È uscito il video di Chitarra nera, primo singolo "solista" di Vasco Brondi, ed è un filmato d'autore: il protagonista Elio Germano con le cuffie calate in testa (che sembrano il soggetto e non l'oggetto) vaga tra i boschi in un paesino sperduto in montagna, ammantato di nebbia e poi di neve. Sempre da solo, provato, alla fine si toglie le cuffie e se ne va. La regia è di Daniele Vicari, quello di Diaz - Don't Clean Up This Blood per intenderci. Video che prende allo stomaco, così come il pezzo, che chiamare canzone però sarebbe ridondante. Ma su questo ci torniamo più tardi, andiamo con ordine.
Da quando Vasco Brondi ha smesso i panni della one man band le Luci della Centrale Elettrica, che tanto ha dato alla scena indipendente degli anni 00-10, siamo in attesa spasmodica della musica che produrrà col suo vero nome, togliendosi di dosso tutte le sovrastrutture che un nickname comporta. Il cantautore nato a Verona e cresciuto a Ferrara, in realtà ha già esordito come solista con la cover di Sterminata preghiera di Fabrizio De Andrè per la compilation tributo Faber Nostrum nel 2019, e ha stupito tutti figurando nel singolo di Francesca Michielin Cattive stelle nel gennaio del 2021. Nel mezzo, durante l'annus horribilis 2020, ha pubblicato un album live con canzoni, poesie, cover, dal titolo Talismani per tempi incerti. Uno spettacolo emozionante e raro, in cui ha convogliato musica e letteratura.
Un percorso, il suo, che come una mappa sbiadita dal tempo, non dà troppe indicazioni e preferisce sentieri poco battuti. Terra (2017), l'ultimo album come Le Luci, conteneva tra le sue migliori composizioni musicali: Chakra, Nel profondo Veneto, Iperconnessi e, in realtà anche tutte le altre, sono canzoni come nessuno poteva immaginare venir fuori da Brondi, sempre stato più scrittore prestato alla musica che il contrario. Veri e propri singoli che hanno stazionato nelle playlist anche di chi era poco avvezzo al suo lavoro.
Vasco Brondi, che lo diciamo a fare, non è per tutti. Mantiene una certa attitudine e serietà hardcore anche se la sua musica non ha mai toccato quel genere. È schivo, non funziona come uomo copertina, si è fatto crescere da tempo una barba quadrata che lo fa un po' somigliare al Battiato che flirtava col Medio Oriente, veste sempre di nero e, per chi lo segue fin dal primo album prodotto da Giorgio Canali (un altro con cui si scherza poco), è stato un trip assurdo vederlo cantare insieme a Francesca Michielin un mese prima di Fedez. Eppure anche la sua versione popstar è stata credibile. Da lì in poi, solo attesa per il suo primo singolo, con una sicurezza in testa: Vasco Brondi è diventato un cantante.
Per cantante, avrete certo capito la provocazione, parliamo di quello canonico, col pezzo in classifica e tutta una serie di nuovi fan che non conoscono Per combattere l'acne, ma Vasco anche stavolta prende un sentiero di quelli che se lo metti sul navigatore ti perdi e ti ritrovano che piangi nel bosco, se sei fortunato. Quando è uscito il primo vero singolo di Vasco Brondi ci lasciati straniti, colpiti, toccati, pure schiaffeggiati. Nessuna musica catchy o ritornelli di sorta: un lungo spoken accorato, recitato su base (scritta anche da Federico Dragogna) che non rispetta nessuna regola canonica della canzone.
Questa sera alle 21.00 si potrà vedere il video di Chitarra nera in anteprima al link...
Pubblicato da Vasco Brondi su Martedì 6 aprile 2021
Non che non ne sia consapevole, su Facebook ha scritto a varie riprese: "L’ho scritta senza neanche pensare alla forma che dovrebbero avere le canzoni, è uscita serena e lancinante, già fatta, senza rispettare nessuna regola musicale o di metrica. L’ho registrata su queste armonie come per liberarmene, con la mia voce normale, senza neanche cantare". E ancora: "Grazie per l’accoglienza a Chitarra Nera. Mi ha commosso leggervi stamattina e sentire come ci si può aprire in una canzone e risuonare assieme, anche con la canzone più intima e il “singolo” più improbabile".
La canzone sembra parli di un'amicizia tra due persone che si sono perdute, ma con tutta probabilità Brondi parla a se stesso: “Chitarra nera per me è un pezzo importante, dentro si sono convogliati anche i dubbi, dentro si sono convogliati anche i dubbi che ho avuto nei due anni precedenti. Dal tour del 2018 e per tutto il 2019 non ho più suonato e non ho neanche toccato una chitarra, mi ero un po’ allontanato dalla musica, o forse è lei che si è tenuta alla larga da me".
Dice nel testo: "No, non puoi immaginarti, la musica adesso è un’altra cosa. Tutti cercano di sponsorizzarti, musica e alta moda. Suoni all’Arena, in una palestra, in una parrocchia o sulla luna. Tutte celebrità. Suoni o fai pubblicità, suoni e fai pubblicità?", e se non è una critica al veleno questa ditemi voi. Contestualmente, per non fare quello che predica bene e razzola male, ha tirato fuori un pezzo che sembra un po' l'esordio di uno scrittore in un audiolibro particolarmente emotivo.
A questo proposito, la canzone non è canonicamente bella, le parole lo sono, ma parliamo di due mestieri diversi. Ti chiede un tipo d'impegno differente da quello di una canzone che ha anche delle belle parole. In questo caso, se non gli dai tutta l'attenzione del mondo, non sei trascinato da una qualche melodia e può darsi che, dopo un ascolto attento, tu non dia a Chitarra nera una seconda occasione, un po' come si fa coi libri belli che non si rileggono. È letteratura, funziona così.
Lo stesso Vasco ha detto che la canzone è un film a parte dentro il disco Paesaggio dopo la battaglia, che uscirà il 7 maggio e che segnerà il suo ritorno "per voce e cori, orchestra e sintetizzatori". La copertina vede una Panda in cima a una stradina nei campi dalle sue parti, con una nuvola nera che non si capisce se stia arrivando o andando via, se sia un presagio di tempesta o un augurio di liberazione. È una foto inedita di Luigi Ghirri, maestro della fotografia di paesaggio italiana, scomparso nel 1992 e celebre nel mondo musicale per aver fotografato Morandi, Dalla, Carboni e i CCCP di Epica Etica Etnica Pathos.
Tornando a Vasco Brondi, non possiamo ancora capire dove il disco andrà a parare, ma già sappiamo sarà capace di stupirci e toccarci nel vivo, perché con lui niente può essere scontato. Che poi diventi un cantante o meno, non sarà la priorità finché saprà fare arte che smuove budella e coscienze come pochi.
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L'articolo Vasco Brondi è andato oltre la musica? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-04-06 15:22:00
COMMENTI (2)
Bell'articolo e, secondo me, bellissimo pezzo di Brondi. E' un nuovo capitolo nella saga dello spoken word italiano--un genere che, azzardo, potrebbe delineare il vero nuovo orizzonte per il nostro cantautorato. Si pensi a Massimo Volume, Offlaga Disco Pax, lo Stato Sociale di "Linea 30", od il trascurato album-gioiello "Un Pianeta Su Nove" di M.A.C. Boh, a me lo spoken word piace sempre ed immancabilmente, per cui se qualcuno mi puo' citare altra roba da ascoltare, sono tutto orecchi. Nel frattempo... Brondi patrimonio nazionale!
Mi permetto di suggerire che forse questo declamare post comunista potrebbe avere ancora un senso se supportato da belle idee musicali e qui mi sembra che siamo al dessert come songwriting. Forse esiste un punto di incontro perché eccome se Vasco ha dimostrato di saper scrivere (la superlativa stelle marine per esempio). Io credo che sia un pò presto in una carriera musicale come quella di Brondi fare prima una compilation dopo pochi dischi, quindi un live e poi roba come questa che è tutto il contrario della canzone con Francesca il cui ritornello potrebbe benissimo essere cantato da Albano e Romina in reunion shock (comunque la canzone mi piace). Io personalmente noto un pò di andare a destra e a manca e viene il sospetto che tutto possa essere dovuto a un calo di ispirazione. Questa canzone insomma io questa arte che smuove budella non ce la vedo proprio.