C'è quest'opera del commediografo latino Terenzio dal titolo Eunuchus, che ha una trama abbastanza bizzarra: un ragazzo si finge eunuco per stare con la donna amata. Eunuchus è un'opera frutto della cosiddetta contaminatio, ossia il prendere elementi da diverse opere greche per ricavarne un nuovo testo latino, di due commedie di Menandro. Motivo per cui Terenzio, accusato di abusare di questa pratica furbetta, nel prologo risponde così: "Non si dice cosa alcuna che non sia stata detta avanti". In parole povere: è inevitabile copiare, visto che tutto è già stato detto.
Ora, non sono certo che questa affermazione reggerebbe come difesa in un tribunale oggi e probabilmente neanche all'epoca – siamo nel II secolo a.C. –, però non è che il nostro Terenzio abbia così torto. In musica, il nostro pane quotidiano, succede continuamente che canzoni note si scoprono poi molto simili a un altro brano, in una scala che val furtarello in buona fede al plagio spudorato, con in mezzo citazioni, stravolgimenti, riferimenti inconsci e chi più ne ha più ne metta. Ma c'è un'operazione che si muove in maniera agile su tutto questo spettro, e che al momento della sua nascita aveva generato uno sdegno simile a quello suscitato da Terenzio nei menandriani più accaniti: il sampling, o campionamento. Una pratica non certo nuova, ma ormai dilagante: basti pensare che in Italia nel corso del 2022 è comparso per circa un brano su cinque di quelli nella top 100. Abbiamo quindi deciso di interpellare il nostro avvocato di fiducia, Tommaso Calamita, esperto di proprietà intellettuale in ambito musicale, per aiutarci un po' su alcuni aspetti poco affrontati della faccenda.
Prima di entrare nel vivo della materia, però: come funziona il campionamento? Il meccanismo è molto semplice: si prende un pezzettino di una registrazione esistente e la si mette all'interno di un nuovo brano. Lo si può usare nelle maniere più varie: per fare un paio di esempi specifici, si può prendere un frammento di melodia, come fa Kanye West (uno che di sample ne sa qualcosina) con I Got a Woman di Ray Charles in Gold Digger, oppure un particolare stacco di batteria, come ben ci ha insegnato Clyde Stubblefield, il funky drummer di James Brown, il cui groove compare in qualche decina di migliaia di brani hip hop.
Se dal punto di vista pratico non c'è niente di granché complicato – se non prendere un po' confidenza con i campionatori analogici o coi software appositi che ne sono poi nati –, da quello legale cambia un po'. Prima di tutto bisogna capire come si fa a rendere legittimo il prendere in prestito un suono e poi inserirlo in un nuovo brano. Bisogna, come si dice, liberare il sample: "Significa ottenere dal proprietario del master (cioè il titolare dei diritti patrimoniali sulla registrazione) del brano la cui porzione si vuole campionare, l’autorizzazione all’utilizzazione di un frammento di tale brano (il cd. sample) nella mia nuova produzione musicale", spiega Calamita.
"L’autorizzazione, di norma, viene concessa in cambio di una remunerazione economica, che può essere rilasciata in forma di una tantum (cd. flat-fee bouyout), ovvero in una quota di royalties sulle somme generate dalla “nuova” produzione musicale in cui viene utilizzato il campione, oppure le parti posso condividere lo sfruttamento del brano". Calamita cita anche il caso eclatante degli A Tribe Called Quest, che per liberare Walk On the Wild Side di Lou Reed e usarla nella loro Can I Kick It? dovettero rinunciare a tutte le future royalties, senza mai vedere un soldo da quel brano. E, inoltre, c'è un fattore da non sottovalutare: "Per scrupolo, a mio avviso, bisognerebbe coinvolgere anche l’editore originale del brano nel processo di autorizzazione del sample, in particolare qualora si campioni una porzione in cui sia ben chiara la melodia del brano utilizzato", sottolinea il "nostro" avvocato.
È sempre fondamentale passare per l'autorizzazione, anche se il sample dovesse essere stravolto fino a essere irriconoscibile, anche frammenti piccolissimi o parti non particolarmente distintive, come per esempio la batteria di un brano. Quindi, di fronte a un no o a una richiesta economica troppo alta in cambio, il consiglio è quello di mettersi il cuore in pace. Calamita però suggerisce due eventuali strade. "In presenza di un uso particolarmente trasformativo, in caso di contestazione si potrebbe argomentare che l’elaborazione creativa ha reso la “nuova versione” del sample un’opera autonoma rispetto al sample originario; mentre, in casi in cui non conviene liberare un sample, si potrebbe ipotizzare di comporre un “sound-alike”, ossia un’autonoma ed originale composizione musicale che si ispira al brano “nativo” senza però copiarlo".
Ora, questo è come si dovrebbero fare le cose, ma non sempre è stato così, anzi. In Italia, negli anni '90 il rap (ma non solo) pescava un po' dappertutto, senza preoccuparsi particolarmente se fosse lecito o no farlo. "Non posso fare nomi – per ovvi motivi professionali – ma mi è capitato che mi raccontassero di interi album pubblicati fisicamente che adesso non possono essere distribuiti digitalmente stante il forte controllo degli aggregatori rispetto al contenuto delle opere messe in distribuzione", ci racconta l'avvocato.
Ma c'è dello storico per quanto riguarda il sampling in Italia? "A differenza di quello che succede negli Stati Uniti, dove le Corti si sono pronunciate sul “fenomeno” del sampling (Calamita cita, per approfondire, le causa Grand Upright v. Warner del 1991, e Jarvis v. A & M Records del 1993), in Italia non sono molte le sentenze rese su fattispecie analoghe; in vertà, non ho ritrovato alcuna pronuncia che prenda posizione esattamente su di un caso di campionamento".
In ogni caso, l'avvocato ci segnala l'ordinanza del 6 marzo 1995 con cui il Tribunale di Milano ha deciso una causa che vedeva coinvolti il Clan Celentano, la Compagnia Generale del Disco e la Dig It International, per un remix del 1994 di Uh... uh..., tratto dall’omonimo album di Celentano del 1982, in cui il giudice si pronuncia così: "La produzione e distribuzione della versione remissata di una registrazione fonografica di una canzone, che tuttavia contenga anche un elaborato fonografico di un terzo utilizzato senza il suo consenso, costituisce indebita appropriazione e sfruttamento commerciale del risultato dell’altrui attività imprenditoriale e professionale e come tale concorrenza sleale".
E in futuro, quale sarà il destino del sampling? L'esperienza di Calamita sembra tracciare un percorso chiaro per i prossimi anni: "Essendo la musica rap/urban divenuta predominante anche in Italia, sempre più spesso mi trovo a lavorare con il sampling e con le operazioni per liberare i campioni. E penso che sarà una delle principali attività nel futuro". Chissà che ne direbbero oggi i detrattori di Terenzio.
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L'articolo Tutto sui sample: una guida per usare correttamente i campioni nella musica di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-03-08 10:20:00
COMMENTI (1)
La Corte di Giustizia Europea dice: "...è necessaria l'autorizzazione SALVO IL CASO in cui detto campione vi sia incluso in forma modificata e non riconoscibile all'ascolto". In questo caso NON si deve chiedere nessuna
autorizzazione!
Lo dice la Corte di Giustizia Europea, sentenza C-476/2017 del 29 luglio 2019.