Siamo stati all’Umbria che spacca, il festival che dal 30 giugno al 2 luglio anima il centro storico di Perugia. Ne avevamo già parlato con Aimone Romizi, organizzatore insieme allo staff dei Roghers, in un’intervista in cui ci aveva spiegato come si organizza un festival che spacca, completamente gratuito. Ecco come sono andati questi tre giorni.
L’Umbria che spacca: tristi premesse, ma necessarie
A qualche giorno dalla conclusione del festival, nella pagina Facebook dell’Umbria che spacca è stato pubblicato questo comunicato, o meglio delle riflessioni su quanto accaduto durante il festival.
L’Umbria che spacca è stato il primo evento cittadino a essersi confrontato con le norme di sicurezza attuate dopo quanto accaduto a Torino. Gli organizzatori hanno dovuto tenere in considerazione le pesantissime prescrizioni della nuova normativa e ciò ha avuto delle notevoli e inevitabili ripercussioni. Voce grossa l’ha fatta il pubblico rimasto al di fuori delle transenne disposte dalla sicurezza e che quindi non ha potuto godersi il festival, tra cui moltissime persone non provenienti dall’Umbria, approdati a Perugia esclusivamente per l’evento. Davide Toffolo, durante il live dei Tre Allegri Ragazzi Morti saluta e ringrazia con ancora più affetto coloro che hanno visto sbarrato l’accesso. Le parole dello staff sono chiare e trasudano di dispiacere. La quinta edizione dell’Umbria che spacca ha visto snaturate le peculiarità che lo caratterizzano e lo distinguono come unica e solida realtà di un territorio che fa fatica a proporre eventi di tale portata: la location che è il centro storico di Perugia, il fatto di essere gratuito e aperto a tutti, una line up studiata per proporre un confronto tra realtà locali e internazionali. L’Umbria che spacca si trasforma così nell’Umbria che è stanca, ma ci auguriamo che il prossimo anno potremmo di nuovo partecipare a questo festival in nome della musica italiana.
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Giorno 1: l'Umbria che scappa
L’Umbria che spacca diventa l’Umbria che scappa.. dalla pioggia! Per il primo giorno di festival le condizioni climatiche non sono state del tutto propizie. A causa di forti temporali c’è stato un cambio di location: dalla meravigliosa cornice di San Francesco al Prato al locale 110dieci, sempre in zona centrale della città. In programma una serata completamente dedicata alla cultura hip hop, che ha visto la partecipazione di tantissimi MC, beatboxer e beatmaker. Il palco ha cominciato a scaldarsi con il 60 Sec Freestyle Contest in cui dieci MC si sono scontrati fra loro insultandosi a suon di rime (il Contest è stato vinto dall’MC Daxer e da Musashi per il beat contest). L’atmosfera si è riscaldata ancor più con i Soulink fino a esplodere con l’arrivo degli headliner della serata, i Colle der Fomento, super affezionati al capoluogo perugino, dove lo scorso anno hanno presentato per la prima volta il documentario “Digging New York”. Sia maledetta la pioggia per tutto il sudore che è stato versato in quel locale! Ancora mi chiedo come sia possibile che non ci siamo sciolti tutti lì dentro.
Giorno 2: l'Umbria che suona
Con il sole il festival ha assunto tutta un’altra veste. Cominciamo dalle diverse location. L’Extra Stage (main stage) nella piazza di San Francesco al Prato, l’Exotic stage all’interno del chiostro dell’Accademia delle Belle Arti “Pietro Vannucci” e l’Experience stage, una location molto particolare e insolita essendo situata sulla cima di Torre degli Sciri, l’unica torre rimasta integra tra le tante sparse nella città di Perugia. Dopo circa 300 scalini ad attenderci un susseguirsi di live e dj set. Situazione ideale per godersi il tramonto sulle vallate umbre. Effettivamente, per il secondo giorno di festival l’atmosfera è completamente diversa e non si può fare a meno di notare la cornice pittoresca che circonda i palchi. Sul main stage salgono Gionata Mirai e Sick Tamburo con il loro ultimo disco. Headliner della serata i Tre Allegri Ragazzi Morti. Davide Toffolo canta “i dindi” al posto de “la grana” per omaggiare il pubblico perugino (i dindi sarebbero i soldi in dialetto perugino) e con la parentesi dedicata alla cumbia si conclude la seconda giornata del festival.
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Giorno 3: l'Umbria che premia
Terzo e ultimo giorno per l’Umbria che spacca. Sul main stage si svolge la nona edizione dell’Unimusic contest dedicato alle band emergenti delle università umbre. I vincitori sono i We Could Be Happy. Non dimentichiamo che uno dei principali intenti dell’Umbria che spacca è quello di portare sul palco band emergenti della regione e far incontrare queste piccole realtà con artisti di calibro internazionale. Quest’ultimo giorno la line up è particolarmente variegata. Dopo l’Unimusic contest ci si avvia verso la conclusione del festival. L’Exotic stage, all’interno del chiostro dell’Accademia delle Belle Arti, ospita il workshop di Lercio.it sul mondo delle fake news. Nel frattempo in piazza suonano i Please Diana e successivamente i pazzi scatenati degli Archie And The Bunkers. A chiudere il festival i Sinfonico Honolulu: otto ukulele, un basso e un cajon che ripropongono pezzoni anni ’66 e ’67. Finisce così l’Umbria che spacca. Ce ne torniamo a casa dopo aver ballato, cantato, fatto più volte i trecento scalini della torre degli Sciri, ma consapevoli di aver vissuto un festival diverso rispetto a ciò che davvero rappresenta e ha offerto negli anni passati.
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L'articolo L'Umbria che spacca continua a spaccare: il live report del festival di CostanzaPoe è apparso su Rockit.it il 2017-07-01 00:00:00
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