Valerio Bulla è un grafico e un musicista. Ha iniziato come bassista negli Ancient Régime e ne I Cani, ha suonato con Sick Luke, ha pubblicato un album solista a suo nome per Bomba Dischi. Al contempo, è un art director capace di creare le copertine per (quasi) tutti gli artisti della nuova musica italiana. Se andate sul suo profilo Instagram a vedere tutte le copertine a cui ha lavorato, vi renderete conto di quanti dischi siano passati sotto il suo occhio, la sua visione estetica, da Mainstream di Calcutta a Splash di ColapesceDimartino, con tutto quello che sta nel mezzo.
Suo è il Rockit's Choice, il premio assegnato dalla nostra redazione per la miglior copertina del 2022, che abbiamo deciso di assegnare al disco Privilegio Raro di Tutti Fenomeni. Occasione è stata la rassegna Best Art Vinyl Italia, che stabilisce ogni anno le migliori cover dei dischi nazionali. Qua trovate tutti i vincitori di questa edizione.
Best Vinyl è uno dei momenti più importanti del Record Store Day 2023. Un evento, quello dedicato a dischi e discai indipendenti, di cui siamo partner e di cui abbiamo parlato approfonditamente: qui troverete tutte le ristampe italiane in edizione limitata uscite in occasione del RSD, qui l'intervista al giornalista Rai che ha lasciato il lavoro fisso per aprire un negozio di dischi e qui quella a Daniele Carretti, in arte Felpa, che ha rilevato il negozio di dischi in cui lavorava.
Abbiamo fatto una chiacchierata con Valerio Bulla per parlare della sua professione di creatore di copertine di dischi e di immaginari musicali, partendo da quello di Tutti Fenomeni per arrivare fino all'intelligenza artificiale.
Com'è nata la copertina di Privilegio raro di Tutti Fenomeni?
L'idea della copertina era venuta a Giorgio (Quarzo Guarascio) stesso, che ne ha parlato con un art director suo amico di Milano, Massimo Mezzavilla, ma io non mi ci sono mai interfacciato quindi lo dico per completezza d'informazione. Questa idea di riprendere Gli amanti di Magritte è venuta a loro. Per la realizzazione Ilaria Ieie ha fatto la foto a Giorgio che io ho rielaborato, provando a ricreare quel tipo di panneggio che copre il viso. Era più complicato perché nel quadro di Magritte sono due i personaggi, in questo caso sono andato a Piazza Vittorio a Roma a comprare metrature di lenzuoli di vari tipi, alcuni più chiari, altri più avorio e abbiamo fatto un po' di prove coprendo la faccia di Giorgio con questi drappi, poi il vero lavoro, l'effetto quadro, è stato fatto in post produzione successivamente ed è riuscito abbastanza filologicamente rispetto all'opera di Magritte a cui era ispirato. Il vero lavoro, più che di set, è stato al computer per ricreare i toni, il fondale e il soggetto.
Di solito da cosa parti per immaginare la copertina di un disco?
Ascoltando il disco. Alla fine, nella mia visione, una copertina bella non è quella esteticamente avvenente ma quella funzionale. Se prendiamo un artista borderline tipo Pop X, se uno facesse una cappella Sistina per una copertina di Panizza, verrebbe totalmente fuori contesto. Molto bella graficamente ma a me non piacerebbe, non sarebbe funzionale rispetto al contenuto. Se un album è estremo in una direzione dovremmo assecondare anche la grafica in quella direzione. La difficoltà del mio lavoro quando faccio copertine di dischi risiede proprio in quello, è una sort di sinestesia se vogliamo, tradurre in linguaggio che pertiene la vista un linguaggio altrui che si formalizza sotto forma di audio, di musica.
Hai qualche consiglio su cosa leggere o studiare, per i neo grafici che vogliano fare il tuo lavoro?
A volte mi scrivono ragazzi su Instagram per chiedermi che studi fare, io in realtà mi sono laureato in scienze umanistiche, quindi ho fatto un percorso molto atipico rispetto a chi effettivamente campa di grafica oggi, però la cosa che mi è servita di più nel fare un corso di due anni che non era uno IED ma un simil-IED a Roma, più che dei professori è stato avere dei compagni, dei colleghi con cui confrontarsi per un interscambio di skill e interessi. In più, la curiosità, anche rispetto a cose che non ci piacciono. Io stesso mi interesso di cose che non ho mai fatto, mi piacerebbe fare la copertina di un disco metal per esempio, un tipo di estetica con cui ho flirtato per fare il logo di Ariete. In quel caso la forza era proprio che era fuori contesto, ma anche se qualcosa non mi riguarda a livello musicale, mi interessa a livello grafico.
L'essere musicista penso abbia aiutato questo tipo di sensibilità...
Sì, è anche il motivo per cui probabilmente mi sono ritrovato a fare copertine di dischi come lavoro primario. Con la mia prima band facevo io le grafiche, poi suonando con I Cani ho conosciuto meglio Emiliano Colasanti di 42 Records, lavoravo nello stesso ufficio di quelli che poi sarebbero stati Bomba Dischi, in qualche modo per osmosi mi sono trovato a lavorare in quell'ambito e il fatto che suonassi mi ha aiutato a livello di sensibilità. magari ci sono grafici molto forti che fanno grafica pura, editoriale o simili, ma non hanno la capacità di capire a che tipo di genere appartiene un artista o quale sia la sua forza rispetto ad altri a livello musicale, quindi quale suo lato accentuare anche esteticamente.
Come ti relazioni con gli altri artisti quando vai a fare la loro copertina?
Quello dipende molto dai casi, non c'è un paradigma del flusso di lavoro. Tendenzialmente quasi sempre li conosco gli artisti, anche personalmente, soprattutto per quanto riguarda quelli di Bomba Dischi: Pop X, Colombre, Calcutta, Psicologi, sono persone che conosco a livello personale e quello mi aiuta ad avere un rapporto differente. In altri casi, se è per una major spesso ti contatta il management e ti senti con l'artista o addirittura solo col management. Ci sono molte variabili.
Hai una copertina del cuore italiana e straniera?
Molto difficile per me, cambio spesso idea. Di italiana ti direi Sabato pomeriggio di Claudio Baglioni, anche se non so perché. Un'illustrazione di Roma al tramonto, non so se influisca il mio vissuto, è anche un disco che suona meno romano di altri sempre di Baglioni quindi smentisce un po' quello che ho detto rispetto al fatto che debba essere centrata col contenuto. Ci sono suoni più sperimentali rispetto al Baglioni che uno si aspetterebbe, penso a canzoni tipo Alzati Giuseppe, c'è sempre qualcosa di strano. Il fatto che sia molto romana a vedersi non è che sia molto adiacente al contenuto ma mi piace un sacco, non so perché! Poi di estero forse Blond di Frank Ocean, molto funzionale rispetto a com'è lui, molto simbolica rispetto al suo negarsi. Il fatto che sia un disco molto personale e che in copertina ci sia lui e basta, ma coperto per non farsi vedere è molto simbolico, mi sembra il modo migliore per raffigurare quel disco.
La tua copertina a cui sei più affezionato?
Probabilmente anche in questo ci sono dei corto circuiti rispetto all'importanza che un disco ha avuto nella mia vita, penso alla copertina di X2 di Sick Luke in cui ho collaborato in quasi tutti i pezzi e in cui sono molto colluso anche a livello personale. Anche in quel caso non c'è tipografia, era il primo disco suo solista da produttore. L'idea era di mettere insieme i due lati suoi, quello più pop e quello più cattivo, più trap, con Luke al centro un'alternanza tra luci e ombre sia simbolica che fisica. Per lo stesso motivo ti direi Aurora de I Cani, un disco enorme per l'importanza che ha avuto nella mia vita, il periodo in cui è uscito, il tour. Anche là mi sembra formalizzi bene il concetto: la cosa difficile in quel caso era riuscire a dare forma a Niccolò Contessa da solo in una stanza e al contempo tematiche universali. Il fatto che sia effettivamente l'occhio di Niccolò con le galassie nell'iride fonde l'idea di riuscire a rendere graficamente il microcosmo in cui lui è da solo e dimensioni planetarie.
Dell'intelligenza artificiale e delle sue applicazioni nella grafica cosa ne pensi?
Ci pensavo proprio ieri dopo aver visto un video di una ragazza che si era creata un avatar maschile e mentre parlava si trasformava in donna. Gran parte dei commenti a questo video erano tipo "Tutti i grafici sono finiti", robe del genere. Io sono convinto che invece l'AI possa essere uno strumento in più, non per forza sostitutivo e qualora lo fosse andrebbe pure bene, non sono un purista che pensa che la vera grafica sia solo quella di Bob Noorda o Munari, per me va bene quando una novità porta qualche ingrediente in più. Al momento però non può essere sostitutiva al grafico, è un'alternativa, ma la sensibilità umana non è replicabile al momento. Penso ad altri lavori miei, faccio copertine per la casa editrice Adelphi e su quello c'è un lavoro estremo di ricerca più che di grafica propriamente detta. Mi sembra difficile trovare un sistema per cui per fare una copertina di un Borges, Landolfi o simili, uno possa chiedere a un software che generi qualcosa di interessante e credibile. Per fare un'immagine hyperpop va bene, ma rimarrà una copertina in AI.
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L'articolo Così è nata la copertina più bella dell'anno di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-04-22 12:00:00
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