I Treetops suonano meglio di tutti

Sono in sette capitanati dalla chitarrista Anna Bielli, età media 20 anni, "Demetra" è il loro disco di debutto e suonano da far paura. World music, psichedelia, jazz, tappeti sonori e assoli senza mai sfociare nel Riccardone. Una scoperta incredibile

I Treetops al gran completo
I Treetops al gran completo

“Era l'inizio del 2017 e nelle aule del Saint Louis College of Music ho conosciuto Marcello, che di là a breve è diventato il tastierista del gruppo. Avevamo e abbiamo gusti musicali molto simili, ed essendosi sciolta da poco la mia prima band, volevo metterne su una nuova che soddisfacesse quelle che erano le mie influenze musicali più recenti. Marcello ha accettato e nel giro di appena un mese s'è concretizzata la formazione definitiva che è rimasta la stessa in questi cinque anni”.

Anna Bielli racconta così come è nato il progetto Treetops, settétto di stanza a Roma, che ha ricevuto immediatamente una cetra curiosità dalla stampa come perla di Pino Pecorelli (già bassista nell'Orchestra Piazza Vittorio, che ne ha prodotto il debutto), a questi accomunati da una sensibilità che si direbbe fortemente internazionale, attraverso la riscoperta dell'anima più intimista della world music ma anche di una psichedelia dalla mano leggera di fine Sessanta, e da una scelta di registrazione pulita e ottimale, tutt'altro che casalinga, degna di un disco fusion o jazz.

Un'attitudine che li posiziona sullo stesso piano di artisti di una certa età e di una certa maturità, nonostante i Treetops abbiano un'età media di poco supera di vent'anni. “E' una band nella quale ognuno ha la stessa importanza - mi spiega Anna - sia dal punto di vista musicale sia da quello umano. Io sono un po' la guida di tutto ciò, sia perché il gruppo così com’è oggi l’ho immaginato e voluto io, sia perché mi occupo di tenerci uniti, di gestire l'immagine della band, di organizzare prove, le date e le uscite extra-musicali. Ma non c'è una figura più centrale dell'altra, ognuno di noi è protagonista allo stesso modo su ogni brano. Poi chiaramente ci sono strumenti che si prestano più ad accompagnare ed altri a fare melodie o assoli, ma non ci portiamo dietro l'idea jazzistica di sezione ritmica più solista”.

Ascoltando Demetra (2022, Vagabundos Records), pubblicato qualche giorno fa, si nota che la registrazione ad alta fedeltà non asciuga per niente i toni insieme caldi e fraterni (qualcuno li definirebbe “groovy”) delle composizioni, come se appartenessero a dei Lounge Lizards sotto allucinogeni e quindi decisamente più sorridenti rispetto a come siamo soliti vederli. “Tutti noi studiamo musica a livello accademico - continua Anna - perciò lo studio inevitabilmente ci influenza sull'aspetto tecnico, ma devo dire che l'esperimento rimane il punto di forza della nostra musica, sia nella scelta dei suoni sia nella composizione ed esecuzione delle parti”.

Non stupisce neanche, con queste premesse, che le undici tracce di Demetra nascondano poi un concept attuale  che parla di alienazione e di ecologia, inquinamento e sostenibilità, caos urbano e consapevolezza civica. Okay, magari un argomento po' ingenuo e non originalissimo in sé ma non dubito sentito e trasmutato in un modo senza dubbio né puerile né tanto meno pedante, il che me li rende all'istante dieci volte più simpatici. Del resto, facendo fede al vecchio adagio che eravamo soliti ripetere ai tempi del liceo con i miei amici per tastare la qualità di un gruppo, ovvero “Dimmi dove li vedresti suonare e ti dirò chi sono”, i Treetops, passando dai CSO a ipotetici free-festival, come quello del 1988 (che neanche erano nati...) per salutare la prima edizione della Oxford New-Age Fayre, con in mezzo magari anche qualche Auditorium, conquisterebbero a mani basse la fiducia e l'ammirazione di chiunque tra noi.

L’approccio non cambierebbe, così mi dicono e così piace pensare anche a me. D'altronde, i Treetops sono figli di quella scena “post” che, nei primi Novanta, ha raccolto la carica politica del fai da te originato nel punk facendola diventare una fucina di sperimentazione musicale, con un sistema di vasi comunicanti che avvicinava (se non altro) mentalmente punk, jazz d’avanguardia e rock in uno scambio aperto di suoni, luoghi e pubblico. Un sistema lontano dalle contaminazioni fabbricate a tavolino pochi anni dopo. Ma loro sono giovani, per di più, e non facciamo finta di non saperlo, e con la sconfinata discoteca globale a loro disposizione scoprire sonorità varie è stato facile.

Quindi, se arrivati a questo punto della lettura vi state chiedendo se sono più vicini allo strumentalismo della Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp o più agli Ozric Tentacles, Anna serena vi risponderà: “Più in generale siamo vicini più alla composizione e all'arrangiamento che all'improvvisazione, nonostante l'interplay e l'improvvisazione siano comunque presenti. Quindi direi entrambe, a volte separatamente, altre unendo l'improvvisazione jazz a quella psichedelica. Dovendo però fare una scelta, penso più alla Orchestre. Se però dovessi descriverci attraverso altri gruppi più nostri ti direi che siamo il matrimonio tra gli Snarky Puppy e i Mogwai, con Tigran Hamasyan e Radiohead come amanti segreti”. 

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E già. Non a caso Demetra è un disco che potrebbe trovare il suo posto tanto tra le pagine di “Altrisuoni” su Blow Up quanto tra le segnalazioni di best new artist di Pitchfork o Internazionale (perché no!). Ma per i Treetops apparire  non è proprio la priorità. “Suonare il più possibile, che poi è il modo in cui rende meglio la nostra musica”, conferma Anna. E aggiunge: “Stiamo scrivendo nuovi brani, ma vogliamo stupirci dal susseguirsi degli eventi. Scrivere una colonna sonora o musicare dal vivo qualche performance, o collaborare con altri artisti, saremmo felici di metterci alla prova oltrepassando la nostra comfort zone”. Insieme a loro, speriamo.  

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L'articolo I Treetops suonano meglio di tutti di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-05-06 15:17:00

Tag: album

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