“Quando non sai cos'è, allora è Jazz”, scriveva Baricco.
Ribaltiamo la frase. Posso dire di conoscere a grandi spanne cosa è il jazz ma, un po’ per saperne di più, un po’ per fornirvi dei buoni consigli di ascolto, ho voluto fare un esperimento. Ho chiesto a due persone - un uomo di 59 anni, l’altro di 28, entrambi appassionati di jazz/swing e categorie affini - di consigliarmi degli ascolti sul genere. Non ho posto dei limiti di scelta; potevamo darmi fondamentali o chicche, dei nomi così come degli album o ancora dei brani singoli.
Scorrendo le liste ricevute, ho capito una cosa: il jazz non è un genere per donne - almeno in Italia. Non voglio addentrarmi in discorsi su maschilismi e femminismi, ma tra i nomi fatti non appare nessuna donna. Non sto parlando di voci del jazz, ma di musicisti e direttori d’orchestra, compositori e maestri. Mi verrà fatto un discorso di studi musicali al Conservatorio, ambito una volta prettamente maschile; oppure mi si dirà che forse la composizione musicale è una storia tendente più al blu invece che al rosa (ma perché? mi piacerebbe capirlo).
Eppure, avete presente quella teoria (piuttosto semplicistica e stereotipata) per cui la logica maschile parte da un punto A per poi proseguire, in maniera lineare e senza intoppi, verso il punto B? La donna, al contrario, partirebbe dal punto A per intraprendere un viaggio periglioso fatto di curve, impasse e di nuovo incroci magici per arrivare (dio solo sa come) al punto B.
La stessa cosa potrei dire di certi discorsi melodici del jazz: poggiano su una solida base armonica, un piedistallo di pietra con semirette che partono da un punto e arrivano ad un altro, ma si sviluppano seguendo la logica della digressione imprevedibile, come il film "Fuori Orario" di Scorsese. Tu sei lì, che stai credendo di seguire la trama, ma poi l’intreccio diventa altro, e l’assolo prende una nuova, inaspettata, direzione - facendoti una pernacchietta. E allora sbuffi un po' ma sotto i baffi sorridi, estasiato. Allora è vero, è impossibile sapere cosa è.
Massimo Urbani - Everything Happens To Me
Uno standard della musica pop/jazz interpretato originariamente da Frank Sinatra. Il disco dal quale è tratto questo pezzo, del 1993, è il testamento spirituale di Massimo Urbani, alto sax, morto per overdose lo stesso anno. Un modo di suonare sanguigno e terreno, sentito e passionale.
Gianluca Petrella - Jazz Has Just Left The Building And Now Is Fighting Against Me
Forse l’ascolto che più mi ha fulminato di tutti. Gianluca Petrella, formidabile trombonista classe ’75, gioca con elettronica, lounge e swing e il risultato è a dir poco stupefacente. Il brano che vi propongo, dal titolo ironico, si dispiega in 10 minuti che vanno giù come una spremuta di arancia.
Franco Cerri - Corcovado
Vogliamo non mettere un gentiluomo nella lista? Tra i tanti musicisti jazz italiani, il milanesissimo Franco Cerri spicca per classe e raffinatezza. Turnista e chitarrista sublime (ha suonato con Django Reinhart, Chet Baker e Billie Holliday, per citarne i più famosi), Cerri è anche volto televisivo e pubblicitario. Qui lo vediamo con Mina.
Gorni Kramer - Domenica è sempre domenica
Gorni Kramer è il papà dello swing italiano, maestro d'orchestra e polistrumentista e autore di tantissime melodie (Crapa Pelada/Pippo non lo sa/Ho un sassolino nella scarpa) che fischiettiamo senza sapere come mai. Nei primi anni della sua carriera suonò in varie orchestre da ballo, poi a vent'anni iniziò a suonare jazz con il suo gruppo. Il jazz era vietato dal regime fascista, ma Gorni Kramer ci si avvicinò grazie ad amici che lavoravano come musicisti sui transatlantici che collegavano l'Europa e l'America.
Stefano Bollani - Visione numero uno
Tra i brani proposti, di sicuro l’ascolto più arduo, a testimonianza di come questo genere sia prima di tutto sperimentazione. Qui Stefano Bollani, uno dei pianisti più riconosciuti in Italia, è capo-branco istrionico di un quintetto che gioca divertendosi (e si sente).
(Continua...)
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L'articolo Cinque brani di jazz italiano per chi non ascolta musica jazz di Valentina Ziliani è apparso su Rockit.it il 2015-11-06 12:48:00
COMMENTI (1)
Come è vero che noi donne siamo tortuose!
Adoro la musica jazz (perchè' la trovo immediata, piacevole, accompagnatrice) e trovo questo articolo una chicca ... Curiosissimo per una come me che ascolta molta musica ma tecnicamente non ne capisce nulla!