È dalla ricerca del parcheggio nei dintorni dello stadio Nereo Rocco di Trieste, alla prima interazione con un agente della polizia locale che apostrofa come "mulette" le mie due compagne di viaggio – in triestino "mulo" significa "ragazzo" – che inizio a percepire un doppio e strabordante senso di estraneità: io, friulano e assolutamente impermeabile alla musica di Max Pezzali, sono nella città "nemica" per eccellenza della mia Udine, alla data zero (sold out) di Max Forever, il primo tour negli stadi del cantante che è diventato l'Omero del racconto della provincia anni '90. Qualcosa di simile a un romanista celiaco a una spaghettata di tifosi della Lazio.
Certo, un po' del repertorio di Max lo conosco, visto che è impossibile impedire l'accesso della sua musica ai padiglioni auricolari per quanto la si trovi dappertutto, ma sono ben lungi dall'essere fan. Un po' perché non era un ascolto che girava più di tanto in casa mia, un po' perché quando ci sono entrato a contatto per bene la prima volta – se escludiamo quello che potevo aver sentito da bambino – ero in terza superiore, perso nei sentieri impervi dell'hard rock, mentre il mio compagno di classe Alessandro provava a convincermi che, e cito testualmente, "Max ha la risposta a tutto", come disse prima di mettersi a intonare sottovoce Come mai quando venne chiamato a tradimento per essere interrogato in filosofia.
Nonostante il mio saperne relativamente poco, la potenza trasversale del repertorio pezzaliano mi è sempre parsa evidente. La sua mitologia 90s è così pervasiva da aver coinvolto anche chi quell'epoca non l'ha sfiorata manco per sbaglio, ma diventa un collante generazionale che spesso nasce in famiglia e coinvolge anche i più insospettabili, a dimostrazione di come nessuno sia immune alla nostalgia. È impossibile fare una demografica del pubblico di Max, perché c'è davvero chiunque: tra i volti che scorgo attraversando il prato dello stadio c'è gente che starebbe bene a un concerto degli Iron Maiden come a Ibiza, intercetto un addio al nubilato, un tipo con la maglia della nazionale di Baggio e poi i miei preferiti, un gruppo nutrito che va a occhio dai 10 a 60 anni tutti in maglietta nera, con davanti la scritta MAX in fucsia e sul retro ognuno con un verso diverso di Nessun rimpianto.
Con me ci sono le mie amiche Nahid, che mi ha coinvolto in questo evento come esperimento antropologico grazie alla complicità dietro le quinte del fondamentale Luca, e Elena, tirata dentro il giorno stesso quando ha sentito i nostri programmi serali, fan di Max da quando da bambina chiese ai genitori un cd di un altro musicista e loro gliene presero uno suo per errore. Quale fosse l'altro cd Elena manco se lo ricorda, mentre le canzoni di Max le sa TUTTE: "Non avrei saputo tutte queste canzoni neanche se l'avessi deciso in anticipo!", mi urlerà nell'orecchio a metà del live. Non intercetto invece Simone, mio amico che è lì con i cugini venuti apposta dalla Sardegna(!) e non ho capito quali altri parenti, tutti insieme sotto il cielo di Max.
Qua, come un agente infiltrato, ho un'opportunità unica: più che quello che succederà sul palco, posso studiare le reazioni del pubblico in due ore di concerto che promette "hits only", come recita il claim di questo tour negli stadi, e capire quali di queste funzionano meglio. Per l'occasione ho adottato la ben poco rigorosa scala Repetto, che segna da 1 a 10 il gaso che mi circonda. Ora si spengono le luci e l'ago sul repettometro inizia ad agitarsi: possiamo cominciare.
Intro, Al centro del mondo: 6 ½ repetti
Una clip nel maxischermo al centro del palco mostra Max nel suo garage che pulisce la sua Harley Davidson, quando il suo sguardo viene catturato da uno scatolone dei ricordi in disparte. C'è quella sensazione febbricitante di qualcosa che finalmente sta per cominciare, ma contestualmente arriva una pioggerella fitta che smorza leggermente l'entusiasmo. Poi entra in scena una banda con tanto di sbandieratori per un effetto festa di paese clamoroso, che apre la strada all'ingresso di Max sul palco, assieme a una scenografia gonfiabile fatta tutta di richiami alla sua discografia (gli arbre magique di Sei un mito, i cartelli di Nord sud ovest est, le mille lire di Con un deca). La gente è carica, ma deve ancora entrare a pieno nella grande macchina di karaoke che verrà.
Bella vera, La regina del celebrità: 7 ½ repetti
Ecco che le ugole iniziano a scaldarsi di brutto, mentre la pioggia aumenta un po' di intensità. Qua veniamo catapultati nella discoteca di provincia col pavimento appiccicaticcio e i divanetti bucherellati, i ritornelli esplodono nei polmoni dei fan più carichi. Alle mie spalle noto un ragazzo che avrà poco più di vent'anni, bandana di Max in testa e occhiali da sole inamovibili sul volto che canta tutto. Di fronte, invece, ho una signora sulla settantina che si protegge dal maltempo con l'ombrello semiaperto.
La regola dell'amico: 9 repetti
Un mazzo di carte si palesa sul maxischermo, da cui esce un due di picche. Boato immediato, mentre io devo ancora metabolizzare di essere qui. La gente attorno a me prende a saltare, una coppia di fidanzati se la canta l'una addosso all'altro guardandosi in faccia. Che loro siano riusciti a sconfiggere la friendzone ante litteram?
Io ci sarò: 7 repetti
Dopo l'attacco a tuono, Max saluta finalmente lo stadio gremito di gente: "Ci divertiremo tantissimo!", promette con tono da pubblicità di giocattoli. A questa promessa segue il lentone romantico, cosa che sul momento mi lascia un po' spiazzato, poi mi rendo conto che...
Come deve andare: 8 ½ repetti
..."TUTTO VA, COME DEVE ANDAREEEEE". In questo indugiare nella malinconia c'è il riuscire a parlare a un pubblico larghissimo, che qua si unisce in un coro fortissimo, tanto che anch'io mi trovo a cantare senza rendermene conto. La pezzalite sta entrando in circolo e io non mi sento ancora pronto ad accettarlo.
Rotta x casa di Dio: 9 ½ repetti
Ed ecco il patatrac: arriva la mia canzone preferita della discografia del nostro, l'assurda storia di un gruppo di amici che per andare a una festa finisce in autostrada e decide di tirarsi una sbronza epocale in autogrill. Perdo il mio aplomb da timido cronico e mi metto a cantare – più di quanto sia disposto ad ammettere – alla folla di fan entusiasti. Qua il repettometro potrebbe puntare eccessivamente verso l'alto visto il mio coinvolgimento diretto, ma d'altronde quella del gaso non è una scienza esatta.
La radio a 1000 watt: 4 repetti
Ecco un primo vero momento di scricchiolamento fisiologico. Rimane impressionante il tiro, visto che la scaletta non concede quasi un attimo di respiro, quindi ci sta anche che sui pezzi più deboli si molli un po' il colpo. Intanto il vortice anni '90 si fa implacabile, con i visual a tema audiocassette che dominano il palco.
Sei fantastica: 7 repetti
Serve un altro pezzone d'amore per rianimare la platea: sulla strofa ci si perde un po', ci pensa il ritornello a compensare con una cannonata di voci, le coppie attorno iniziano a venire fuori come brufoli sul volto di un quindicenne. Per la prima volta in tutto il live finora Max lascia che un pezzo di ritornello lo canti la gente.
Il grande incubo, Discoteche abbandonate: 3 repetti
Altro momento di stanca abbastanza evidente. Il grande incubo, con tanto di visual halloweeniano, passa un po' in sordina, a maggior ragione Discoteche abbandonate, che è nostalgico solo nel testo ma appartiene appieno alla contemporaneità, visto che è uscito il 26 aprile scorso. E poi c'è da considerare che durante il brano sullo schermo passano in rassegna foto vere di discoteche ormai chiuse che per anni animavano la notte di tutte le province d'Italia con citazioni a commento di dj da Gabry Ponte a Fargetta, quindi forse è stato quello a rubare la scena (e la mente vola a Franchino...).
Sei un mito: 9 repetti
Un arbre magique danzante (e abbastanza orrendo) sullo schermo digitale fa partire la fotta per Sei un mito, che rialza immediatamente il tiro dello show. Sulle tribune dello stadio la gente è in piedi a cantare e ballare indemoniata, qua non siamo neanche a metà scaletta e c'è il repettometro che inizia a surriscaldarsi in maniera preoccupante, visto che di pezzoni ne devono arrivare ancora un bel po'.
Nella notte, Weekend, La lunga estate caldissima: 6 ½ repetti
Il buco nero dei visual terrificanti inizia a farsi sempre più palese con La lunga estate caldissima, dove una sorta di rivista di gossip prende vita. Intanto la gente balla convinta, anche se tre pezzi così in fila a bpm simili senza che siano le hittone più universali del repertorio di Max trovano anche più di qualcuno che resiste alla tentazione di scatenarsi. Alle mie spalle c'è una ragazza che balla sempre allo stesso modo da quando è iniziato il concerto, sembra un'encomiabile sfida di resistenza.
Una canzone d'amore: 9 ½ repetti
Volevamo le hittone? Ecco qua che il karaoke prende il sopravvento totale per la Your Song di Maxone nazionale. D'altronde, se piace in Scandinavia – vi ricordate quella incredibile cover power metal fatta dal chitarrista dei Sabaton? – figurarsi qua. Gli unici che non stanno cantando o stanno limonando o non sanno le parole (non penso serva specificare a quale categoria appartenga io).
Come mai: 10 repetti
"Questa è la canzone con cui piangevo quando mi mollavano!!!", esplode Elena dopo aver cantato quasi ininterrottamente tutti i brani fino a qui. Ancora una volta è la quota romantica – c'è pure qualcuno in videochiamata a casa – che vince sulla parte più discotecara, aiutata da una clamorosa kiss cam che offre uno sguardo sul campionario umano presente allo stadio, compresi un paio di metallari che non esitano a baciarsi quando inquadrati. Anche i più inaspettati amano Max e non hanno alcun tipo di problema a rivelarlo, illuminati dalle torce dei telefoni come suggerito dal maxischermo prima dell'inizio del brano. Il repettometro è quasi sfondato, ma credo che possiamo ancora dare qualcosa.
Nessun rimpianto, Eccoti: 9 repetti
Purtroppo ormai ho perso il fan club vicino a cui ero all'inizio, per cui rimarrò col dubbio se l'esecuzione di Nessun rimpianto prevedeva una sorta di coreografia in cui ognuno di loro mostrava la parte del testo assegnata. A questo punto ho smesso di opporre qualsiasi forma di atavica resistenza e ho abbracciato la dimensione onirica, cantando anch'io. Su Eccoti ritorna di prepotenza la parte sentimentale, Nahid mi guarda con un po' di disagio quando si rende conto di essere solo in mezzo a coppie che limonano: "Aiuto, sono circondata". Intanto, una domanda serpeggia: ma quante coppie ha creato Max? Che la chiave per combattere la crisi demografica sia una sua compilation?
Ci sono anch'io: 7 repetti
Momento inaspettato, motivo per cui qualcuno non sa bene reagire, compreso il fan gasatissimo fino ad adesso che si trova a non sapere il testo. "Non abbiamo mai fatto dal vivo questo brano" racconta Max per presentare Ci sono anch'io dal film Disney Il pianeta del tesoro, canzone che probabilmente ha fatto da apripista per la sua musica a tanti dei fan sui vent'anni presenti. E, infatti, sono proprio questi (o i loro genitori) a cantarla con più pathos.
La dura legge del gol: ??? repetti
Momento completamente WTF: mentre la gente si abbraccia e canta che lo squadrone siamo noi, io non riesco a smettere di guardare l'incubo distopico dei visual, con una serie di celebrità e personaggi storici – per capirci, gente come Gandhi, Kurt Cobain, Frida Kahlo, la regina Elisabetta, John Lennon, James Dean e Karl Marx – ricostruiti con l'AI e apposti in un improbabile albo di figurine che cantano il testo del brano. È qualcosa di talmente surreale e fuori contesto che è impossibile concentrarsi su altro.
Hanno ucciso l'uomo ragno: repettometro rotto
Che dovesse andare così era inevitabile. Qua non si tiene nessuno, è il punto apicale del concerto a livello di delirio collettivo, un momento in cui non importa l'anno di nascita segnato sul documento d'identità, ma si ritrovano tutti nel pieno dei vent'anni a urlare di sgarri a industrie di caffè e di cannoni che hanno fatto bang. Tutto talmente dirompente che il repettometro non tiene botta, toccherà sfoderare quello di riserva.
Non me la menare, Te la tiri, 6 uno sfigato, Jolly blu: 5 repetti
Dopo questo slancio di esuberanza bisogna di nuovo tirare il fiato, anche se si tratta di una sfilza di brani belli tirati in un medley da 883 origins. Paga la troppa foga prima, ma va detto che sono anche canzoni invecchiate maluccio a livello di testi (in particolare Te la tiri ha un paio di passaggi che oggi non suonano così morbidi). In ogni caso, i fan più accaniti sono in estasi totale.
Gli anni: 9 repetti
La cosa veramente impressionante è rendersi conto, quando mancano pochissime canzoni alle fine, è la quantità di hit nel repertorio di Max. Nahid e Elena mi prendono e iniziamo a fluttuare con tutto lo stadio in un'unica onda, con chi rimpiange i bei tempi andati e chi non ha idea di chi sia Ralph Malph, ma lo accetta sulla fiducia. Ancora una volta i visual sono alienanti, con un annuario scolastico che mostra una serie di volti diversi che poi, come per magia, diventano tutti varie manifestazioni di Max. È una sorta di ibrido tra Essere John Malkovich e l'AI quanto meno disturbante, ma ormai ho completamente smesso di dare un peso a qualsiasi cosa. Compresi i due interisti che cercano a tutti i costi di far leggere a Max il loro cartello "Gli anni d'oro di Lauti e Thuram".
Grazie mille: 7 repetti
Iniziano i titoli di coda con il momento unplugged: Max, accompagnato dalla sola chitarra acustica, si mette al centro della pedana protesa in mezzo al prato e saluta il suo pubblico. Momento abbastanza poetico, tanto che non viene scalfito dal passaggio di un ultras della Triestina – alabarda su un braccio, teschio sull'altro – al mio fianco. C'è un po' quel risacca da finale, ma arriva l'ultima botta di vita a chiudere il concerto in trionfo.
Nord sud ovest est, Tieni il tempo, Con un deca: 9 repetti
La tripletta finale fa dimenticare anche alle facce più stanche che il giorno dopo è lunedì e si attacca presto a lavorare. Esce una banda di mariachi (tanto vale tutto ormai) per Nord sud ovest est e Tieni il tempo, mentre su Con un deca compare sul maxischermo una banconota da 10mila lire protetta da una teca "da rompere in caso di emergenza". Il fatto che questo succeda proprio nel momento in cui è iniziato lo spoglio delle schede per le elezioni europee aggiunge una nota ironica a questa nostalgia oltranzista che ha dominato il concerto. Nessuno se ne cura però, tutto lo stadio sta giustamente saltando per chiudere un live che poche volte mi è capitato di vedere così partecipato e così trasversale. Anche Max, negli ultimi attimi, si mette a saltare sorridendo: ancora non ho capito se abbia davvero la risposta a tutto, di certo un bel po' di cose me le ha spiegate.
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L'articolo Tutte le canzoni del tour di Max Pezzali, da quella che gasa di più a quella che gasa (un po') di meno di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-06-10 10:11:00
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