Top.it 2011 *71-80

Le 100 canzoni dell'anno, le più belle, quelle che ricorderemo a distanza di tempo. Le migliori. Tutte in ascolto e recensite una ad una. Ecco la prima parte: dalla 100 alla 51.

Foto di Sha Ribeiro
Foto di Sha Ribeiro

 

 

71. Alberto Arcangeli

Wheels and Love

 

Questa canzone è un parco da mettere in tasca e tirare fuori all’occorrenza, ché poi si apre col tramonto giusto, i colori a olio e l’erba fresca. Senza vergogna per la nostalgia atavica e per gli attimi in cui cercherete un posto così, solo per pensare ancora a chi non dovreste ma che siede proprio lì accanto a voi, insieme alle margherite. // Alessandra Cristofari

 

 

 

72. Bob Corn

August rains rhymes

 

Immagina. Sei lì, immobile nella calura di agosto, solo, ogni piano di viaggio saltato, di notte non dormi, di giorno soffochi sotto il sole a picco. Insomma, un disastro. Ma poi come d'incanto inizia a piovere, prima piano e poi è uno scroscio che ti lava i pensieri e l'anima. Così sono le canzoni di Bob Corn, esattamente quel momento li. Inizi a sorridere e dici “andiamo”. // Fiz

 

 

 

73. Distanti

A fine giornata

 

Uno sguardo beffardo, disilluso, con poche speranze e un pugno di certezze in tasca. Un racconto imbevuto di sentimento, che prende forma nella provincia più piatta di tutta la Romagna (Bologna è nascosta troppo lontano). Inutile uscire per forza e andare a fare parte dello sfondo,  meglio rifugiarsi in una coperta elettrica che scaldi soprattutto l’anima. // Filippo Cicciù

 

 

 

74. Der Noir

Stranger's Eye

 

Se avete dubbi quando si parla di dark/new wave, i Der Noir vi chiariranno le idee: scuri, tesi, elettronici e analogici con un retaggio esplicito e una gran voglia di passato. Questo brano esalta la drum machine e rimanda a Peter Murphy, qui si parla la lingua dei primi anni ottanta, come non cedere, anche solo un poco? // Margherita Di Fiore

 

 

 

75. Umberto Palazzo

Terzetto nella nebbia

 

Come un vento leggerissimo, un tocco delicato, uno sguardo assorto o quell’attimo di follia che subito scompare per lasciare spazio all’ordinario scorrere dei giorni. Questo è uno dei tanti aspetti della bellezza, quando è malinconica e sola, quando non è celebrata ma solo raccontata con suoni puntellati e parole lievi, con grande gusto. // Margherita Di Fiore

 

 

 

76. Onemic

Commerciale

 

In sostanza: “Fanculo all’underground fanculo al commerciale”. One Mic con questo pezzo costruiscono attorno alla potenza di Ensi una buona hit da migliaia di views su Youtube. Un buon successo per i 15enni che quest'anno hanno scoperto che il rap è una musica cool e non un pretesto per far litigare i bamboccioni dj e mc degli anni 90. E alla fine questo pezzo è un pezzo commerciale 2.0. // Wad

 

 

 

77. The Death of Anna Karina

Sparate Sempre Prima Di Strisciare

 

Attaccano a testa bassa e muovono la coda come un serpente pronto a sferrarti uno di quei colpi mortali. Nelle mani stringono coltelli, nella bocca parole. Più che violenza, è un pezzo che trasmette un senso di rivalsa immenso, di quelli che solo a pensarci ti sanguina il cuore dalla voglia di trovarti in mezzo alla battaglia. // Marcello Farno

 

 

 

78. 33 Ore

Scatman's World

 

Come la cover di una canzone inascoltabile sia diventato uno dei miei pezzoni dell'anno, è cosa davvero strana. Ma 33 Ore ha fatto quello che chiunque dovrebbe fare con una cover: stravolgerla e rivoltarla, senza distruggerla. L'idea di prendere Bob Dylan e di metterlo al servizio di Scatman John è qualcosa di geniale. Il risultato ha suonato tutta l'estate tra testa e cuffie. // Marco Villa

 

 

 

79. Entics

Click!

 

Mr Entics è quello buono, quello tenero, quello che nei featuring smorza i toni; quello che quando c'è lui, ci sono di certo anche amore e ganja. "Click" è proprio nel suo stile. C'è il sole, ci sono i sorrisi, i ritornelli divertenti e i doppisensi. Leggeri, sui ritmi jamaicani che a lui piacciono tanto. Si balla bene con "Click!", e le ragazzine impazziscono. // Carlotta Fiandaca

 

 

 

80. Vegetable G

La filastrocca dei nove pianeti

 

Un pop gioioso ed elegante con un ritornello che molce il vostro udito e gioca a farvi impazzire. Così debuttano i Vegetable G, alle prese, per la prima volta, con la complicata lingua italiana. È la più pop che ci sia, questo è certo, ma gran merito per la band pugliese, che sfrutta al meglio la sua potenzialità. Tra metafore e astronomia, questo pezzo vi attrae a sé come pochi nella discografia italiana. // Alessandro Caiazzo

 

 

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L'articolo Top.it 2011 *71-80 di Redazione è apparso su Rockit.it il 2011-12-12 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • mestessocredo13 anni faRispondi

    ok è un gioco. ma allora i distanti andavano nella topìt 1-3 eeeeh