19 maggio 1978, Teatro Sistina, Roma. Si sta svolgendo uno dei famosi "Lunedì del Sistina", ovvero una serie di concerti memorabili nell'omonimo teatro romano, in atto dal 1969 al 1979. Quel giorno l'occasione è speciale: si riunisce sul palco buona parte di quella "scuola genovese" che circa dieci anni prima aveva modificato per sempre la canzone italiana: Gino Paoli, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi e Umberto Bindi. Proprio Lauzi e Bindi quell'anno realizzano una canzone insieme, "Io e il mare" e lo stesso Bindi, quella sera, la introduce così: "Gioventù, Genova e un quartiere, La Foce. Questo quartiere esiste ancora adesso e forse è molto più importante di quello che era una volta. C’è la Mostra d’Oltremare ed è praticamente una cittadella di cemento. Quando eravamo ragazzi noi non era tale, era un villaggio di pescatori e lo ricordo per quello che era, appunto, con le sue barche, le sue reti e le sue lampare. Sui versi di Bruno, Io e il mare".
Ma chi è stato Umberto Bindi per la storia della musica italiana? Recentemente avevamo già toccato l'argomento in questo articolo sulla triste vicenda relativa all'emarginazione nel mondo dello spettacolo subita dallo stesso Bindi a causa della sua omosessualità. Ma se ci concentriamo solo sulla sua dimensione artistica, in innumerevoli dichiarazioni lo stesso Bindi si è definito "il cantautore-cicala che odiava le parole e amava la musica".
Bindi nasce a Bogliasco, uno dei quartieri più popolosi di Genova, il 12 maggio del 1932. È un ragazzo piuttosto schivo e introverso che però trova grande conforto nella musica. Non soltanto nella musica "suonata" (intraprende lo studio del pianoforte e della fisarmonica) ma anche in quella "collezionata", infatti fu un grande collezionista di dischi, arrivando a possedere una grande e variegata discoteca. E proprio ciò spiega molto della sua produzione successiva. Nella sua collezione si sarebbero potuti trovare titoli dei più vari generi: non soltanto canzone leggera o d'autore, ma anche canzoni di riviste, operette e commedie musicali. Questa forte passione per la musica "da palcoscenico" lo porta a frequentare il mondo del teatro. Se la sua prima canzone in assoluto è stata "T'ho perduto" (1950), è nel 1954 che Bindi tenta il grande salto: compone infatti le musiche per una commedia presentata al Lido di Venezia a cui presero parte attori esordienti di grande successo, come Paolo Villaggio e Rosanna Schiaffino. Tra le canzoni realizzate per la commedia spicca "Riviera", che diventerà poi uno dei cavalli di battaglia della sua carriera.
Dopo aver realizzato le musiche della commedia goliardica "Oscar non mi spogliare" del 1958 per la regia di Mario Pastrocchi, Bindi inizia a fare la spola tra Genova e Milano, la nascente culla dell'industria discografica italiana. Già nelle sue prime frequentazioni milanesi, Umberto Bindi mostra alcune caratteristiche che poi si porterà dietro per tutta una vita: oltre all'estrema timidezza è anche molto generoso e, letteralmente, non guadagna nulla dalle sue canzoni, impegnato com'è a fare regali e a distribuire favori e aiuti ad amici veri o presunti. Ricorda infatti lo stesso cantuatore in un'intervista rilasciata a Mario Luzzato Fegiz per "Il Corriere della Sera" il 10 Aprile 2002: "Io sono solo un cantante, autore abbastanza famoso, che è rimasto senza soldi e senza salute. Senza soldi sicuramente per colpa mia. Perché sono una cicala, non una formica".
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Il suo nome inizia a circolare nel 1958, quando scrive la musica per il brano "I trulli di Alberobello", presentato al festival di Sanremo dal Duo Fasano, Aurelio Fierro e dal Trio Joyce. Il brano non riscuote particolare successo, e non arriva in finale, ma grazie all'interessamento di Nanni Ricordi e Giampiero Boneschi, nel 1959 Bindi fa il suo debutto incidendo "Arrivederci", una canzone che, nel corso degli anni, sarà una delle sue più conosciute e apprezzate. In questo brano infatti si ritrovano tutte le caratteristiche del "Bindi artista": la nota melanconica è sempre ben presente, assieme a quell'assoluta eleganza nella composizione che si regge su un pianoforte e la sua voce che, quasi sussurrando, entra in punta di piedi e racconta di un addio tra "buoni amici sinceri". La canzone ha un successo clamoroso e viene immediatamente ripresa da altri artisti.
Pochi mesi dopo Marino Barreto jr., cantante cubano molto famoso in Italia in quegli anni e uno dei primi ammiratori di Bindi, chiede al cantautore un paio di canzoni. Entrambe, ovvero "Nuvola per due" e "Non so", vedono il testo di Giorgio Calabrese, che da quel momento diventerà il paroliere per eccellenza di Bindi e uno dei più importanti autori di canzoni degli anni '60 e '70. Sempre nel fatidico 1960 esce il suo primo vero e proprio disco, "Umberto Bindi e le sue canzoni", edito dalla Ricordi. L'album fa il botto, trainato com'è dal capovolavoro assoluto che è "Il nostro concerto". La canzone sarà presentata in diretta tv a "Canzonissima" nel 1960, detenendo per ben dieci settimane consecutive il primo posto nella classifica delle vendite. "Il nostro concerto" è una specie di concentrato dell'anima artistica di Bindi, valorizzazto anche dal celebre testo di Calabrese. 70 secondi di introduzione musicale, in cui Bindi sperimenta e realizza una delle sue migliori composizioni, dando prova di come musica leggera e composizione orchestrale possano convivere fianco a fianco. Anche l'interpretazione è memorabile, con quell'eleganza connaturata alla sua persona che lo porta a usare le braccia per sottolineare dolcemente i passaggi più importanti della canzone.
Poco dopo Bindi pubblica "Il mio mondo", un altro successo clamoroso, forse ancora maggiore del precedente, almeno in fatto di vendite internazionali. Infatti la canzone riscuote numerosissimi apprezzamenti dall'Australia al Belgio, passando per Francia, Spagna e Inghilterra. "Il mio mondo" sarà cantata, a seguito della traduzione di Carl Sigman con il titolo “You're my world”, da moltissimi interpreti internazionali. Eppure, proprio nel momento in cui Bindi pare avere toccato l'apice del suo successo, ecco che inizia la sua caduta, causata non tanto da un inaridirsi della sua vena artistica (che rimarrà sempre feconda e vitale) quanto dai pettegolezzi, malelingue e antipatiche voci di corridoio che iniziano ad essere affiancate al suo nome. "Bindi è un omosessuale" (con toni e termini molto meno edulcorati) è una frase che si sente sempre più spesso dai camerini della RAI sino agli uffici delle case discografiche.
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Nel 1961 si classifica all'11° posto al Festival di Sanremo con la canzone "Non mi dire chi sei", sempre con Calabrese. Eppure di quell'esibizione sanremese sui giornali e sulle riviste non si parla tanto del pezzo in sé, quanto del "vistoso anello" che il cantautore aveva portato sul palco. Questo è il segnale che le cose sono destinate a cambiare in peggio per Bindi, che compone ancora canzoni importanti ma inizia a perdere pubblico.
Passano undici anni in cui Bindi pubblica una serie di singoli, ma preferisce restare ai margini, e bisognerà aspettare il 1972 per un nuovo lp. "Con il passare del tempo" porta lo stesso nome di una tramissione RAI, in cui Bindi e Calabresi conversano del suo carattere "non proprio popolaresco". Il disco è un vero e proprio capolovoro e vede la collaborazione di molti amici cantautori, da Gino Paoli a Bruno Lauzi. Sempre con il supporto di Lauzi nel 1976 fa uscire "Io e il mare", un altro lp di grandissima caratura artistica e umana. Inizialmente lo stesso cantautore aveva richiesto la collaborazione di Ennio Morricone il quale, già occupato con altri progetti, lo aveva dirottato su Bruno Battisti D'Amario, un giovane chitarrista dal grande talento. Il disco vende bene, i concerti hanno successo ma qualcosa, evidentemente, si è rotto. Anche la tragica morte della madre, uccisa per sbaglio da un proiettile sparato da un conoscente, contribuisce al suo ritiro. Si perdono le tracce del cantautore fino al 1982, anno in cui pubblica "D'ora in poi".
Qualche anno dopo, nel 1985, il produttore Alfredo Rossi invita vari cantanti tra cui Loredana Berté, Antonella Ruggiero, Fiorella Mannoia e molti altri, a interpretare i suoi brani in un album intitolato semplicemente "Bindi". È uno dei primi casi in Italia di un disco dedicato a un autore ancora vivente. Grazie a questa ritrovata fiducia nei colleghi e nei media, in una memorabile puntata del Maurizio Costanzo Show del 1988 dichiara pubblicamente la propria omossessualità, denunciando le soverchie e le ingiustizie subite nel corso degli anni.
Come ricordato prima, Bindi è sempre stata una persona generosa e proprio per questa ragione all'inizio degli anni '90 si ritrova in forte difficoltà economica. Gli amici di una vita si prodigano per lui: specialmente Gino Paoli lancia un accorato appello a mezzo stampa sulle pagine de Il Messaggero nel '92, spingendo per far applicare a Bindi la legge Bacchelli, che prevedeva la possibilità per cittadini illustri di ricevere un sussidio statale in caso di necessità.
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Il sostegno economico arriverà, e gli ultimi anni della sua vita terminata a Roma il 23 maggio 2002 sono stati anni sereni. Rimane il fatto di come un grandissimo artista del calibro di Bindi sia stato quasi stritolato nella morsa del perbenismo misto a bigottismo dell'Italia degli anni '60 e '70, che di fatto hanno tarpato le ali a questa meravigliosa "cicala" della musica pop.
Rimane però un'ultima riflessione da fare sulla figura di Bindi. Nonostante tutte le traversie patite durante la sua turbolenta vita, si è sempre contraddistinto per l'estrema eleganza, raffinantezza e sincerità dei suoi modi. Mai urlati, mai sbraitati, mai violenti, ma sempre e comunque gentili. La grazia gentile di Bindi, la sua estrema qualità nell'arrangiamento dei pezzi e i suoi modi unici nell'interpretare le canzoni sono più resistenti e pervicaci di qualsiasi infamia o malelingua si sia abbattuta su di lui.
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L'articolo Un volo in mezzo alla burrasca: la storia di Umberto Bindi di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2017-01-04 10:22:00
COMMENTI (6)
musiche e parole immortali che hanno aggiunto
sentimento alla vita di tanti di noi..vivi con noi Umberto
Il nostro concerto è da sempre la suoneria del mio cellulare,oltre al fatto che mi piace suonare al pianoforte anche altre sue canzoni.Io lo ammiravo,e l'ho adorato anche in quella sua ultima apparizione con l'aria triste a Sanremo in "Letti" con i New Trolls.
Umberto Bindi un grande della nostra musica italiana. Una colonna. Al di la delle sue scelte di vita. Nelle sue parole e nei suoi testi l'eleganza di un vero artista senza tempo e senza eta' . Bravi a sanremo per averlo ricordato.
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Bravi! un musicista superbo e raffinato. avete fatto bene a ricordarlo
articolo evidentemente molto sentito e benissimo scritto. mi è molto piaciuto, grazie!