 12 anni di onorata carriera (militante, romantica, quotidiana), continua a splendere. Traccia numero 2 che racconta un intenso scambio di sguardi, attori che muovono le mani. "Il Fuoco", quarto album per i Giardini di Mirò, è Musica del 900. E brucia ancora. // CP
15. Sick Tamburo
"Parlami per sempre"
Una eco di note spigolose asciuga lacrime che supplicano amore. Il coraggio di gridare quando le parole sono soffocate nel rimpianto, nella vergogna. La confidenza allo specchio mostra qualcosa di irriconoscibile e talmente freddo da essere ormai ghiacciato nel riflesso. Un passamontagna nero che aiuta a parlare a noi stessi. // FilC
16. My Awesome Mixtape
"Family Portrait"
Sad-song dal ritmo furioso e il cuore straziato. Un affresco che sbrana i buoni sentimenti, libera spettri di solitudine ed esorcizza il cattivo passato, buttando via il nocciolo amaro. Una polaroid che cattura quello che ha mangiato la serenità di ieri, per costruire una pagina tenue dei ricordi di oggi. // EA
17. Zu
"Ostia"
Probabilmente il loro album più importante, "Carboniferous", inzia dalla canzone meno Zu in assoluto. Cassa dritta e distorsioni quadrate. Stacchi iper tecnici e un'ignoranza quasi beetrootsiana. Per la serie tutto e il contrario di tutto. // SG
18. Cosmetic
"Sangue + sole"
L'elogio della sconfitta, un giubbotto talmente rattoppato da non avere più una forma, un arlecchino servo di tre padroni: l'Io, il Super Io, l'Es. Tutti e tre delusi puntualmente. Una canzone onesta, pura, sentimentalmente bellissima. // SG
19. I Camillas
"Le fanfare
Senza i Camillas vi sentireste un pochino più soli e infelici. Il power duo di Pesaro sono gli occhiali per guardare il sole senza occhiali da sole. La coperta con cui coprirsi per chi la notte vuole dire Ao! Ao! AAooo! Una malinconica felicità per chi muove le tue mani e, che sia un macho o un gay chic, vorrebbe dirti ci vediamo anche domani. // Wad
20. Banjo Or Freakout
"Left It Alone"
Alessio Natalizia, ormai piccola star in Inghilterra e un po' in tutto il mondo, sta continuando il suo percorso di affrancamento dallo stile Panda Bear per trovarne uno tutto suo. "Left It Alone" è il punto più alto della sua ricerca: melodia cristallina, voce in primo piano, pop balearico. Bellissimo. // SG
21-30
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21. Valentina Dorme
"Il terzo uomo"
Il cd lo compro al MI AMI, come al MI AMI avevo comprato l'ultimo nel 2005. Era un posto diverso ma uguale, come il disco è diverso ma uguale. "Il terzo uomo" porta a galla le ossessioni e le nevrosi d'amore con stile e chitarre dolorose. La leggerezza di Alida Valli, il peso di Welles, la forza e la grazia dei Valentina Dorme. Ce n'era bisogno. // MV
22. Afterhours
"Il paese è reale"
All'inizio non mi aveva convinto, non so il motivo. Poi mi è entrata piano dentro, e me ne sono innamorata. Forse perché cresce lentamente, ti avvolge e ti cattura, ti porta alla riflessione ed è come un vuoto che all'improvviso si riempie. O soltanto perché capita sempre un giorno in cui, a parte tutto, nonostante tutto, anche sotto la neve, hai solo voglia di pensare che tra poco è primavera. // MDF
23. Alborosie
"Mr President"
E' l'anno in cui Mos Def dice "I'm down with the crew like Mussolini in Italy" e Alborosie, che su Rockit ha tenuto anche un Discorso alla Nazione, scrive: "fiyah pon da one deh name Benito Mussolini". In Mr.President però il presidente è quell'altro, cioè questo. Basta il ritornello a spiegare il resto: "we tired we tired we tired we tired we tired of youuuuuuu". // Wad
24. Mariposa
"Zucca"
Cazzo, eccoli i Mariposa. Eccoli che piazzano un disco di canzoni splendide, eccoli che ti fanno cantare a tutta gola parole che fatichi a capire. Un pezzo che prima entra in circolo, poi entra in testa. L'istinto ti fa cantare. Poi arriva il senso, che raddoppia il gusto. Che pop sia. Amen. // MV
25. Bruonori Sas
"Guardia '82"
E' un suono familiare che mi riporta a casa. Un canzoniere risucchiato nel mangianastri di una famiglia italiana squisitamente popolare in una domenica qualunque, fra l'odore della pasta fatta in casa e le telecronache sportive. Un ritornello che ronza in testa, il racconto in musica di una sana "normalità". Una strameritata conferma, la mia personale scommessa. // EA
26. The Hacienda
"Goodbye Still Water"
Renaissance made in Tuscany. Come estrapolare il concetto distante anni luce, quello delle frangettine pendenti ai tempi dispari indie-rock, con dietro un drink allungato a ad acqua e vodka. Se l'Inghilterra produce roba scontata, gli Hacienda fanno i ladri d'underground veloci e scaltri, tavolozza di colori pop sopra un Michelangelo rubato alla National Gallery. Alla fine è inutile negarlo: Italians do it better. // MF
27. Amor Fou
"Il ticinese"
Un minuto di parole. Deluse e dolenti. Due minuti di sole musiche. Suggestive e fuori (dal) tempo. Raina fa il disperato dignitoso, ricorda Ciampi e butta lì un pezzo che ti cattura e ti trasporta lontano da quello che hai di fronte, facendoti perdere in nebbie di decenni passati e malinconie di giorni sempre presenti. // MV
28. Damien
"Confidants"
Così dev'essere una canzone. E' come una stella che brilla della sua luce mentre brucia. Fresca, spontanea, intrisa di saggezza british old school. Contemporanea eppure senza tempo. Si può ancora ballare con le mani al cielo, saltando con la testa che sbatte di qua e di là. E dal vivo, che bella è? // CF
29. Brusco
"Sto bene qua"
Lui si chiama Brusco e sta bene qua, fuori dal mainstream, dove non serve cambiare, dove non serve la notorietà, dove lui è l'unico che può dire di essere stato a Festivalbar e Top of The Pops. Questa canzone è la più bella del disco, la più solare, la più 'volemose bene', quella per fare il trenino. A-e-i-o-u-ipsilon. // Wad
30. Julie's Haircut
"The Devil In Kate Moss"
Sono dei fighi: pur approcciando il modello di factory dove tutti possono suonare tutto e dire la propria, non sono mai scaduti nel classico space rock di chi non ha un'idea buona manco a pagarla. Kraut va bene, ma non dimentichiamoci l'n' roll. Questo pezzo rappresenta al meglio l'estetica JH. // SG
31-40
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31. Carpacho
"Il reale mi dà l'asma"
Leggere la realtà attraverso il costume. I Carpacho devono essersi ripetuti queste parole durante la scrittura de "Il reale mi dà l'asma". Un piccolo regalo natalizio della band romana. Un discopanettone neorealista, frammenti di quotidianità, rifiuti, caratteri di forum oramai spenti, morti, sepolti tra pixel ed apprezzamenti virtuali. // GC
32. Club Dogo
"Brucia ancora"
Figli della follia che c'è in giro, i Club Dogo, piacciano o no, hanno fatto in modo che i ragazzini non rincoglionissero tutti appresso a Marco Carta e Tokyo Hotel. E in questo pezzo con J-Ax raccolgono tutta la maturità degli Articolo 31, la impacchettano nella loro oscurità auto-celebrativa, mettono Carlo nel video e via. Brucia ancora zio! // Wad
33. Masoko
"Maiale"
Nessuna poesia dietro una barca. Le sfilo l'intimo di dosso sebbene non si avveda della mia goffagine. Tutto sembra difficile adesso che dal dancefloor odo punkeggiare i Righeira mentre intonano la loro "Vamos a la playa" ed io continuo a dimenarmi con la potenza di un negroni sbagliato che mi spara fuori come fossi la donna cannone. Vorrei ungerla con il mio corpo ma dopo tanto stress credo proprio che andrà bene già soltanto eiaculare. Domani non ricorderò più nulla! // FC
34. Denise
"Carol of wonder"
Tersa come una giornata d'estate ecco la soluzione scacciapensieri, il motivetto meraviglia, un bozzetto con orsacchiotti vestiti da umani. Denise è la parte zuccherosa, amabile di quel creamy affastellato da tanta melodia ma mai grasso. L'inno delle meraviglie comincia proprio così, dalle piccole cose, quelle semplici e non indigeste, come la conta delle dita di una mano od una coccinella che ti salta sul piede: le cose di cui talvolta si ha proprio bisogno. // FC
35. Celestino Telera
"Barcellona shorts"
Se un giovane poco più che ventenne riesce a sfornarti un pezzo del genere vuol dire che ha talento. E poco importa se è ancora immerso negli anni 70 o se deve ancora trovare la sua strada come songwriter. Questa è la canzone pop perfetta. // SG
36. Uochi Toki
"Il nonno, il bisnonno"
La prima volta che ho ascoltato "Libro Audio" ho scritto da qualche parte le seguenti parole: "I Uochi Toki hanno fatto un disco incredibile, proprio nel senso che lo ascolti e non ci credi". Il brano che mi ha fatto innamorare di loro è questo: se prima mi divertivano ora mi mettono soggezione. // NB
37. Did
"Ask U2"
Non basta ascoltare i dischi giusti o imbottirsi le orecchie di post-punk, new wave, elettronica, per tirare fuori pezzi come questo. Fisicamente ipnotici, indipendenti dagli indipendenti. Un amore a prima vista in una cucina di un piccolo appartamento nella mia città. Torino come centro gravitazionale, New York come metropoli di musica e pensiero. // EA
38. Brown and the leaves
"Erasmus"
Forse dovrei ricordarmi di innamorarmi. Lo dimentico spesso purtroppo. Il tepore di un plaid che copre le gambe nude sul sofà, d'autunno. Fuori piove. E non trovo riparo per la mia anima. Per Brown and the leaves sembra lo stesso, nudo di fronte ad un mondo freddo. Combattivo, capace di ottenere e dare calore. Bellissimo. // FC
39. Giuliano Dottori
"Chiudi l'emergenza nello specchio"
Il suo è un disco più vecchia maniera, che va ascoltato dall'inizio alla fine, non una collezione di singoli. Tranne questa. Che ti si apre nelle orecchie appena dopo i primi due colpi di cassa. Con la voce che si arrampica sul pianoforte spigoloso e crea un momento di raro equilibrio. Molto bello. // SG
40. Dj Gruff
"1500 lire"
Ti ricordi quando il sangue ti bolliva caldo e misto? Roba d'altri tempi. Eppure quando torna Gruff è come se questa scen(eggiat)a hip hop italiana (ri)prendesse un senso. Un album carico di contaminazioni e di influenze. Roba mista, appunto, perchè hai origini sarde ma abiti in Campania eppure parli di Milano. E così questa canzone, nostalgica e scandita, che guida un metro lento come solo chi sa andare a passo d' uomo. // AU
41-50
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41. Port Royal
"The Photophopped Prince"
E' la loro canzone pop, dicono. In effetti rispetto al solito flusso ambientale qualche differenza c'è: emerge una voce nitida, suoni leggermente vicini a Junior Boys, attitudine happy. Certo nulla di spensierato, o di leggero. E' sempre elettronica intelligente. La mia preferita. // SG
42. Buzz Aldrin
"Giant Rabbits Are Looking At The Sun"
Il mondo osservato attraverso lenti 3D, conigli giganti alla ricerca del sole, acidi drumming, linee di basso lancinanti e delay Suicide school. Affogati in un mare di profezie spaziali e concetti interstellari, gli Aldrin partono in un trip profondo verso gli ultimi atomi dell'incoscienza, con dietro satelliti e galassie d'idrogeno. Lasciandoci senza gravità. // MF
43. His Clancyness
"Misinterpret My Words"
Tra i pezzi che Jonathan Clancy ha seminato quest'anno nei blog di tutto il mondo come un novello pollicino, "Misinterpret My Words" è quello che più fa splendere un talento compositivo che in Italia ha davvero pochi paragoni. Suoni scivolosi e liquidi, echi che incantano e atmosfere dreamy per un pop da perderci completamente la testa. // Nur
44. The Calorifer is very hot!
"Lester"
Li avevamo lasciati con un pop disordinatissimo inzuppato in un punk grezzo e vivace, e li ritroviamo invece con canzoni da togliersi il cappello e fare l'inchino: i Calorifer Is Very Hot imboccano la strada maestra e Lester, a quanto pare, è la loro stella polare. // Nur
45. Flying Sebadas
"Cha cha cha"
Un "Cha cha cha" non della segretaria. Un "Cha cha cha" rivisitato e rivoluzionato, con tanto di riff e coretti à la Pavement e molto anni Novanta. Questo è il singolo perfetto per l'esordio dei Flying Sebadas. Un brano accattivante e catchy. Da ballare con attitudine. O forse è meglio senza. // SL
46. Anansi
"Still"
Anansi ha vent'anni, i dreadlocks, una chitarrina e gira con Roy Paci e Aretuska. E' un early roots fanatic. Questa canzone è piacevolissima e manda a casa molti rastasnobber anti-Ben Harper. Vuoi vedere che il fatto che il Rototom Sunsplash non si faccia più a qualche chilometro da casa sua potrebbe essere positivo? // Wad
48. Fitness Forever
"L'anarchica pugliese"
La Canzone Italiana presa con leggerezza e ironia, un'opera di pop sinfonico con sontuosissime orchestrazioni, un matrimonio carnevalesco di groove e italianità che diverte e affascina. I Fitness Forever sono solo al primo album e si candidano già a nuovi principini del pop italiano. // Nur
48. Ghemon
"Tu o lei"
L'unico rapper italiano avvicinabile ai giganti della Stone Throw, l'unico che riesce a fare un pezzo blues-rap come questo, delineando i bisogni fisici che si accumulano in una "amicizia di letto" partendo dal tentativo di aggiungersi tra i contatti di messanger per cambiare la storia. // Wad
49. Andrea Cola
"Piove a Milano"
La storia non è molto chiara: Lui e Lei si sono lasciati o si sono accorti che è finita e si lasceranno presto. Uno dei due – probabilmente Lei – si trasferisce a Milano. Cosa fa diventare epica questa canzone? La chitarra che guaisce, l'incedere carico, Lui che si domanda se piove a Milano. Probabilmente, senza di Lei, non sta poi così bene. // SG
50. Vinegar Socks
"Salesman in Love" "
Aprire un disco con una canzone come questa, significa spalancare il cancello di un mondo magico, significa calare immediatamente un asso, senza paure o tentennamenti, consapevoli che il livello non si abbasserà di un decimo fino all'ultima nota. "Salesman in love" ghermisce l'ascoltatore come l'anello di Tolkien, ed è solo l'inizio dell'incantesimo. // NB
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L'articolo Top.it 2009: 50 canzoni di Redazione è apparso su Rockit.it il 2009-12-20 00:00:00
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