(Federico De Gregori - Foto di Simone Pezzano)
Tappa lombarda per il tour di presentazione di "Per brevità chiamato artista", l'ultimo album di Francesco De Gregori. La scaletta dei brani, come al solito, è imprevedibile: molti successi vengono accantonati per lasciar spazio ad altre canzoni quasi sconosciute al pubblico. Pochi cantautori italiani posso permetterselo. Marco Villa è presente, prende appunti veloci, ci racconta il concerto.
La partenza con “Cercando un altro Egitto” è qualcosa di inatteso: è uno dei pezzi cui sono ritornato più spesso nell’ultimo anno, e sentirlo in apertura, a freddo, è una bella emozione che spiana la strada a quello che verrà. Si inizia che c’è ancora luce e l’incipit è declinato in un rock blueseggiante, sonorità che caratterizzerà buona parte del concerto. Completo blu, cravatta rossa e panama bianco, De Gregori non si risparmia: la proverbiale scarsa propensione al dialogo viene ampiamente compensata dalla gran voglia di stare sul palco. Meglio: dalla gran voglia di suonare, in senso letterale: mettere le mani su uno strumento e farlo rendere al meglio. È una sensazione che si percepisce e a pelle: le atmosfere, tirate e sospese, sono sempre intense, vibranti. Impossibile non citare la bolla estatica de “La donna cannone” o la drammaticità di “Festival”, forse i momenti più emozionanti. Ma un’ottima impressione la fanno anche i nuovi brani, che si liberano degli ammorbanti cori femminili che li zavorrano nella versione in studio. Certo, a freddo è innegabile che nei pezzi più elettrici emerga a tratti una ripetitività di fondo, dovuta alla sovrabbondante produzione degli ultimi anni, ma al termine delle due ore esatte del live sono pensieri che non mi sfiorano nemmeno. Perchè, di fatto, quelle due ore hanno messo in mostra un artista che ha estratto dalla propria valigia veri e propri capolavori pop, lasciandone da parte alcuni per un’altra occasione. E in Italia sono davvero pochi a potersi permettere una simile scelta.
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L'articolo Live Report: Francesco De Gregori a Villa Reale - Monza di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2008-07-02 00:00:00
COMMENTI (7)
stra-sottoscrivo... è un che di emotivo, difficile da razionalizzare. e infatti ho impiegato una gran fatica per scrivere questo pezz(ett)o.
correggete la didascalia sotto la foto
it.youtube.com/watch?v=z9IH…
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Trovo il suo ultimo album,e anche i recenti,a livello musicale quasi imbarazzanti,con suoni plastificati e arrangiamenti stile accompagnamenti da tastiera di pianobar.
E'un artista che ho amato profondamente in passato,ora mi sembra anni indietro ai suoi primi lavori,freschi e veri.
Ora mi sembra una scialba fotocopia di se stesso,e tutto puzza di stantio.
Per me è un gran peccato.
fuori da qualsiasi categoria, anche dalla propria. di lui non si può parlare, solo ascoltare... è quel pianeta là in alto che appare in certe notti e che confondiamo con una semplice stella. là sopra c'è vita, altro che marte.
Grande Maestro....sarò a sentirlo a Savignano il 19
semplicemente uno dei concerti più belli ed emozionanti che abbia mai visto. gran classe