"Se muoio giovane spero sia dal ridere": basta una frase per scrivere il proprio tempo

Alfa, uno dei cantanti in gara sul palco del Festival di Sanremo, ha cantato (con tutt'altri "fini") questo verso, che riprende un verso di Alberto Dubito, poeta e musicista morto 12 anni fa. Che sia plagio o no poco importa, se ci permette di rileggere questo meraviglioso incendiario della parola

Alberto Dubito live
Alberto Dubito live

In queste sere, guardando Sanremoin preda a un senso di noia misto a sconforto — interrotto da pochi momenti come la “chiosa” di Dargen D’Amico la prima sera — a un certo punto sono saltato sulla sedia; un ragazzo biondo, in arteAlfa(qua la sua pagella la prima sera, qua la seconda), aveva appena citato Alberto Dubito, cambiando giusto il tempo verbale: “Se morirò giovane spero sia dal ridere”.

Il resto del testo del suo brano in gara, Vai, è una specie di inno motivazionale perfetto per gli oratori estivi; il cantante genovese promette che “il cielo sarà il limite / se stai via dalla strada e via dai guai”. 

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Insomma, qualcosa di lontanissimo dal testo di Non c’è più tempo(titolo profetico, poi ripreso dagli ecoattivisti) che Alberto urlava appena maggiorenne con i Disturbati dalla CUiete. Recita così:

“(…) se muoio giovane spero sia dal ridere, ti dicevo, di quanto brucio più in fretta di voi; di quanto bruciamo meglio e di quando resto sveglio e metto la mia vita in quattro scatoloni mettendoci meno di due ore e poi e poi non mi vedrai più per mille miglia, fratello mio, io riparto da dove gli altri non hanno più visto la partenza e la data di scadenza, che era cinque minuti fa.
Lancio bombe carta nel cestino, e contro questo posto che baratta filtri per i sogni in cambio dei sogni stessi, e finisci per vedere solo i bisogni e fumare la tua anidride carbonica spoglio di interessi. Devo scrive il mio tempo prima che lui scriva me, come dare forma al mio secolo prima di adagiarmi inconsciamente sulla sua. Devo scriverlo perché quello che non scrivo mi limita fino a quando non diventa limite di carta (…)”

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Ieri ho cercato sui suoi social di Alfa se ci fosse perlomeno un omaggio ad Alberto e ai Disturbati, ovviamente non ho trovato niente. Confido nella buona fede dell’artista, anche se leggendo i commenti scopro che in tanti lo accusano di aver plagiato una canzone Run della band One Republic. Effettivamente la somiglianza è imbarazzante...

Perché scrivere queste righe? Non sono un fan accanito del diritto d’autore, piuttosto preferisco i creative commons, a mio parere va bene usare un contenuto altrui ma rigorosamente citandolo, altrimenti è un furto. In generale a Sanremo il livello testuale è così basso che ogni canzone sembra un plagio della precedente, tra immagini scontate e rime telefonate…

Gabriele Stera, due volte vincitore del Premio Dubito — premio di "poesia con musica" ideato nel 2013 da Lello Voce e portato avanti da Marco Philopat e dalla famiglia di Alberto, che si celebra alla fine di ogni anno a Milano — riferendosi alla prematura scomparsa di Alberto scrisse: “I migliori versi di questo secolo confuso non li leggeremo mai”. Forse anche i poeti più validi anche dei secoli passati non li abbiamo potuti conoscere. Probabilmente la storia se ne è dimenticata. La critica, d’altronde, è solo un setaccio largo; a determinare il successo di un autore, spesso, ci pensano i soldi, le amicizie, le mode o la sorte. 

Alberto Dubito
Alberto Dubito

Anche Alberto Dubito poteva rimanere un fantasma, ma le sue parole sono state apprezzate da migliaia di giovani che riconoscono la profondità di un’impronta veloce e universale. Alle volte mi sono ritrovato a tradurre le sue poesie in spagnolo e in inglese ad alcuni amici e nessuno ne è rimasto indifferente. Ancora oggi, quando passo il suo libro a dei coetanei, le “frecce” di Dubito colpiscono al “centro storico di ogni uomo” e non escono più, rimangono conficcate.

Avevo ventun anni quando l’ho conosciuto per la prima volta. Comprai una copia di Erravamo giovani stranieri a un rave letterario di Agenzia X che prevedeva reading tutta la notte. Non ne ascoltai neanche uno, preferii tornare sul terrazzo di casa per divorare i testi di quel coetaneo che mi sembrava di conoscere già dalla prima pagina. Finii il libro all’alba, prima di un sonno travagliato. Per un paio di giorni non parlai con nessuno, dopo aver scoperto le parole di Alberto avevo perso le mie

Alberto Dubito
Alberto Dubito

Camminavo nell’afa di giugno con il suo libro in tasca e i suoi versi in testa. Poi, poco prima di un probabile tracollo dovuto a quella due giorni di digiuno, birra epoesia da sparo, m’imbattei nella frase: “devo scrivere il mio tempo, prima che sia lui a scrivere me”. Il suo invito a resistere mi ha travolto come uno tsunami: da quel giorno ho trovato dentro di me una fonte inesauribile di vita.

Il suicidio di Alberto credo sia un invito a vivere fino in fondo, senza sprecare tempo ed energie in ciò che silenziosamente, ogni giorno, ci uccide. Quella di Dubito è una consapevolezza disarmante che l’ha portato a non voler trattare o scendere a compromessi con un mondo ostile a chi ama la libertà e lotta per ottenerla. Ora, forse, l’ha guadagnata, insieme alla sua poesia viva e urgente, capace di risvegliare le coscienze sopite di una generazione dispersa in un mare in tempesta che in lui ritrova la luce intermittente di un faro. “E se muoio giovane, spero sia dal ridere”.

 

*L'autore di questo articolo, Paolo Cerruto, si occupa di musica ed editoria. Musicista, organizzatore di eventi, agitatore culturale, cura ogni anno la rassegna di poesia con musica Premio Dubito ed è tra i fondatori dell'agenzia di booking Chullu Agency. 

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L'articolo "Se muoio giovane spero sia dal ridere": basta una frase per scrivere il proprio tempo di Paolo Cerruto* è apparso su Rockit.it il 2024-02-08 09:56:00

COMMENTI (1)

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  • davide.galipo9 mesi faRispondi

    - Fabrizio De André, “Le passanti”
    - Charles Baudelaire, “A una passante”

    - Massimo Volume, “Il primo dio”
    - Emanuel Carnevali, “Il primo dio”

    - Baustelle, “Il corvo Joe”
    («per me si va nell’eterno dolore»)
    - Dante, “La divina commedia”

    - Franco Battiato, “Medievale”
    - Bondie Dietaiuti, “Amor quando mi sembra”

    L’elenco potrebbe essere lunghissimo, ma mi fermerò a questi quattro illustri esempi per ricordare a chi si scandalizza che un verso di Alberto Dubito sia stato riportato in una canzone di un artista sanremese, tale Alfa, che la storia della musica pop è piena di interpolazioni e di calchi ripresi dai poeti. Allora perché in questo caso dovrebbe essere diverso? Perché non è un artista impegnato? O perché partecipa a Sanremo? Se un artista che conosciamo e che ci ha accompagnato arriva al pubblico mainstream non dovremmo esserne gelosi, ma al contrario, gioire del fatto che il suo verso sia diventato popolare, cioè di tutti. Significa che ha veramente segnato una generazione. Comunque anche Alberto, per essere precisi, quando scrisse quel verso, “e se muoio giovane, spero sia dal ridere”, probabilmente si è ispirato al celebre motto anarchico, “sarà una risata che vi seppellirà.” Tragico contrappasso, dato che Alberto è venuto a mancare in giovane età veramente. Ma proprio perché in arte nessuno inventa nulla, in rispetto dell’artista e del poeta, chi è anarchico davvero dovrebbe trovare delle maniere più appropriate di ricordarlo.