Non avendo rapper che buttano signorine in piscina o Paoli Meneguzzi disposti a farsi esplodere tra la folla come facevano le Tigri Tamil, quest'anno la palma di polemica musicale dell'estate se l'è presa Bob Sinclair. Sguardo depresso in camera, ha fatto un video annunciando di aver da poco tenuto "il peggior concerto della mia intera carriera". Poi ha proseguito, entrando nel dettaglio: "Entri nel locale, posto meraviglioso a Mykonos, ragazze meravigliose, pensi che sarà una serata divertente". A quel punto parte la selecta: French Touch, Commercial Tech House e molto altro. Niente da fare: "La gente sta ferma col cellulare in mano. Stanno lì congelati a filmare. Sono così depresso. Magari è colpa mia ma non mi sono mai annoiato tanto, e volevo condividere tutto questo".
Le reazioni non si sono fatte attendere. A cominciare da quella di Graziella e Teresa, due fornaie pugliesi (di un forno molto famoso e molto social), che hanno mandato il loro loro messaggio di solidarietà all'artista e hanno ballato sulle note di un suo famoso, e molesto, remix. What a Time to Be Alive.
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Al di là del fatto che non tutti – mea culpa anzitutto – sapevamo che i Bob Sinclair avessero un'anima e nemmeno che ad Altamura ci fossero social media manager così bravi e spregiudicati, la questione c'è tutta. E si pone da un pezzo (ce n'eravamo già occupati qui, qua invece un bel pezzo del Post). Bob Dylan da anni chiede al pubblico di evitare i telefonini durante i suoi live e come lui numerosi colleghi, Jack White fa più o meno lo stesso. In Italia uno dei primi esperimenti è arrivato da Cosmo, che durante l'ultimo tour ha "bollinato" le fotocamere delle persone. Invece Damon Albarn ha detto che tutto questo non ha senso: l'unico compito dell'artista è far muovere il culo alla gente, non mettere divieti.
E dunque niente divieti. Nemmeno quello di stare tutto il tempo con il cellulare levato e riprendere un concerto dall'inizio alla fine, per poi spedirlo in rete e metterlo nella disponibilità, per lo meno potenziale, di miliardi di persone che quella sera non c'era oppure che c'erano, e vorrebbero riesserci, almeno digitalmente. Già, perché i video bootleg dei concerti sul Tubo vanno fortissimo (curiosamente in un'epoca in cui – al di là dei Ministri a MI AMI 2024 – non si fanno più invece dischi live). E nonostante ci avessere detto che la musica dal vivo è un'esperienza unica per via dell'esserci tutti assieme in uno stesso posto a un'ora convenuta, per condividere emozioni e un piccolo pezzo di vita (viste le particolari circostanze un biglietto da una sessantina di euro appare una richiesta del tutto legittima), di gente che il proprio live decide di trascorrerlo così ce n'è parecchio.
Sono contenuti grezzi. Non c'è montaggio, la visuale è quasi sempre da lontano, in mezzo alla gente, l'audio varia dal quasi accettabile all'improponibile. La sensazione è un po' quella dei vecchi download da eMule, quando a un certo punto del film, ripreso direttamente dallo schermo del cinema, passava uno davanti alla camera perché doveva andare in bagno. Non sono video dotati di grande appeal, soprattutto se paragonati agli aftermovie pettinatissimi che ogni live e festival porta con sé oggi. Alcuni fanno numeri discreti, altri irrisori, di certo non sono destinati a diventare fonte di reddito per nessuno.
E allora perché lo fanno? Perché pagare un biglietto per farsi venire un principio di artrosi, da cui poi si trarrà solo una decina di commenti della fandom dell'artista via YT? Non è chiaro, forse documentare la vita è davvero qualcosa di inevitabile per l'uomo, una sorta di richiamo della foresta come diceva Gabriel Garcia Marquez. E poco conta se qui stiamo parlando di un pit dei Negramaro e non della morte di Salvador Allende.
Al di là di facili ironie, quest'arte del video bootleg è mossa da reale passione da parte di chi la pratica e tanto basta a portare in dote tutta la nostra ammirazione. Certamente non a noi, ma così a occhio né ad artisti oppure promoter e booking pare creare grossi problemi di copyright, visto che i video sono tutti in rete anche a distanza di anni. Effettivamente dubitiamo che possano disincentivare qualcuno ad andare a un concerto, vista la qualità del prodotto audiovideo e la differenza sensibile e innegabile tra le due esperienze. Anzi, puta caso che convincono qualcuno ad andare a sentire il prossimo live...
C'è di più. Oggi avere un video bootleg dei propri live online conferisce status. O per lo meno l'abbiamo presa così dopo che abbiamo visto YouTube riempirsi di concerti integrali (o full concert, come da dicitura "unofficial") dei CCCP in apertura di MI AMI 2024. Il migliore, da un punto di vista registico, è stato realizzato dalla prima fila del Carroponte (ecco cosa faceva quel signore con il telefonino in mano per 150 minuti) e lo trovate qua sotto. Il canale è un archivio sterminato, che carica video al ritmo quotidiano. Genere preferito il rock alternativo con le sue mille sfumature, c'è anche materiale d'epoca. King.
I CCCP paiono riscuotere (comprensibilmente vista l'attesa per questo tour) un grande successo da parte dei bootleg creators. In rete si trovano versioni di ciascuno dei loro live di questo tour, da Milano a Genova o Bologna e Melpignano. Qua un'altra pagina tra le più note e popolate per quanto riguarda i full concert (anche nella versione "almost full"), con varie esibizioni di Lindo Ferretti e soci, assieme ad altri mostri sacri della scena indipendente. Ce n'è davvero per tutti i gusti, da Vasco Brondi ai Marlene, gli AIR e altri big internazionali. I caricamenti sono quotidiani o quasi, siamo di fronte al top player del genere.
Alcuni, i più avvezzi alla tecnologia e i più attenti a nutrire in maniera corretta l'algoritmo, spillolano poi il concerto in alcuni momenti salienti, con le hit isolate in contenuti a sé. Altri sono ultraortodossi del live integrale, senza alcuna concessione ai cut (qua invece solo short edition, ma di qualità). C'è chi punta forte sulle nicchie rap, reggae e dintorni con chicche come Kaos. Ma nell'elenco ci sono anche Oneohtrix Point Never, Cosmo, Cinematic Orchestra e in generale bella roba. Ah c'è pure un'ora e due minuti di live degli Studio Murena.
Ci sono poi le pagine che puntano forte sui big, e sulle grandi location tipo gli stadi. Si dividono in chi segue tutti gli appuntamenti più noti, chi si specializza su un genere e chi invece ha la fissa su un'artista e, più tipo una fanpage, pubblica tutti i live che riesce a seguire del suo "idolo". Qua c'è dell'amore per Zucchero, che solo Biagio Antonacci riesce a scalfire.
Questa è indubbiamente una delle pagine maggiormente di culto. Alterna live integrali tipo Nameless oppure Vasco a San Siro con gite, sessioni di GTA e partite del Monza. Lui invece si occupa in maniera esclusiva o quasi di videogame e affini, ma fa uno strappo alla regola per regalare al mondo 2 ore di schitarrate dei Maneskin dal Meazza. Qua invece ci sono pesca al mulinello, Coldplay e 883.
Sono quasi tutti maschi, e pure belli alfa, ma se si vuole un po' di tocco femminile c'è lei, che probabilmente è delle mie parti (Ossola) e che shakera raduni degli spazzacamini, mercatini di Natale, Ultimo e Pinguini Tattici Nucleari. Infine un'ultima chicca, una delle pagine più studiate con tanto di copertine, introduzione da youtuber consumato in video e una rassegna di live che coprono tutto l'arco costituzionale del pop, o per lo meno quello che prevede date in Abruzzo nel proprio tour. Volete vedere gli Articolo 31 a Francavilla? Oppure Cristina D'Avena a Città Sant'Angelo o Alex Britti a Montesilvano? Bene, qua li avete tutti. Senza nemmeno prendere un treno per Pescara.
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L'articolo I video bootleg dei concerti vanno più forte che mai di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-08-24 16:45:00
COMMENTI (2)
Non è del tutto vero che non si producono più dischi live, quantomeno nel panorama internazionale. i mostri sacri del trash metal, i MetallicA, generano i CD di ogni concerto che fanno. Forse grazie a questo, si trovano in rete video montati da inquadrature differenti - cerrcate dai video già online il giorno dopo - ma con il suono del CD.
A cosa serve riprendere i live visto che nel 99% dei casi sono riproposizione dei dischi senza improvvisazione, senza arrangiamenti cambiati, pieni di basi e raddoppi sulla voce, con migliaia di decerebrati con lo smartphone in mano che cantano ogni sillaba come dei talebani indottrinati?