Per non smentirsi come italiano vero, Toto Cutugno si piazza al primo posto parimerito con Peppino di Capri e Milva tra gli artisti con il maggior numero di partecipazioni al Festival, ben 15. E una volta, nel 1980, ha anche vinto, con il brano "Solo noi". Ma perché viene ricordato come l'eterno secondo, sebbene anche i suoi colleghi di podio non vantino grandi risultati (Peppino di Capri ha vinto 2 volte, Milva mai)? La matematica si sa è impietosa, e le 6 medaglie di argento nella bacheca di casa Cutugno non mentono.
Prima della vittoria dell'80, Cutugno sale sul palco di Sanremo con la sua prima formazione, gli Albatros, e già si subodora l'alone di insuccesso: terzi classificati nel 1976, finalisti non vincitori nel 1977. Così mentre a Londra nascevano i Sex Pistols, Cutugno si dava al progressive e cantava le imprese di un pilota che finisce la sua corsa tra le fiamme, ispirato probabilmente all'incidente di Niki Lauda avvenuto l'anno precedente.
Nel 1980, lasciata la band, Toto Cutugno affronta il palco da solista e vince. Sembrerebbe l'inizio di un'inarrestabile carriera (e di fatto lo è) ma non al Festival. Le vendite lo premiano come uno degli artisti italiani più conosciuti e amati in Italia e all'estero, tanto che in alcuni paesi come la Russia i suoi testi diventeranno uno dei maggior veicoli per imparare l'italiano, dando vita a dei veri e propri movimento, come i "Cutugnisti". Non a caso, è stato scelto dal canale Real Time per firmare la sigla del programma "Italiani made in China": Cutugno è tuttora un simbolo riconosciuto in tutto il mondo.
La prima grande delusione per Cutugno arriva tre anni dopo, quando la sua canzone più famosa, "L'italiano", non solo non vince il festival, ma si classifica quinta, dopo Tiziana Rivale, Donatella Milani, Dori Ghezzi e i Matia Bazar. L'unica consolazione è quella di avere il sostegno degli spettatori, che lo voteranno in massa con il sistema, quell'anno ancora sperimentale, del Totip. Ma da lì in poi non riuscirà mai più a prendersi la medaglia d'oro.
Dall'anno successivo, il 1984, inizia a collezionare una serie di secondi posti da sospettare una macumba. Arriva secondo nel 1984, 87, 88, 89, 90 ed è forse questa serie quasi ininterrotta a far meritare a Toto Cutugno l'appellativo di eterno secondo. Il duetto con Ray Charles del '90 nulla potrà contro lo strapotere della "Uomini soli" dei Pooh.
Certo Cutugno se la deve vedere con dei concorrenti niente male, e che come lui sono delle bandiere di italianità qui e all'estero: Al Bano e Romina, Eros Ramazzotti, il trio degli imbattibili Tozzi/Ruggeri/Morandi, "Perdere l'amore" di Massimo Ranieri, Fausto Leali e Anna Oxa. E mentre questi artisti vincono con dei brani davvero forti e spinti soprattutto dalla giuria tecnica, Cutugno resta sempre lì alle spalle, con pezzi meno immediati ("Emozioni", "Gli amori", "Figli") ma che il pubblico sembra apprezzare tantissimo. Purtroppo anche i fasti degli anni '80 non torneranno più, e anche se Toto Cutugno continuerà ad avere il meritato successo all'estero ("Voglio andare a vivere in campagna" del 1995 arriva 17esima al festival, non entra nei primi 10 posti nelle classifiche italiane, ma verrà ristampato con enorme successo in Russia e Germania), le partecipazioni del 1997, 2008 e 2010 passeranno praticamente inosservate, a parte il secondo posto del 2005 condiviso con Annalisa Minetti per il brano "Come noi nessuno al mondo". Sei volte secondo, un primato tuttora ineguagliato.
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L'articolo Il primato ineguagliato di Toto Cutugno: sei volte secondo al Festival di Sanremo di Chiara Giletti è apparso su Rockit.it il 2016-02-08 11:41:00
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