Venticinque, episodio 26: La verità su Dario Brunori

L'ultima puntata del podcast di Rockit e Life Gate Radio ha per protagonista un artista "simbolo" della musica indipendente italiana.. Dalla Calabria ai Blume, dal capolavoro "Vol. 1" fino al prossimo disco, il suo racconto è su tutte le piattaforme di streaming

Brunori nel 2009, grafica di Beatrice Arrate
Brunori nel 2009, grafica di Beatrice Arrate

"A Milano mi sono sempre un po' sentito come chi fa il formaggio sulle montagne, e poi scende giù al mercato e lo deve vendere". Sono tra le prime parole che Brunori ci affida, quando lo incontriamo in un hotel del centro città: è dovuto "salire" dalla sua Calabria per uno dei tanti impegni lavorativi che non è riuscito a schivare. Da quel momento, con la sua voce, la sua ironia e il suo stile inconfondibile, Dario ci racconta una storia di cui conosciamo molte cose, ma che non ci stancheremmo mai di sentire. E in più ci regala non poche sorprese e "nanetti" inediti.

Brunori rappresenta come forse nessun altro quella passione assoluta che è stata il centro di tutto per chi negli ultimi anni ha portato avanti un certo tipo di percorso nella musica italiana. C'è sempre stato, nelle gioie e nelle difficoltà di una professione che semplice non è affatto. Ha sempre fatto le cose a modo suo. Ha fatto la gavetta ed è arrivato al successo come qualcosa che capita e non come il fine ultimo (anzi unico) del proprio lavoro. 

Per questo non poteva esserci ospite migliore di lui per chiudere l'avventura di Venticinque, il podcast di Rockit e Life Gate Radio che ha raccontato le storie di artisti e band che hanno cambiato (in meglio) il corso della musica italiana. Un podcast nato per festeggiare i 25 anni della nostra testata, accanto a cui l'artista calabrese ha percorso un bel tratto di strada. L'episodio – scritto come sempre da Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip – da oggi si trova su tutte le piattaforme di streaming assieme ai 25 che lo hanno preceduto.

Brunori, dicevamo, è in trasferta, in una città che per lui ha rappresentato molto, come canta in Lamezia Milano. Da qui parla di passato, presente e futuro, a cominciare da un nuovo disco che arriverà. "Questo è un buon momento per me, perché è un momento di grande crisi", dice in maniera molto 'brunoriana'. "Artisticamente mi rendo conto di essere arrivato alla conclusione di un percorso che avevo cominciato con il primo disco solista. All'inizio è avvenuto tutto molto inconsapevolmente, man mano ho preso consapevolezza. Con il tempo questo mi ha portato  un po' a procedere con il pilota automatico. Oggi sto lavorando su un nuovo disco, sto cercando di scombinarmi le carte da solo: non è una cosa semplice. Devo anche fare in modo che la mia stabilità e felicità familiare non influenzino troppo la parte artistica, che mi piacerebbe fosse più... instabile".

Durante la puntata Brunori ripercorre le varie tappe di una carriera unica, cominciata in maniera quasi inevitabile ("mia mamma insegnava canto, da noi la musica è ovunque grazie alle bande di paese") nella sua Calabria. "Mio padre faceva i mattoni, ha dato lavoro a parecchie persone in un paese di 400 anime. Io percepivo che eravamo i figli del padrone, penso che mi abbia portato nel tempo ad avere un certo tipo di attitudine verso gli altri, un senso di colpa e un'attenzione verso certe tematiche: le vivevo come se fossero una responsabilità mia".

Brunori nel 2009, foto di Starfooker
Brunori nel 2009, foto di Starfooker

Poi arriva il trasferimento a Siena per studiare e gli anni in Toscana, dove conosce Matteo Zanobini, suo ex compagno di musica e oggi socio della "Sas", la persona con cui ha dato vita all'esperienza di Picicca Dischi. "Avevo questo gruppo e lo tirai dentro, perché obiettivamente lui sapeva suonare bene la chitarra", racconta Matteo a Venticinque, parlando della loro band: i Blume. "Io ero un suonatore della domenica prestato alla musica, lui portò un altro spirito. Facemmo un disco, dei concerti, il solito iter di un gruppo indipendente agli esordi. Fino a quando Dario dovette rientrare in Calabria per la scomparsa del padre".

È questo il momento che cambia ogni cosa. Anche da un punto di vista artistico. Brunori si trova costretto a lanciarsi in un nuovo progetto, da solo e con pochi mezzi a disposizione. Praticamente solo la sua voce e la sua chitarra. "Mi sono ritrovato a scrivere canzoni 'sol maggiore, re maggiore, la minore' con una chitarra sgangherata, perché a casa non avevo nulla. Con il mio primo album mi sono spogliato completamente di tutto quello che facevo prima. Era il periodo di Vasco Brondi, Baustelle, Dente, Bugo: ho incontrato il momento storico giusto, quello del cosiddetto itpop, ed è stato perfetto".

video frame placeholder

È il 2009, l'anno di Vol. 1, disco capolavoro che ancora oggi tutti ricordano. Da quel momento non si ferma più, arriva il riconoscimento del pubblico, poi anche la ribalta "popolare". "Io penso che l'autore un problema rispetto al proprio pubblico se lo debba sempre porre" spiega ai nostri microfoni. "Per questo mi manca un po' la community più ristretta con cui dialogare, adesso è più difficile per me percepire esattamente com'è fatta la mia audience. Tutti gli artisti che hanno raggiunto un certo grado di popolarità, devono trovare una mediazione, un compromesso. Allo stesso tempo bisogna fare in modo che l'idea di avere un pubblico, e allargarlo, non diventi una schiavitù".

Andate sulle piattaforme di streaming e ascoltate l'episodio completo. E poi, se possiamo darvi un consiglio, recuperate anche tutti gli altri: ognuno è un piccolo mondo a sé, che va scoperto. Grazie per essere stati con noi in questa "impresa".  

---
L'articolo Venticinque, episodio 26: La verità su Dario Brunori di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-03-13 10:07:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia